Papa Francesco: tacciano subito le armi

ROMA\ aise\ - “Tacciano subito le armi”: questo l’accorato appello che Papa Francesco ha rivolto all’indomani della “ripresa di pesanti bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza, con tanti morti e feriti”, auspicando che “si abbia il coraggio di riprendere il dialogo, perché siano liberati tutti gli ostaggi e si arrivi a un cessate il fuoco definitivo”.
Ieri, domenica 23 marzo, al termine dell’Angelus il Santo Padre si è affacciato dal balcone del quinto piano del Policlinico Universitario “A. Gemelli” di Roma per salutare e benedire i fedeli riuniti nel piazzale dell’ospedale. Prima di rientrare a Casa Santa Marta, dopo la sua uscita dall’ospedale, Papa Francesco è andato a Santa Maria Maggiore e ha consegnato al cardinale Makrickas dei fiori da porre davanti all’icona della Vergine Salus Populi Romani. Al termine ha fatto rientro in Vaticano.
Nel suo testo preparato per l’Angelus, Bergoglio ha riflettuto sulla parabola del Vangelo in cui si parla della “pazienza di Dio, che ci sprona a fare della nostra vita un tempo di conversione. Gesù usa l’immagine di un fico sterile, che non ha portato i frutti sperati e che, tuttavia, il contadino non vuole tagliare: vuole concimarlo ancora per vedere “se porterà frutti per l’avvenire” (Lc 13,9). Questo contadino paziente è il Signore, che lavora con premura il terreno della nostra vita e attende fiducioso il nostro ritorno a Lui”.
“In questo lungo tempo di ricovero”, ha osservato, “ho avuto modo di sperimentare la pazienza del Signore, che vedo anche riflessa nella premura instancabile dei medici e degli operatori sanitari, così come nelle attenzioni e nelle speranze dei familiari degli ammalati. Questa pazienza fiduciosa, ancorata all’amore di Dio che non viene meno, è davvero necessaria alla nostra vita, soprattutto per affrontare le situazioni più difficili e dolorose”.
“Mi ha addolorato la ripresa di pesanti bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza, con tanti morti e feriti”, ha poi aggiunto, chiedendo che “tacciano subito le armi” e che “si abbia il coraggio di riprendere il dialogo, perché siano liberati tutti gli ostaggi e si arrivi a un cessate il fuoco definitivo. Nella Striscia la situazione umanitaria è di nuovo gravissima ed esige l’impegno urgente delle parti belligeranti e della comunità internazionale”, ha detto il Papa.
Bergoglio si è detto invece “lieto” che l’Armenia e l’Azerbaigian abbiano concordato il testo definitivo dell’Accordo di pace, auspicando che “sia firmato quanto prima e possa così contribuire a stabilire una pace duratura nel Caucaso meridionale”.
“Insieme imploriamo che si ponga fine alle guerre e si faccia pace, specialmente nella martoriata Ucraina, in Palestina, Israele, Libano, Myanmar, Sudan, Repubblica Democratica del Congo”, ha concluso. (aise)