Trump e Putin, la telefonata della svolta? – di Gabriella Ferrero

WASHINGTON\ aise\ - Una telefonata durata oltre un'ora e mezza tra il Presidente americano Donald Trump e il leader del Cremlino Vladimir Putin ha segnato la giornata di ieri, 18 marzo, una delle più intense alla Casa Bianca. Al centro del colloquio, la guerra in Ucraina e la possibilità di porre un freno a un conflitto che da anni minaccia la stabilità globale.
Secondo quanto riferito dalla Casa Bianca e confermato da fonti russe, i due leader avrebbero raggiunto un'intesa preliminare su una tregua di 30 giorni che prevede la sospensione degli attacchi russi alle infrastrutture energetiche ucraine. La decisione, definita da Washington come un "primo passo verso una pace duratura", entrerà in vigore già nelle prossime ore.
Putin, pur mostrando apertura, ha chiarito che la tregua non è un cessate il fuoco totale e ha ribadito la sua posizione: per parlare di una fine reale delle ostilità, l’Occidente dovrà interrompere il flusso di aiuti militari a Kiev. Una richiesta che, al momento, sembra difficile da accogliere per Washington e gli alleati europei.
Dal fronte ucraino, il Presidente Volodymyr Zelensky ha accolto con cauto ottimismo la notizia della tregua, ma ha immediatamente richiesto maggiori dettagli e garanzie sulla reale intenzione della Russia di rispettare l’accordo. Zelensky ha anche espresso la volontà di parlare direttamente con Trump per chiarire i termini della proposta.
La telefonata con il Cremlino ha dominato l’agenda del Presidente americano, ma non è stata l’unica iniziativa di rilievo della giornata. In serata, Trump ha ospitato a cena alla Casa Bianca il Consigliere per la Sicurezza Nazionale degli Emirati Arabi Uniti, Sheikh Tahnoon bin Zayed Al Nahyan. I due leader hanno discusso di cooperazione in campo tecnologico, investimenti energetici e strategie di sicurezza nell’area del Golfo.
A completare una giornata densa di eventi, un nuovo ordine esecutivo, che il Presidente ha firmato, volto a rafforzare i poteri degli Stati e delle autorità locali nella gestione delle emergenze, comprese minacce informatiche e disastri naturali. Una mossa che la Casa Bianca ha definito parte di una “strategia nazionale per la resilienza”.
L’accordo raggiunto tra Trump e Putin è senza dubbio il segnale più concreto degli ultimi mesi verso una de-escalation del conflitto. Tuttavia, la prudenza è d’obbligo. Gli analisti temono che la tregua sulle infrastrutture energetiche possa essere una mossa tattica del Cremlino per guadagnare tempo o ridurre la pressione internazionale senza rinunciare agli obiettivi strategici sul terreno.
Il vero banco di prova sarà la sua applicazione effettiva e il rispetto degli impegni presi. Il fatto che la Russia continui a rifiutare un cessate il fuoco completo, subordinandolo alla fine degli aiuti occidentali a Kiev, lascia intuire che la strada verso la pace resta ancora lunga e complessa.
La Casa Bianca ha lasciato intendere che nuovi colloqui potrebbero avvenire già nei prossimi giorni, con la speranza di trasformare la tregua parziale in un vero negoziato di pace. Intanto, l’Europa osserva con attenzione e prepara una propria risposta diplomatica, consapevole che ogni sviluppo sul fronte ucraino avrà ripercussioni immediate sugli equilibri internazionali. (gabriella ferrero\aise)