Papa Leone all’Angelus: famiglia, luce di speranza

ROMA\ aise\ – “Il mondo, purtroppo, ha sempre i suoi “Erode”, i suoi miti di successo ad ogni costo, di potere senza scrupoli, di benessere vuoto e superficiale, e spesso ne paga le conseguenze in solitudine, disperazione, divisioni e conflitti. Non lasciamo che questi miraggi soffochino la fiamma dell’amore nelle famiglie cristiane”. Questo l’invito rilanciato ieri da Papa Leone nella meditazione che ha preceduto l’Angelus dell’ultima domenica dell’anno, in cui la Chiesa celebra la Festa della Santa Famiglia.
Commentando la Liturgia, che ieri ha proposto la pagina di Matteo con il racconto della “fuga in Egitto”, il Papa ha evidenziato come esso sia stato “un momento di prova per Gesù, Maria e Giuseppe. Sul quadro luminoso del Natale – ha spiegato – si proietta infatti, quasi improvvisamente, l’ombra inquietante di una minaccia mortale, che ha la sua origine nella vita tormentata di Erode, un uomo crudele e sanguinario, temuto per la sua efferatezza, ma proprio per questo profondamente solo e ossessionato dalla paura di essere spodestato. Egli, quando apprende dai Magi che è nato il “re dei Giudei”, sentendosi minacciato nel suo potere, decreta l’uccisione di tutti i bambini di età corrispondente a quella di Gesù. Nel suo regno Dio sta realizzando il miracolo più grande della storia, in cui trovano compimento tutte le antiche promesse di salvezza, ma questo lui non riesce a vederlo, accecato dal timore di perdere il trono, le sue ricchezze, i suoi privilegi. A Betlemme c’è luce, c’è gioia: alcuni pastori hanno ricevuto l’annuncio celeste e davanti al Presepe hanno glorificato Dio, ma di tutto ciò niente riesce a penetrare oltre le difese corazzate del palazzo reale, se non come eco distorta di una minaccia, da soffocare nella violenza cieca”.
“Proprio questa durezza di cuore, però, evidenzia ancora di più il valore della presenza e della missione della Santa Famiglia che, - ha sottolineato il Santo Padre – nel mondo dispotico e ingordo che il tiranno rappresenta, è nido e culla dell’unica possibile risposta di salvezza: quella di Dio che, in totale gratuità, si dona agli uomini senza riserve e senza pretese. E il gesto di Giuseppe che, obbediente alla voce del Signore, porta in salvo la Sposa e il Bambino, si manifesta qui in tutto il suo significato redentivo. In Egitto, infatti, la fiamma d’amore domestico a cui il Signore ha affidato la sua presenza nel mondo cresce e prende vigore per portare luce al mondo intero”.
“Mentre guardiamo con stupore e gratitudine a questo mistero, - ha esortato Leone XIV – pensiamo alle nostre famiglie, e alla luce che pure da esse può venire alla società in cui viviamo. Il mondo, purtroppo, ha sempre i suoi “Erode”, i suoi miti di successo ad ogni costo, di potere senza scrupoli, di benessere vuoto e superficiale, e spesso ne paga le conseguenze in solitudine, disperazione, divisioni e conflitti. Non lasciamo che questi miraggi soffochino la fiamma dell’amore nelle famiglie cristiane. Al contrario, custodiamo in esse i valori del Vangelo: la preghiera, la frequenza ai sacramenti – specialmente la Confessione e la Comunione – gli affetti sani, il dialogo sincero, la fedeltà, la concretezza semplice e bella delle parole e dei gesti buoni di ogni giorno. Ciò le renderà luce di speranza per gli ambienti in cui viviamo, scuola d’amore e strumento di salvezza nelle mani di Dio”.
“Chiediamo allora al Padre dei Cieli, per intercessione di Maria e di San Giuseppe, di benedire le nostre famiglie e tutte le famiglie del mondo, perché, crescendo sul modello di quella del suo Figlio fatto uomo, - ha auspicato il Papa – siano per tutti segno efficace della sua presenza e della sua carità senza fine”.
Dopo l'Angelus, il Papa ha di nuovo invitato i fedeli a “pregare per la pace” e, in particolare, “per le famiglie che soffrono a causa della guerra, per i bambini, gli anziani, le persone più fragili. Affidiamoci insieme all’intercessione della Santa Famiglia di Nazaret”. (aise)