Papa Leone: si fermi la barbarie della guerra

Vatican Media

ROMA\ aise\ - “Si fermi subito la barbarie della guerra” e “si raggiunga una risoluzione pacifica del conflitto”. Questo l’appello di Papa Leone XIV di fronte a fedeli e pellegrini giunti a Castel Gandolfo per assistere alla recita dell’Angelus domenicale.
“Continuano a giungere anche in questi giorni notizie drammatiche dal Medio Oriente, in particolare da Gaza”, ha detto Prevost, esprimendo il proprio “profondo dolore per l’attacco dell’esercito israeliano contro la Parrocchia cattolica della Sacra Famiglia in Gaza City”, che giovedì scorso ha causato la morte di tre cristiani e il grave ferimento di altri. Il Papa, pregando per le vittime, Saad Issa Kostandi Salameh, Foumia Issa Latif Ayyad e Najwa Ibrahim Latif Abu Daoud, si è detto “particolarmente vicino ai loro familiari e a tutti i parrocchiani. Tale atto, purtroppo, si aggiunge ai continui attacchi militari contro la popolazione civile e i luoghi di culto a Gaza”, ha aggiunto chiedendo il cessate il fuoco.
Alla comunità internazionale il Pontefice ha chiesto inoltre di “osservare il diritto umanitario” e “rispettare l’obbligo di tutela dei civili, nonché il divieto di punizione collettiva, di uso indiscriminato della forza e di spostamento forzato della popolazione”.
Si è rivolto poi agli “amati cristiani mediorientali”: “sono vicino alla vostra sensazione di poter fare poco davanti a questa situazione così drammatica. Siete nel cuore del Papa e di tutta la Chiesa. Grazie per la vostra testimonianza di fede. La Vergine Maria, donna del Levante, aurora del Sole nuovo che è sorto nella storia, vi protegga sempre e accompagni il mondo verso albori di pace”.
Durante la recita dell’Angelus in Piazza della Libertà, Papa Leone ha introdotto la preghiera mariana ricordando “l’ospitalità di Abramo e di sua moglie Sara e poi delle sorelle Marta e Maria, amiche di Gesù, portata oggi alla nostra attenzione dalla Liturgia (cfr Gen 18,1-10; Lc 10,38-42). Ogni volta che accogliamo l’invito alla Cena del Signore e partecipiamo alla mensa eucaristica, è Dio stesso che “passa a servirci” (cfr Lc 12,37)”, ha detto Prevost. “Eppure, il nostro Dio ha prima saputo farsi ospite e anche oggi sta alla nostra porta e bussa (cfr Ap 3,20). È suggestivo che nella lingua italiana l’ospite è sia chi ospita sia chi viene ospitato. Così, in questa domenica estiva possiamo contemplare il gioco di accoglienza reciproca, fuori dal quale la nostra vita impoverisce”.
“Ci vuole umiltà sia a ospitare sia a farsi ospitare. Occorrono delicatezza, attenzione, apertura”, ha continuato il Papa. “Nel Vangelo, Marta rischia di non entrare fino in fondo nella gioia di questo scambio. È tanto presa da ciò che le tocca fare per accogliere Gesù, che rischia di rovinare un momento indimenticabile di incontro. Marta è una persona generosa, ma Dio la chiama a qualcosa di più bello della stessa generosità. La chiama a uscire da sé”.
“Sorelle e fratelli carissimi”, ha spiegato il Santo Padre, “solo questo fa fiorire la nostra vita: aprirci a qualcosa che ci distoglie da noi stessi e nello stesso tempo ci riempie. Nel momento in cui Marta si lamenta perché la sorella l’ha lasciata sola a servire (cfr v. 40), Maria ha come perso il senso del tempo, conquistata dalla parola di Gesù. Non è meno concreta di sua sorella e neanche meno generosa. Ha però colto l’occasione. Per questo Gesù riprende Marta: perché è rimasta esterna a un’intimità che anche a lei darebbe molta gioia (cfr vv. 41-42)”.
“Il tempo estivo può aiutarci a “rallentare” e a diventare più simili a Maria che a Marta”, ha affermato Prevost. “A volte non ci concediamo la parte migliore. Bisogna che viviamo un po’ di riposo, col desiderio di imparare di più l’arte dell’ospitalità. L’industria delle vacanze vuole venderci ogni genere di esperienza, ma forse non quello che cerchiamo. È gratuito, infatti, e non si può comprare ogni vero incontro: sia quello con Dio, sia quello con gli altri, sia quello con la natura. Occorre solo farsi ospiti: fare posto e anche chiederlo; accogliere e farsi accogliere. Abbiamo tanto da ricevere e non solo da dare. Abramo e Sara, seppure anziani, si scoprirono fecondi quando accolsero con tranquillità il Signore stesso in tre viandanti. Anche per noi c’è tanta vita da accogliere ancora”, ha concluso il Papa, rivolgendo un’ultima preghiera a “Maria Santissima, Madre accogliente, che ha ospitato nel proprio grembo il Signore e insieme a Giuseppe gli ha dato casa. In lei brilla la nostra vocazione, la vocazione della Chiesa a rimanere casa aperta a tutti, per continuare ad accogliere il suo Signore, che chiede permesso di entrare”. (p.di dionisio\aise)