Trieste e il FVG svelano la loro arte a Bruxelles

BRUXELLES\ aise\ - L’arte della Regione Friuli Venezia Giulia sarà protagonista a Bruxelles dal 14 maggio 2024 al 21 febbraio 2025 attraverso 6 mostre, allestite all’Istituto Italiano di Cultura e all’Ufficio di collegamento delle Regione FVG, che vedranno rispettivamente la partecipazione di 5 artiste triestine, tra cui Leonor Fini, e 5 artisti friulani e triestini, presenti con un totale di circa 250 opere tra dipinti, disegni, bozzetti teatrali e non, sculture e ceramiche. In mostra anche fotografie, lettere, documenti, libri, abiti, profumi, accessori, gioielli e oggetti. I pezzi in esposizione non sono mai stati presentati in Belgio: tra questi, vari materiali inediti, rari e poco noti.
Si comincia dal 14 maggio al 31 luglio con la mostra “L’Arte triestina al femminile nel '900 d’avanguardia italiano ed europeo”, in occasione della quale l’Istituto Italiano di Cultura ospiterà le opere delle triestine Leonor Fini, Maria Lupieri, Maria Melan, Anita Pittoni e Miela Reina.
Dal 5 settembre 2024 al 21 febbraio 2025, poi, all’Ufficio di collegamento delle Regione FVG a Bruxelles avranno luogo, sotto il titolo “La Regione Friuli Venezia Giulia a Bruxelles attraverso i suoi artisti”, le personali dei pittori friulani Giorgio Celiberti, Claudio Mario Feruglio e Toni Zanussi e dei triestini Edoardo Devetta e Livio Rosignano.
Il progetto, promosso dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia e dall’Associazione Foemina APS, realizzato in coproduzione con l’Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles, con il patrocinio del Comune di Trieste e ideato e curato da Marianna Accerboni, si propone di testimoniare nel cuore d’Europa la particolare creatività degli artisti di tale territorio attraverso alcuni dei suoi protagonisti più rappresentativi, che incarnano diverse tendenze e linguaggi, con il fine di offrire un quadro sintetico ma esaustivo della creatività e della particolare realtà artistico culturale della Regione.
Le mostre all’Istituto Italiano di Cultura e all’Ufficio di collegamento della Regione Friuli Venezia Giulia a Bruxelles saranno caratterizzate da un taglio multimediale, costituito da un intreccio molto contemporaneo tra arte visiva, musica e luce con proiezioni luminose e performance musicali. Dopo Bruxelles le esposizioni saranno trasferite in altri Istituti di Cultura e sedi istituzionali italiane nel mondo e a Trieste.
Sarà inoltre promossa, attraverso incontri mirati con i giovani artisti belgi e le scuole belghe, un’opera di sensibilizzazione focalizzata sull’arte di Trieste e della Regione Friuli Venezia Giulia con la possibilità da parte dei giovani e giovanissimi artisti e alunni belgi di esporre a Trieste e nella Regione FVG e per i giovani giuliani e friulani di esporre in Belgio, creando una corrente di mutuo scambio culturale tra i due Paesi anche attraverso concorsi a tema sul nostro territorio, come già accaduto per altre mostre organizzate da Accerboni a Bruxelles.
I numerosi materiali, diversi e molti dei quali inediti, rari e poco noti esposti nelle mostre e l’impostazione un po’ anticonvenzionale delle stesse, che propone l’interpretazione della figura degli artisti attraverso un taglio multimediale contemporaneo, e alcuni appuntamenti collaterali serviranno a mettere in luce le molte eccellenze della Regione Friuli Venezia Giulia anche in proiezione europea.
L’iniziativa si svolge con la media partnership de Il Piccolo, quotidiano di Trieste, con il sostegno di Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Fondazione CRTrieste, Ciaccio Arte - Big Broker Insurance Group (Milano), Francesco Katalan casa di spedizioni S.r.l. (Muggia, Trieste), Azienda Agricola Zidarich (Trieste), Famiglia Melan Bruxelles, Rotary Club Trieste Alto Adriatico, Biesse Forniture elettriche Studio Luce, Videoest Trieste e in collaborazione con Associazione Giuliani nel Mondo e il Circolo AGM di Bruxelles, Ente Friuli nel Mondo, Associazione Foemina APS di Trieste.
L’ARTE TRIESTINA AL FEMMINILE NEL '900 D’AVANGUARDIA ITALIANO ED EUROPEO
Nell’ambito del progetto, dal 14 maggio al 31 luglio sarà dunque allestita all’Istituto Italiano di Cultura un’unica grande rassegna, intitolata “L’Arte triestina al femminile nel '900 d’avanguardia italiano ed europeo”, ideata e curata da Marianna Accerboni. In mostra circa 130 opere tra dipinti, disegni, bozzetti teatrali e non, sculture e ceramiche, accanto a fotografie, lettere, documenti, libri, abiti, accessori, profumi, gioielli e oggetti. I pezzi in esposizione non sono mai stati presentati in Belgio: tra questi, vari materiali inediti, rari e poco noti.
L’esposizione intende focalizzare e approfondire la creatività triestina femminile d’avanguardia nel contesto del Novecento italiano ed europeo attraverso cinque artiste emblematiche, note per la maggior parte a livello internazionale: Leonor Fini, Maria Lupieri, Maria Melan, Anita Pittoni e Miela Reina. A ognuna di loro, tutte molto apprezzate da Gillo Dorfles, verrà dedicata una sezione che ne ricostruirà sinteticamente la creatività e la vita.
“È un vero piacere ospitare questa mostra presso il nostro Istituto, perché racconta il profondo cosmopolitismo di una regione da sempre aperta a molteplici influssi culturali”, afferma la direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles, Allegra Iafrate.
Dal canto suo l’ambasciatrice d’Italia a Bruxelles, Federica Favi, si dice “molto felice di realizzare questo progetto, che è il frutto di un’importante collaborazione con la Regione Friuli-Venezia Giulia, perché farà conoscere anche all’estero l’opera e il percorso di alcune artiste straordinarie”.
“Le caratteristiche socioculturali delle donne triestine, che risultano uniche in Italia per un intrecciarsi di fattori storici, sociali e politici complessi e particolari, legati alla plurisecolare centralità nel contesto europeo e alla multiculturalità di Trieste, hanno determinato la creatività e le scelte artistiche innovatrici di queste artiste, proiettandole verso un’avanguardia europea, secondo un percorso unico nell’arte italiana”, spiega la curatrice Marianna Accerboni. “Questa mostra propone dunque un quadro inatteso dell’avanguardia artistica femminile triestina dell’epoca, che si pose al pari con la più spiccata avanguardia europea e internazionale, e sarà accompagnata da vari eventi collaterali in tema”.
CONCEPT
La mostra all’Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles intende testimoniare, attraverso la vita e le opere di cinque emblematiche artiste triestine, Leonor Fini, Maria Lupieri, Maria Melan, Anita Pittoni e Miela Reina, l’elevato e particolare milieu culturale che ha caratterizzato il Novecento a Trieste - città che nel corso del tempo aveva assunto una straordinaria connotazione internazionale - e la valenza creativa e innovativa dell’elemento femminile sviluppatasi in tale contesto. Queste artiste, accomunate da un talento spesso geniale, avevano infatti apportato, attraverso modi diversi, ma affini in quanto d’avanguardia e poliedrici, una ventata di novità in un emisfero artistico culturale già molto avanzato come quello della Trieste dell’epoca. Una città in cui albergava un’anima europea e mitteleuropea, che sopravvive ancor oggi in vari artisti triestini, i cui modelli di riferimento – cioè i pittori e gli scultori locali di un tempo - si erano formati tra la fine dell’Ottocento e il primo Novecento seguendo due direttrici: l’Accademia di Belle Arti di Venezia, da cui avevano tratto una cognizione gioiosa della luce, ma soprattutto l’Accademia di Monaco (dove erano state presenti, tra gli altri, con ruoli diversi, personalità eminenti come Klee e Kandinsky) e quelle di Vienna e Berlino, autentiche culle e fucine della modernità. E, a Trieste, tali artisti avevano altresì raccolto anche i semi di quella coeva avanguardia internazionale germinata all’Est che, transitando per Trieste e Fiume, si raccordava alle istanze più avanzate della modernità francesi e austro tedesche, collegando Mosca e il mondo slavo a Parigi.
La collocazione della città era infatti, già nell’Ottocento, centro europea e la sua composizione cosmopolita, essendo allora Trieste l’unico porto del vasto Impero asburgico e il secondo porto d’Europa dopo Marsiglia. Successivamente al crollo dell’assetto austro-ungarico, la città adriatica, allora avanzatissima, sospesa tra pensiero mitteleuropeo e suggestioni italiane, rappresentò - nel primo Novecento e tra le due guerre mondiali - l’humus ideale per la formazione di queste artiste, vissute a stretto contatto con il colto milieu internazionale e d’avanguardia che connotava la città, nel cui contesto ebbero modo di frequentare assiduamente personaggi triestini loro coetanei, che sarebbero divenuti famosi a livello mondiale. Tra questi, per esempio, il futuro gallerista Leo Castelli, che, promuovendo la Pop art, avrebbe cambiato la storia dell’arte del secondo Novecento; il famoso critico, estetologo e artista Gillo Dorfles, Bobi Bazlen, grande traghettatore della letteratura dell’Est europeo in Italia, e il pittore Arturo Nathan, accanto a Italo Svevo e Umberto Saba. E non va dimenticato che anche i genitori di Richard Rogers, grande archistar internazionale e Leone d’Oro alla Carriera alla Biennale di Architettura del 2006, erano triestini e a Trieste Rogers rimase sempre molto legato anche perchè in questa città aveva frequentato assiduamente il cugino Ernesto Nathan Rogers (architetto triestino cofondatore del celebre Gruppo BBPR di Milano con Gian Luigi Banfi, Lodovico Barbiano di Belgiojoso, Enrico Peressutti), che lo aveva fortemente indirizzato e infine convinto a scegliere la professione di architetto. Un po’ diversa tra tutte appare la vicenda della più giovane Miela Reina, nata nel ’32 da padre siciliano, provveditore agli studi, e da una valente giornalista triestina. Una pittrice che viaggiò molto ma che, vivendo a Trieste, fu anche molto attenta ai venti innovatori dell’arte contemporanea che provenivano dall’Est e da altri centri europei.
LA MOSTRA
A ogni artista è dedicata una sezione, in cui la personalità e l’arte di ciascuna sono testimoniate nei loro molteplici aspetti. Verrà proiettato anche un video della Videoest Trieste, inedito per il Belgio, con l’unica intervista in cui Leonor Fini racconta la sua vita e ricorda in particolare gli anni triestini. In linea con le tendenze del linguaggio contemporaneo e con il concetto di multimedialità delle arti, l’inaugurazione sarà sottolineata da una performance musicale, rievocante l’atmosfera d’avanguardia degli anni Sessanta espressa da Miela Reina a Trieste e altrove nelle sue scenografie viventi. Tali momenti musicali saranno realizzati con il supporto di basi musicali, immagini registrate all’epoca e interventi live del celebre flautista e compositore toscano Roberto Fabbriciani (curriculum in allegato), considerato oggi il miglior interprete di musica contemporanea, che ha già operato più volte in rievocazioni musicali legate alla cultura triestina.
L’auspicio è che il pubblico italiano e straniero riscopra attraverso la mostra anche la colta e multietnica Trieste d’inizio ‘900 e degli anni fra le due guerre: una città allora eccezionalmente all’avanguardia sul piano culturale e dei costumi, da cui germina certamente il suo fascino attuale, recentemente riscoperto. Inoltre, i numerosi i documenti, foto, lettere, oggetti, abiti, testimonianze, opere, che caratterizzano la maggior parte dell’esposizione, potranno costituire un punto fermo di partenza, utile a svolgere ulteriori studi di approfondimento sulla personalità delle artiste presenti, fornendo altresì nuovi spunti d’interpretazione e di ricerca soprattutto al pubblico internazionale più giovane, che non conosce le vicende artistiche del ‘900 nel Nord Est italiano.
LE ARTISTE
Leonor Fini (Buenos Aires 1907 – Parigi 1996), pittrice, costumista, scenografa, illustratrice, disegnatrice e scrittrice triestina. Voce solista del Surrealismo francese e internazionale, che seppe originalmente modulare attraverso varie tematiche, si formò nel contesto dell’eccezionale milieu multietnico e multiculturale della Trieste del primo ‘900, a stretto contatto con personalità quali Umberto Saba, Italo Svevo, Bobi Bazlen, Gillo Dorfles, Leo Castelli, Arturo Nathan, e a Milano, dove assimilò l’influenza novecentista a contatto con il classicismo di Achille Funi e il tonalismo di Carlo Carrà e Arturo Tosi. Linguaggio che abbandonò per il Surrealismo, quando nel 1931 si trasferì a Parigi, dove intraprese, da autentica self made women, una brillante carriera artistica internazionale, che la portò a esporre in sedi di grande prestigio quali, tra le altre, la Julien levi Gallery, il MoMA di New York e diverse Biennali veneziane. Autodidatta, indipendente, molto colta, originale, misteriosa, poliedrica ed esoterica, fu autrice fin da giovanissima di ritratti d’eccezione. Condusse per decenni un menage a trois con l’importante intellettuale polacco Costantin Jelenski e con il pittore ed ex diplomatico Stanislao Lepri, accanto ai quali è sepolta nel piccolo cimitero di Saint-Dyé-sur Loire.
Maria Lupieri (Trieste 1901 – Roma 1961), pittrice e scenografa triestina. Formatasi nell’elevato milieu artistico culturale della Trieste del primo ‘900, fu in contatto con Gabriele D’Annunzio e amica, tra gli altri, fin da giovanissima di Eugenio Montale, Carlo Levi, Umberto Saba e la figlia Linuccia, Arturo Nathan, Leonor Fini, Anita Pittoni, Virgilio Giotti, Gillo Dorfles e poi di Maria Pospisilova, pittrice surrealista cecoslovacca, rivelatasi molto importante per la sua formazione. Già nel 1927 fu scenografa al Teatro alla Scala di Milano. Influenzata dalle avanguardie coeve, si avvicinò al Futurismo e, a partire dal 1930, espose in molte mostre di rilievo, tra cui le Triennali milanesi, le Quadriennali di Roma e la Biennale di Venezia. Infaticabile sperimentatrice, dagli interessi esoterici, colse gli afflati del suo tempo, tra cui il Surrealismo e la pittura organica, capace di transitare da un’intensa rappresentazione narrativa (nature morte di fiori, intensi paesaggi e ritratti), condotta sul filo dell’Espressionismo figurativo, a esiti astratti e informali, esplicitati attraverso una forte sensibilità per la luce e il colore.
Maria Melan (Gorizia 1923 – Bruxelles 2023), architetto, pittrice, illustratrice, grafica pubblicitaria, docente e atelierista triestina. Di antica e nobile famiglia triestina, temperamento riservato, visse nel capoluogo giuliano fin dall’infanzia, trasferendosi quindi a Bruxelles. Laureata in Architettura a Venezia, fu per anni collaboratrice del grande architetto Carlo Scarpa. Vicina alla poetica di Bruno Munari e Riccardo Dalisi, fu cofondatrice del Gruppo Immagine e del MiniMu - Museo dei Bambini di Trieste. I suoi lavori testimoniano una grande freschezza d’inventiva, un modo armonico ed equilibrato di tener conto del pensiero delle avanguardie del Novecento senza tuttavia citarle, ma redigendo un proprio alfabeto di accostamenti raffinati e un po’ giocosi che alludono alla memoria futurista e costruttivista. Ha operato ed esposto ripetutamente in sedi e spazi urbani di prestigio in Toscana, a Trieste e a Bruxelles.
Anita Pittoni (Trieste 1901 – 1982), stilista, costumista teatrale, pittrice, poetessa, scrittrice ed editrice triestina. Animo indipendente e combattivo, temperamento irrequieto non facile, artista poliedrica, fondò a Trieste, con una filiale a Milano nell’atelier dell’architetto Agnoldomenico Pica, il suo Studio d’Arte decorativa, importante casa di alta moda femminile e maschile e di arredi tessili d’avanguardia, che faceva uso di tessuti innovativi quali per esempio il filo di ginestra e creava modelli antesignani per tipologia ed essenzialità. Come costumista teatrale lavorò, tra gli altri, per il regista Anton Giulio Bragaglia e, apprezzata da Gio Ponti, scrisse su Domus. Espose, tra l’altro, a Parigi, Berlino, Buenos Aires e New York, Medaglia d’oro nel 1936 alla Triennale di Milano, e nel ’37 Gran Prix all’Esposizione universale di Parigi. Dopo il secondo conflitto mondiale, chiuse l’atelier e fondò, con il sostegno di scrittori e poeti quali Umberto Saba, Giani Stuparich, Virgilio Giotti, Pier Antonio Quarantotti Gambini e Luciano Budigna, la Casa editrice Lo Zibaldone e un importante salotto letterario.
Miela Reina (Trieste 1935 – Udine 1972), pittrice, grafica, fumettista, scenografa e scultrice triestina. Laureata all’Accademia di Belle Arti di Venezia, grande viaggiatrice, fu molto apprezzata da Gillo Dorfles e una delle personalità più importanti e significative dell’arte triestina del secondo Novecento. Artista originale e fantastica, capace di divertire, far riflettere e sognare attraverso invenzioni antesignane e ludiche, connotate dalla freschezza dell’intuizione e da una genialità lieve e profonda, rimase molto legata alla Sicilia, regione d’origine del padre, da cui aveva tratto, nella sua prima fase creativa, ispirazione, dipingendo, nell’ambito dell’espressionismo figurativo, personaggi e ambientazioni emblematici e, più avanti, magma materici che tendevano a sganciarsi dalla figurazione. Per poi passare a un’inclinazione più visionaria, che dal ’67 si trasformò in un segno netto. Ideò anche originali storie a fumetti e ardite, poetiche sperimentazioni per il teatro, per la scuola e l’happening, decorazioni di edifici pubblici e motonavi. Punta di diamante, coraggiosa e sorprendente, dell’avanguardia triestina, attenta anche ai venti culturali dell'Est, partecipò per esempio più volte alla Biennale Musica di Zagabria: qui creò insieme al musicista Carlo de Incontrera una serie di lavori teatrali, dove, nel momento stesso dell’accadimento musicale, inventava in diretta sul palcoscenico fatti visivi particolarmente affascinanti. Al suo raffinato eclettismo e alla sua arte indipendente Trieste ha dedicato un teatro d’avanguardia che porta il suonome e una scuola.
EVENTI COLLATERALI
ideati, curati e condotti da Accerboni
• La creatività femminile nel ‘900 triestino
Incontro con Cristina Battocletti. Giornalista de Il Sole 24 Ore e scrittrice, esperta di cultura del Nord Est italiano e di quella triestina in particolare. Nata e cresciuta a Cividale, oggi vive a Milano. Ha pubblicato, tra gli altri, con La Nave di Teseo dei volumi sul regista Giorgio Strehler, sul critico letterario Bobi Bazlen e sullo scrittore Boris Pahor, tutti triestini.
• Trieste è un’isola
Presentazione, con la partecipazione dell’autore, del libro Trieste è un’isola dello scrittore, saggista e giornalista Francesco De Filippo (Castelvecchi editore, pgg. 171): un poliziesco intenso e complesso che, ambientato nella Trieste odierna, svela un underground torbido e misterioso ed è attraversato dalla voce ironica del suo protagonista, ex agente dei servizi segreti sotto copertura, che cancella la linea sempre illusoria che divide il presente dal passato, unendo i tasselli scomposti di esistenze dolorose che chiedono di essere testimoniate. De Filippo (Napoli, 1960) ha scritto oltre venti libri, tra romanzi, saggi e varia, diversi dei quali tradotti all’estero; numerosi suoi racconti sono stati pubblicati su quotidiani e periodici (la Repubblica, Carta, Il manifesto). Già corrispondente per Il Sole 24 Ore, è responsabile dell’Agenzia Ansa per il Friuli Venezia Giulia.
• Maria Melan: Il segno efficace
Incontro con lo studioso triestino Ferruccio But.
Le opere esposte all’Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles provengono dal Civico Museo Revoltella di Trieste, Civici Musei di Storia ed Arte di Trieste, Biblioteca Civica A. Hortis (Fondo Anita Pittoni) di Trieste, Collezione d’arte della Fondazione CRTrieste, la Wolfsoniana - Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura di Genova e da vari collezionisti privati, tra i quali Maurizio Zanei, importante collezionista e detentore, tra l’altro, della più ampia collezione esistente del pittore Zoran Music. Alcune delle opere della Fini, in linea con il concept della mostra, sono particolarmente legate al periodo di formazione a Trieste e alla città, che lei riteneva “la città degli affetti” e a cui rimase sempre profondamente legata. Le opere di Miela Reina, di Maria Lupieri e di Maria Melan sono state scelte da Accerboni di concerto con le rispettive famiglie che le hanno ereditate, tra le più significative prodotte dalle artiste al fine di offrire un quadro sintetico ma esaustivo della loro creatività.
LA REGIONE FRIULI VENEZIA GIULIA A BRUXELLES ATTRAVERSO I SUOI ARTISTI
Quanto al Friuli, dal 5 settembre 2024 al 21 febbraio 2025, si esporranno all’Ufficio di Collegamento della Regione a Bruxelles cinque singole personali dedicate ad altrettanti pittori. Il ciclo di mostre, intitolato “La Regione Friuli Venezia Giulia a Bruxelles attraverso i suoi artisti” e ideato e curato, come l’intero progetto, da Marianna Accerboni, propone dipinti e sculture - in totale circa 120 - di cinque pittori regionali di livello: i friulani Giorgio Celiberti, Claudio Mario Feruglio e Toni Zanussi, “cercando di porgere, attraverso una sintesi della poliedricità e della vis creativa di tali autori, - scrive la curatrice - un’immagine quanto più esaustiva possibile dell’arte del Friuli, i cui artisti sono da sempre radicalmente legati alla terra e quindi alla natura. Fatto che induce sì al concetto di concretezza, ma anche a quel sentire bucolico, magico e onirico, che la natura stessa offre a chi sa ascoltarla. E, in questo caso, l’ascolto diventa un privilegio, che i tre artisti succitati sanno bene interpretare. In tale contesto, accanto a loro, verrà esposta anche l’opera dell’istriano Livio Rosignano (attivo poi a Trieste, ma mai dimentico delle sue origini), che testimonia con la sua precipua origine un’altra sfera artistico culturale ben presente nella realtà triestina e della Regione Friuli Venezia Giulia, e l’opera del triestino Edoardo Devetta, artista di valore (espose pure alla Biennale di Venezia) anche se oggi un po’ dimenticato, fatto che per altro può costituire un elemento di ulteriore curiosità e interesse nei suoi confronti”.
L’Ufficio di collegamento della Regione Friuli Venezia Giulia a Bruxelles ospiterà dal 5 settembre al 31 ottobre 2024 le personali dei pittori friulani Mario Claudio Feruglio e Toni Zanussi, allestite rispettivamente nell’Orangerie e nella Sala mostre. In occasione del suo 95° compleanno Giorgio Celiberti esporrà dal 7 novembre al 31 dicembre 2024 in ambedue gli spazi. I triestini Edoardo Devetta e Livio Rosignano saranno presenti dal 9 gennaio al 21 febbraio 2025 rispettivamente nella Sala Mostre e nell’Orangerie.
CONCEPT
Secondo il progetto, all’Ufficio di Collegamento della Regione Friuli Venezia Giulia a Bruxelles incontreremo l'icastico messaggio di Giorgio Celiberti, la magica, surreale laicità di Toni Zanussi, che opera arroccato nell'alto Friuli, sul Monte Stella; la sensibilità religiosa, tradotta in una pittura di luce, dell’udinese Mario Claudio Feruglio, il raffinato percorso verso l'astrazione e le brillanti intuizioni cromatiche del triestino Edoardo Devetta, il valente guizzo e l’intenso gesto pittorico espressionista, ma nel contempo neoromantico, di Livio Rosignano, artista giuliano di origine istriana, legato alla natura di terra e di mare delle sue origini. In tale percorso la curatrice Marianna Accerboni intende testimoniare attraverso una breve selezione di valenti artisti del Friuli Venezia Giulia, l'anima e la cultura composita di questa regione, che non è solo speciale sotto il profilo amministrativo, ma lo è anche sotto quello culturale e artistico per i molteplici intrecci e le numerose influenze che ne sottendono la storia e l’anima di territorio di confine.
GLI ARTISTI
Mario Claudio Feruglio (Udine 1953), pittore. Formatosi all’Accademia di Belle Arti di Venezia, in più di cinquant’anni ha tenuto mostre personali in musei, gallerie private e prestigiose istituzioni pubbliche in tutto il mondo. Tra queste, la Biennale di Venezia, il Museo Villa Merkel a Esslingen in Germania, il Museo Archeologico nazionale di Firenze, il Museo FAD di Barcellona, la Sala Rosa dell’Università degli Studi di Siena, il Museo Diocesano e le Gallerie del Tiepolo a Udine. I suoi dipinti, realizzati secondo una tecnica ineccepibile, intrisi di sensibilità e di intensi contrappunti luministici, affascinanti ma non estetizzanti, sono ispirati alla poetica del silenzio e inducono all’ascolto interiore. La sua ricerca di trascendenza è, fin dagli esordi, tema fondante della propria opera: un’arte sospesa tra rigore, lirismo e percezione dell’infinito, con un battito d’ali che tocca e coinvolge il sentire collettivo. Avvalendosi di un cromatismo intenso, impreziosito da molteplici velature e simbiotico in relazione alle predilezioni espressioniste, Feruglio costruisce con abile tocco un ponte di luce tra realtà e infinito, tra individuo e universo, con intuizioni poeticamente e intellettualmente elevate, che addolciscono la vitalità graffiante propria dell’espressionismo secondo una vena neoromantica molto attuale ed emozionante. La sua arte rappresenta una riflessione di natura intimista, che eleva la sua ricerca pittorica al livello di spazio etico, rendendoci tutti partecipi della sua concentrata introspezione di apertura universale.
Toni Zanussi (Qualso, Udine 1952), pittore. Rimasto precocemente orfano dei genitori, si imbarcò giovanissimo su navi da crociera, formandosi sotto il profilo artistico nel corso dei suoi viaggi. Autodidatta, è stato molto apprezzato dal grande critico Gillo Dorfles, che lo definì Pittore della cosmogonia e della contaminazione tra materia e realtà sociale, artista del recupero degli sprechi e poeta. Da oltre quarant’anni le sue opere sono raccontate da molti scrittori e intellettuali ed esposte in giro per il mondo, da Venezia a Parigi, dove raccolgono successi sempre crescenti. Armoniosa sintesi tra sperimentazione estetica e concettuale ininterrotta, raffinata ricerca cromatica, accesa ma nel contempo sobria, e forte volontà di esprimere il proprio impegno civile, l’arte poetica di Zanussi veicola un messaggio di pace, quale mezzo espressivo universale per combattere chiusure ideologiche e ingiustizie sociali: un ricco immaginario, stilato secondo una cifra molto personale, equilibrata e sottilmente dinamica, che genera una pittura astrale, sgorgata dal cuore di un artista buono, intenso e riservato, dal gesto pittorico incantato.
Giorgio Celiberti (Udine 1929), pittore e scultore. Considerato tra i più grandi protagonisti dell’arte italiana, è autore di un’estetica al di fuori del tempo. Opera in un vastissimo studio/ laboratorio nel cuore della città natale, dove da decenni riesce a raccontare in modo personalissimo la tragedia della vita ma anche a trasformare e a elevare magicamente un oggetto di uso comune a multiplo d’arte, destando interesse e stupore per la sua capacità d’intrecciare in esso creatività, funzione e un pizzico d’ironia. Conta 76 anni di attività a partire dalla storica Biennale di Venezia del ’48, la prima del dopoguerra. Ha iniziato il suo percorso artistico studiando con Emilio Vedova ed esponendo in seguito nelle più prestigiose manifestazioni artistiche in Italia e all’estero. La sua creatività è caratterizzata da un forte impegno nel custodire e tramandare la memoria attraverso le opere d’arte come accadde per esempio per la tragedia dei bambini ebrei internati e morti a migliaia nel campo di concentramento nazista di Terezin vicino a Praga: un simbolismo essenziale e crudo, che incide la materia di graffi e segni, racconta una vicenda lacerante, ma in esso codici e segnali d’amore, espressi attraverso una gestualità decisa, intensa e fortemente allusiva, lanciano un messaggio di speranza e di luce. Una sperimentazione inarrestabile - espressa attraverso i materiali più vari, dalla pittura, alla scultura, dalla ceramica all’affresco – in cui l’esperienza di Terezin ha generato una svolta determinante.
Livio Rosignano (Pinguente, Croazia 1924 - Trieste 2015), pittore, scrittore, poeta e critico d’arte d’origine istriana. Temperamento poliedrico, estroso e molto vitale, risiedette fin dall’infanzia a Trieste, dove iniziò a esporre nel 1949. Negli anni Cinquanta si trasferì per un periodo a Milano e qui la Scuola lombarda lo indusse ad attenuare la vivacità coloristica dei suoi dipinti: le accensioni cromatiche post-impressioniste, d’impeto quasi fauve, vennero superate e, in quel periodo giovanile, approdò a una pittura più tonale. Si appassionò molto all'acquaforte e all'illustrazione e, da valente ritrattista, effigiò numerose personalità a Trieste, Roma e Milano. Partecipò a tantissime mostre in Italia e all'estero, tra cui Biennale di Venezia, Triennale di Milano, Quadriennale di Roma, Premi Michetti, Suzzara e Marzotto, con personali nelle principali città italiane, a Bruxelles, Bucarest, Monaco di Baviera e New York, in Austria e nell’ex Jugoslavia.
Oltre al ritratto, suoi temi prediletti sono stati il paesaggio marino, spesso mosso dalla Bora (forte vento di Nord-Est che soffia verso l’Alto e Medio Adriatico), quello urbano, industriale e di campagna, in cui interpretava con intensità l’Istria, Trieste e il Carso; i meno fortunati (che chiamava i poveri cristi), l’intimo sentire dell’uomo colto nel rapporto di coppia o nel silenzio dei caffè storici triestini o in attimi di struggente solitudine e malinconia e la poetica del quotidiano. Aspetti della vita interpretati attraverso un espressionismo di grande forza e sottile poesia. Fu premiato in varie mostre nazionali, segnalato al Premio Bolaffi e insignito dal Comune di Trieste del Sigillo Trecentesco. I suoi lavori ci parlano del reale, trascendendone il significato e idealizzandolo attraverso simbolismi iconici e di speranza e collocandosi nell’ambito di quel filone espressivo orientato a un’interpretazione della realtà arricchita da suggestioni oniriche, fantastiche, metafisiche e surreali, che ha caratterizzato, in nome della libertà, buona parte dell’arte e persino dell’architettura del Novecento e contemporanea, a partire da Mirò per arrivare alle forme organiche dell’architetto statunitense Frank Gehry.
Edoardo Devetta (Trieste 1912 – 1993), pittore. Schivo, riflessivo, autodidatta, è stato autore di un linguaggio indipendente, intenso e nel contempo delicato, attraverso cui ha saputo testimoniare in modo personale le istanze di rinnovamento palesatesi nella prima metà del Novecento, a cavallo del secondo conflitto mondiale e nel dopoguerra in cui Trieste si era trovata in particolare fino al ’54. Pittore di qualità, dal tratto sapiente e sensibilissimo, ribadì la propria interpretazione del reale e le sue riflessioni sul mondo della natura, con una sobria eleganza d’avanguardia che fin dagli esordi lo avvicinò al migliore milieu artistico-culturale triestino, regionale e poi nazionale. Uno speciale filo d’atarassia e di mite bellezza ha connotato sempre di morbida, luminosa delicatezza tutti i suoi lavori. L’istintivo talento dimostrato nel comporre in modo armonico e contemporaneo cromie suadenti, arricchendole spesso di viva ma equilibrata matericità, nell’interpretare con poetica finezza la lezione francese e nell’evolvere il proprio linguaggio sempre in modo elevato dal figurativo all’informale, gli meritarono la presenza a quasi tutte le Quadriennali romane e alla Biennale veneziana del ’66 e innumerevoli premi e riconoscimenti da parte della critica più accreditata. (aise)