Papa Leone: il male non può distruggere la speranza di chi confida nel Signore

ROMA\ aise\ - “L’aggressione del male non può distruggere la speranza di chi confida” nel Signore. Questo il messaggio che Papa Leone XIV ha affidato a fedeli e pellegrini giunti ieri, 16 novembre, in Piazza San Pietro per la recita dell’Angelus domenicale.
“Mentre l’anno liturgico volge al termine”, ha esordito il Pontefice, “il Vangelo di oggi (Lc 21,5-19) ci fa riflettere sul travaglio della storia e sulla fine delle cose. Poiché conosce il nostro cuore, Gesù, guardando a questi eventi invita anzitutto a non lasciarsi vincere dalla paura: “Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni – dice – non vi terrorizzate” (v. 9)”.
“Il suo appello è molto attuale”, ha osservato il Papa: “purtroppo, infatti, riceviamo quotidianamente notizie di conflitti, calamità e persecuzioni che tormentano milioni di uomini e donne. Sia davanti a queste afflizioni sia davanti all’indifferenza che le vuole ignorare, le parole di Gesù annunciano però che l’aggressione del male non può distruggere la speranza di chi confida in Lui. Più l’ora è buia come la notte, più la fede brilla come il sole”.
“Per due volte”, ha proseguito Leone, “Cristo afferma che “a causa del suo nome” molti subiranno violenze e tradimenti (cfr v. 12.17), ma proprio allora avranno l’occasione di dare testimonianza (cfr v. 13). Sull’esempio del Maestro, che sulla croce rivelò l’immensità del suo amore, tale incoraggiamento ci riguarda tutti. La persecuzione dei cristiani, infatti, non accade solo con le armi e i maltrattamenti, ma anche con le parole, cioè attraverso la menzogna e la manipolazione ideologica. Soprattutto quando siamo oppressi da questi mali, fisici e morali, siamo chiamati a dare testimonianza alla verità che salva il mondo, alla giustizia che riscatta i popoli dall’oppressione, alla speranza che indica per tutti la via della pace”.
“Nel loro stile profetico”, ha spiegato il Papa ai fedeli, “le parole di Gesù attestano che i disastri e i dolori della storia hanno un termine, mentre è destinata a durare per sempre la gioia di coloro che riconoscono in Lui il Salvatore. “Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita” (v. 19): questa promessa del Signore infonde in noi la forza di resistere agli eventi minacciosi della storia e ad ogni offesa; non restiamo impotenti davanti al dolore, perché Egli stesso ci dà “parola e sapienza” (v.15), per operare sempre il bene con cuore ardente”.
“Lungo tutta la storia della Chiesa, sono soprattutto i martiri a ricordarci che la grazia di Dio è capace di trasfigurare perfino la violenza in segno di redenzione”, ha osservato il Papa, che ha esortato: “unendoci ai nostri fratelli e sorelle che soffrono per il nome di Gesù, cerchiamo con fiducia l’intercessione di Maria, aiuto dei cristiani. In ogni prova e difficoltà, la Vergine Santa ci consoli e ci sostenga”.
Al termine dell’Angelus, Leone è tornato a parlare dei tanti cristiani che “in diverse parti del mondo subiscono discriminazioni e persecuzioni. Penso, in particolare, a Bangladesh, Nigeria, Mozambico, Sudan e altri Paesi, dai quali giungono spesso notizie di attacchi a comunità e luoghi di culto. Dio è Padre misericordioso e vuole la pace tra tutti i suoi figli”, ha concluso il Santo Padre, rivolgendo infine il suo pensiero alla Repubblica Democratica del Congo, all’Ucraina e a tutti quei Paesi in cui la guerra continua a causare vittime e feriti. “Non possiamo abituarci alla guerra e alla distruzione! Preghiamo insieme per una pace giusta e stabile”. (aise)