UNA COMUNITÀ IN CRESCITA: IL CONSOLE PADULA LASCIA MONTREAL – di Fabrizio Intravaia

MONTREAL\ aise\ - “A pochi giorni dalla scadenza del suo mandato alla guida del Consolato Italiano di Montreal (31 luglio 2016), il Corriere Italiano ha incontrato il Console Enrico Padula per tracciare un bilancio di questi quattro anni”. Ad intervistare il Console è stato il direttore Fabrizio Intravaia.
“Nato a Salerno nel 1962, Enrico Padula si è laureato in Giurisprudenza all’Università di Salerno nel 1988 ed è entrato in carriera diplomatica nel 1991. Tra gli incarichi ricoperti troviamo quello di Primo Segretario e Addetto Stampa all'Ambasciata d'Italia a Mosca nel 1994. Poi la nomina a Console a Londra e il rientro a Roma nel 2002 alla Direzione generale per la Cooperazione economica e finanziaria multilaterale. Nel 2007 la nomina a Capo della Segreteria del Sottosegretario di Stato ed in seguito l'assegnazione alla Direzione Generale per la Cooperazione Politica Multilaterale ed i Diritti Umani. È nominato Ambasciatore d’Italia a Manama (Regno del Bahrein) il 4 settembre 2008 e dal 19 ottobre 2012 è Console Generale a Montreal.
D. Console Padula, come ha trovato la comunità italiana al momento del suo arrivo e come la lascia?
R. Ho trovato una comunità che mi ha colpito, da subito, per il suo forte legame con l’Italia e con la lingua italiana e per la sua grande vitalità. Ho avuto altre esperienze consolari, quindi altri termini di raffronto, e devo dire che questa è una comunità veramente eccezionale sotto tanti punti di vista, per quello che produce, per il ruolo che ha nella società del Quebec, per aver contribuito non solo alla sua crescita economica ma anche a quella intellettuale, artistica e culturale. Quando sono arrivato, nell'ottobre del 2012, forse non era un momento facilissimo per la comunità italiana perché era il periodo della "Commissione Charbonneau" (commissione d'inchiesta sulla concessione e gestione dei contratti pubblici nell'industria della costruzione, n.d.r.), un momento, obiettivamente del tutto ingiustificato, di diminuzione del suo "peso" politico. Lascio una situazione migliorata, con diversi rappresentanti politici d’origine italiana sia a livello provinciale, come la ministra Rita De Santis, sia a livello federale. Da questo punto di vista mi sembra che la comunità italiana riconfermi un peso crescente come nel passato.
D. Quali sono stati i "momenti-chiave" del suo mandato?
R. Di rilievo c’è stato il rinnovo del Comites, un esercizio di democrazia importante, un organo di rappresentanza della comunità che non si rinnovava da più di 10 anni. L'azione del "sistema Italia" all'estero si impernia sul Consolato ma l'interlocutore principale è proprio la comunità, la comunità di cittadini italiani e la comunità di coloro che sono d'origine italiana, attraverso i suoi organi di rappresentanza. Per cui la nostra presenza si sviluppa anche attraverso organismi come il Congresso Nazionale degli Italo-Canadesi, la CIBPA e altri ancora. Io ho sempre cercato di mantenere un dialogo, un rapporto con tutte queste istanze ed anche con tutti coloro che, pur non essendo italiani, hanno un grande interesse per l'Italia, per la nostra lingua e la nostra cultura. In questo contesto c'è stato, ed è una cosa che ho cercato di sostenere fin dall'inizio, il rapporto con i giovani, sia quelli arrivati qui più recentemente, e che rappresentano una sorta di nuova emigrazione che definirei "esponenti di una nuova mobilità globale", sia quelli che sono all'interno delle strutture associative che sono fondamentali per mantenere insieme la comunità. Senza l'associazionismo la comunità si disperderebbe. L'associazionismo è sempre stato, e deve rimanere, un elemento importante. I giovani in qualche modo stentavano a riconoscersi in questo, così ho cercato di dare il mio contributo affinché si sviluppassero varie associazioni di giovani che rappresentano, per loro, un punto di riferimento.
D. Servizi consolari: com'è la situazione? Gli utenti sono soddisfatti?
R. Ho sempre dato indicazioni e incoraggiato il personale ad offrire la massima disponibilità nei confronti dell'utente che deve venire qui e sentirsi a casa sua. Io credo che questo si sia realizzato. Quando vado a verificare la situazione agli sportelli, e lo faccio regolarmente, ho sempre trovato situazioni positive, non ho mai riscontrato criticità e, come controprova, devo dire che in questi 4 anni ho ricevuto pochissime lamentele. A me sembra che il rapporto tra Consolato, comunità e il Quebec sia molto positivo. Me lo dicono in tanti e l'ho potuto constatare anch'io. Penso che questa sia una delle "eredità" che lascio ai miei successori di cui sono più fiero.
D. Facciamo il punto sull'insegnamento dell'italiano
R. Cominciamo con una nota positiva. In questo momento l'offerta di corsi d'italiano a Montreal e nel Quebec è aumentata così come è positivo il fatto che la nostra lingua sia ancora praticata, dunque ben viva. Di negativo, invece, c'è il fatto che abbiamo e stiamo passando un periodo di discussioni, anche di divisioni tra due organismi erogatori di corsi come il PICAI e il CESDA, durante il quale il Consolato ha sempre cercato di realizzare un'offerta di corsi fatta nella chiarezza, nel rispetto della normativa italiana, ancora più necessaria in un periodo in cui i fondi vanno diminuendo. Dobbiamo considerare, e questo voglio sottolinearlo, che negli ultimi 40-60 anni, l'Italia ha investito molto, in termini finanziari, per promuovere l'italiano, somme notevoli che dimostrano l'impegno del governo in questa direzione. Adesso siamo in una fase di compressione e più che mai si chiede a tutti gli enti e gli operatori coinvolti, noi compresi, il massimo rispetto delle regole. La situazione che si è venuta a creare è quella dell'esistenza di due enti, il primo presente da tanti anni e l'altro di recente costituzione, con i quali il Consolato dialoga per cercare di trovare un punto d'intesa. Spero che la tendenza possa invertirsi per diventare positiva, proprio perché questo dialogo continui sia con gli uni che con gli altri. Mi auguro che si possa trovare un terreno d'intesa per permettere la ripresa dei contributi ministeriali.
D. Ad ottobre sono stati festeggiati i 50 anni di relazioni istituzionali tra il Quebec e l'Italia. Come sono i rapporti tra le due sponde?
R. Sono sempre stati estremamente positivi, basti ricordare che il Quebec ha una rappresentanza in Italia da molti anni, e continuano ad esserlo a tutti i livelli. Siamo tra i pochi paesi che hanno un protocollo di cooperazione scientifica, culturale, tecnologica con il Quebec che rappresenta un quadro di riferimento per tutta una serie d'attività che coinvolgono i nostri ricercatori, protocollo che è in una fase di rinnovo e che si vuole allargare anche ad altri temi.
D. Tra le varie realizzazioni del suo mandato quali sono quelle di cui è più fiero?
R. Credo di aver contribuito a varie cose e su vari piani. Sicuramente il dossier della lingua italiana, un dossier difficile. Speriamo che si riesca a chiarire la situazione e anche se i frutti del lavoro si raccoglieranno più tardi, quando il mio mandato sarà finito, andrà bene lo stesso. Un'altra cosa importante è stata ed è la positiva collaborazione sul piano culturale, e cito come esempio la mostra su Pompei al Museo di Belle Arti di Montreal, quella su Venezia e quella su Marco Polo. Abbiamo contribuito lavorando insieme ai Musei di Montreal. Abbiamo poi promosso con l’Istituto di Cultura la visita dei giovani di origine italiana di varie scuole di Montreal perché conoscano meglio in cosa consistono le loro radici italiane, "l’heritage" di cui vanno fieri ma che non può e non deve limitarsi alla pasta e al pallone, cioè al calcio. In realtà non credo che ci sia stato un punto particolare bensì penso che si possa parlare dell'insieme della mia azione. Ho sempre inteso il mio ruolo di rappresentante dell'Italia in stretto rapporto con la comunità italiana; questi due elementi sono stati i miei punti di riferimento per l'azione di promozione economica, commerciale e culturale. In questi quattro anni io e mia moglie Milena ci siamo trovati molto bene qui a Montreal grazie al caloroso abbraccio ricevuto fin dal primo giorno dalla comunità che lascio in una fase ascendente, di una nuova coscienza del proprio valore e questo per me è motivo di grande soddisfazione”. (aise) 

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