La vision del Turismo delle Radici di domani
ROMA\ aise\ - “L’Italia è straordinaria per tutti quelli che la visitano. Ma lo è ancora di più per chi vi è legato da un sentimento ancestrale. Magari è un sentimento un po’ sopito, ma bisogna solo risvegliarlo. Visitare i luoghi dei propri antenati fa bene all’anima. Partiamo per l’Italia, Lei ci aspetta e ci accoglie a braccia aperte”. Questo il concept da cui parte il “Primo rapporto sul turismo delle radici in Italia. Dai flussi migratori ai flussi turistici, strategie di destination marketing per il richiamo in patria delle comunità italiane nel mondo.”, realizzato dall’Università della Calabria con il contributo del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, presentato questa mattina alla Farnesina.
Il rapporto curato dalle professoresse Sonia Ferrari e Tiziana Nicotera dell’Università della Calabria, è, come spiegato in apertura dal Direttore Generale per gli Italiani all’estero del Maeci, Luigi Maria Vignali, “un unicum”. Non esiste, infatti, un altro studio così approfondito rispetto a questo fenomeno. Che è fenomeno a cui la Farnesina tiene molto e che segue da tempo, attraverso il “tavolo tecnico costituito dal Ministero con operatori del settore, amministrazioni e università”. Da questo tavolo tecnico sono fuoriuscite diverse iniziative, tra cui la Guida alle Radici italiane, la ricerca dell’Associazione AsSud, in cui sono descritti gli identikit del turista delle radici, e ora questo Rapporto. Strumenti fondamentali, secondo il Direttore Vignali, “per costituire un’offerta turistica che sia in linea con l’ambizione che ci proponiamo”. Quest’ultima iniziativa, fa “parte del sostegno e dello sviluppo del Sistema Paese” e rispecchia la volontà del ministero di puntare sul Turismo delle Radici anche come ripresa per il nostro sistema turistico-economico post-pandemia. Il fenomeno, che pochi altri Paesi, forse nessuno, ha nelle dimensioni dell’Italia, è stato infatti anche incluso nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, PNRR, cosa di cui si sono detti molto soddisfatti sia Vignali che il Sottosegretario agli Affari esteri, con delega agli italiani nel mondo, Benedetto Della Vedova, che ha preso parola in seguito.
Il libro, al quale hanno partecipato anche l’Università di Mar del Plata e quella di Torino, è molteplici cose: è “un’indagine su quello che cerca il turista delle radici, è un’indagine geografica, svolta tra Calabria, Puglia e Argentina”. Ma è anche uno studio di comparazione con altre esperienze nazionali di grande emigrazione, come l’Irlanda e la Scozia. E poi, sempre secondo Vignali, “è un libro interessante e divertente, con contributi e testimonianze concrete in cui si analizzano anche linguisticamente i dialetti”. Insomma, il volume presentato oggi è “un contributo importante per chi vuole lanciarsi in quella che è una vera e propria “visione” del Turismo delle Radici”.
Anche per l’esponente governativo, Della Vedova, “è molto importante questo lavoro. Perché lo studio delle direttrici dei fenomeni è essenziale per mettere a frutto le risorse che avremo con il PNRR. Il turismo delle radici può essere infatti un volano per il turismo italiano. Ma come tutti gli investimenti vanno fatti sulla base di una conoscenza e sulla base di dati. Quindi ringrazio le professoresse per averci consegnato questa ricerca, questo strumento utile”.
Di particolare interessante per il Sottosegretario, è stato il focus sull’Argentina, che è stata ed è una delle mete preferite degli italiani all’estero, e con cui “c’è un legame affettivo da coltivare, attraverso la televisione, la Rai e attraverso i portali del Maeci. C’è una dimensione di comunicazione più facile. I viaggi di ritorno portano infatti con sé un’idea di turismo diversa, più ricca e interessante rispetto alla dimensione tradizionale. È chiaro che una visita stereotipata, che è bene che ci sia, è meno ricca rispetto a chi ricerca le proprie radici in luoghi non tradizionali per il turismo classico, incentivando le visite nei borghi”. Per questo, “vogliamo sostenere le iniziative che valorizzino il senso dell’appartenenza e dell’origine e consentano di attivare circuiti virtuosi di flussi dall’estero verso borghi che si attivano ad accoglierli. È un tema importante, è un pezzo del lavoro che la Farnesina fa”. E questo lavoro “può generare economia, diversificando l’offerta turistica e valorizzando lo straordinario legame emotivo e sentimentale che anche le nuove generazioni di italo-discendenti coltivano verso l’Italia. E noi li dobbiamo aiutare - ha affermato in conclusione del suo intervento Della Vedova -, semplificando, con la nostra rete consolare, la vita a chi vuole intraprendere questo percorso”.
In seguito si è sceso più nei dettagli del Rapporto, nelle prospettive che questo può aprire, nella sua realizzazione e nelle conclusioni che se ne possono trarre per spiegare il fenomeno. A farlo sono state le relatrici Sonia Ferrari e Tiziana Nicotera, dell’Università della Calabria, e in seguito le dottoresse Ana Maria Biasone, dell’Universidad de Mar del Plata, e Anna Lo Presti, dell’Università di Torino.
Quello di questa mattina, infatti, è un “momento molto importante” per loro, ha spiegato Sonia Ferrari ringraziando il Ministero degli Affari Esteri, poiché rappresenta “il culmine del nostro lavoro”. Un lavoro “che stiamo portando da diversi anni, e il risultato è questo libro pubblicato anche in E-Book in inglese e spagnolo, oltre che in italiano”. Ma “quali sono le finalità di questa intensa ricerca (che ha portato anche a diversi output)?” si è chiesta la professoressa. “Il punto di partenza - ha spiegato - è stato colmare un gap nella letteratura internazionale e soprattutto in quella nazionale riguardo questo fenomeno attraverso un approccio turistico e di marketing. Quindi la finalità è da una parte stimolare la domanda di turismo delle radici, dall’altra rafforzare il senso di appartenenza e di identità delle comunità italiane all’estero, conoscendo meglio le aspettative degli italo-discendenti e le aspettative degli stakeholders interessati agli indotti che si possono sviluppare con questo fenomeno. Così abbiamo raccolto informazioni utili per gli operatori. E per farlo abbiamo realizzato indagini quantitative e qualitative, utilizzando anche dei focus group e delle interviste sia individuali in profondità, che attraverso questionari”.
Diverse sono state le fasi per la creazione della ricerca: Studio della letteratura e creazione del gruppo di ricerca; ricerca qualitativa in Italia e in Argentina; Indagine qualitativa con focus sull’Argentina; Indagine quantitativa con focus sull’Argentina; Indagine presso i Comuni calabresi e pugliesi; case studies; analisi del web e ascolto della rete; future linee di ricerca; idee e suggerimenti per operatori.
Da queste fasi si è capito come questo tipo di fenomeno, ad oggi, possa essere “collegato e intrecciato con tanti diversi tipi di turismo”: a quello dei pensionati, per esempio, o a quello delle seconde case, dei viaggi di educazione/formazione o al turismo intellettuale. E “il fil rouge che collega tutte queste forme di turismo e di migrazione, è il cosiddetto place attachment, l’attaccamento al luogo”, che con questo tipo di turismo si crea in maniera chiara e forte.
Oltre a studiare motivazioni, identikit, geografia e demografia, il rapporto propone, alla fine, anche delle linee guida con implicazioni per gli operatori del settore. In questa “vision”, come la professoressa Ferrari l’ha definita, “vengono sottolineati punti di forza e punti di debolezza, con anche delle opportunità, con 4 possibili aree di intervento: pianificazione nazionale e regionale, che dovrebbe essere costante così come deve essere il monitoraggio; offerta mirata, individuando le caratteristiche del fenomeno; coinvolgimento degli stakeholder, creando una rete e alimentando il rapporto tra chi arriva e chi riceve; e infine la comunicazione, sulla quale bisogna lavorare molto e che non deve mirare solo a vendere il turismo delle radici, ma piuttosto a consolidare i rapporti con le comunità all’estero”.
Dal canto suo, è potuta poi intervenire anche la professoressa Nicotera, che ha illustrato l’indagine realizzata nei comuni pugliesi e calabresi, ritenuti centrali nel progetto del turismo delle radici. “Non c’è viaggio delle radici che non contempli una puntata nel comune delle radici” ha spiegato Nicotera. Per questo, la ricerca si è soffermata molto sull’offerta di questi comuni e su quanto questo target di turista venga considerato. “È una forma di turismo rilevante - ha affermato la docente dell’Università della Calabria -, che rappresenta oltre il 50% del turismo totale. La maggior parte dei Comuni, infatti, si muove nella direzione di alimentare questo legame, e lo fa, secondo quanto appreso dai Comuni delle due regioni del sud d’Italia, attraverso collegamenti diretti e social media. Molti infatti sono gli eventi che considerano questo target, ma pochi sono i servizi mirati”.
L’intervento di Ana Maria Biasone, arrivata a Roma dell’Universidad de Mar del Plata, si è mosso lungo il filo di una molto eloquente testimonianza di un’italo-discendente nel luogo di origine dei suoi nonni: “È come stare a casa in un posto dove non sono mai stata prima”. Infatti, “l’Italia - ha spiegato la professoressa italo-argentina in un perfetto italiano - è sempre al centro del cuore e dell’identità degli argentini e tanti sono gli eventi che la richiamano e la celebrano nel Paese. Quanto è partita la ricerca, il primo sondaggio ha avuto un grande successo tra la comunità. Tanti hanno riposto al questionario, inviando inoltre un messaggio di vicinanza e sostegno al progetto. Dalle interviste è emerso quanto gli italo-discendenti in Argentina abbiano un forte legame con l’Italia, e quasi tutti hanno realizzato un viaggio nello Stivale, per conoscere il luogo in cui hanno vissuto gli antenati, approfondire la conoscenza familiare, conoscere meglio la lingua e cultura italica, o per ottenere la cittadinanza italiana. E raramente sono stati delusi. Dalla ricerca si intende come gli italo-discendenti d’Argentina si siano sentiti a casa e ben accolti. Il legame con l’Italia è più forte con gli anziani e si indebolisce nelle nuove generazioni. Ma entrambi vorrebbero far visita all’Italia”.
A conclusione, è stata la volta di Anna Lo Presti, dell’Università di Torino, che ha parlato dell’intensità del tipo di legame che gli italo-discendenti in Argentina hanno con le proprie origini. Il suo intervento conclusivo ha dato la misura della qualità del metodo di indagine, che ha puntato più sul metodo qualitativo che quantitativo. Un metodo che ha investigato a fondo aspetti che attengono la tipologia del turista delle radici ma anche alla sfera degli aspetti familiari, se si è sposati con qualcuno di una certa regione, che propensione si ha a visitare quella regione, per esempio. Un’indagine a tutto campo con molti dettagli, dal tempo di permanenza in Italia, alla sistemazione che si preferisce. Insomma dei dettagli che risultano fondamentali per capire chi si ha davanti quando si parla di un turista delle radici, che non è un semplice turista, ma “uno di casa”.
A conclusione dei lavori, ha ripreso parola il Direttore Vignali, che ha spiegato: “abbiamo capito che il tema del Turismo delle Radici è un concetto poco definito, non ancora molto diffuso. Manca una definizione, ma ha enormi potenzialità. È un concetto positivo con un grande potenziale nelle nuove generazioni. E questo nuovo Rapporto costituirà una vera e propria pietra miliare per il fenomeno. È un testo - e una guida - imprescindibile. Noi, anche grazie al lavoro del consigliere Giovanni Maria De Vita, continueremo a lavorarci”. (l.m.\aise)