Boccaletti (Cgie – Lega): il confronto tra le diaspore italiane e rumene

BUCAREST\ aise\ - Il consigliere CGIE di nomina governativa Alessandro Boccaletti (Lega) ha incontrato, al Parlamento rumeno, la responsabile della diaspora On. Ramona Lovin, il deputato Petre Puscasu, il presidente di ROUNIT Eugen Terteleac, insieme a rappresentanti della comunità italiana e ad alcuni imprenditori italiani attivi nel Paese.
Durante il confronto, riporta il consigliere, è emerso come le dinamiche migratorie rumene siano sorprendentemente simili a quelle italiane: l’Italia conta oggi oltre 7,3 milioni di cittadini iscritti all’AIRE, mentre la Romania registra più di 6 milioni di connazionali all’estero.
Le motivazioni storiche e attuali dell’emigrazione restano le stesse: ricerca di migliori opportunità professionali, carriere più dinamiche e redditi più elevati rispetto al Paese d’origine.
Nel corso dell’incontro, Boccaletti ha sostenuto che “l’emigrazione su larga scala produce effetti profondi sui sistemi nazionali: perdita progressiva di identità culturale, riduzione dei consumi interni da parte dei cittadini emigrati e crescente sostituzione con popolazioni immigrate che, se non integrate, mantengono legami economici con i Paesi d’origine. Il risultato è un ingente flusso di ricchezza in uscita”.
In Romania ciò si traduce in centinaia di milioni di euro l’anno; in Italia, la Banca d’Italia ha registrato 8,3 miliardi di euro di rimesse degli immigrati nel solo 2024.
Storicamente, ha ricordato Boccaletti, gli italiani emigrati hanno sostenuto le famiglie rimaste in patria con consistenti rimesse, rafforzando il legame con l’Italia.
“Oggi – ha aggiunto – questo flusso si è quasi azzerato: le nuove generazioni di italiani all’estero non inviano più denaro in patria. Al contrario, l’Italia vive ora un fenomeno opposto: un’immigrazione povera e poco integrata che trasferisce all’estero la ricchezza prodotta nel nostro Paese”.
Dal 2020 al secondo trimestre 2025, le rimesse inviate all’estero dagli stranieri in Italia ammontano a 43,7 miliardi di euro, cifra che non include i trasferimenti tramite circuiti informali come la hawala, sistema basato sulla fiducia e quindi difficilmente tracciabile.
“Questa enorme fuoriuscita di risorse – ha osservato Boccaletti – riduce i flussi economici interni, frena consumi e investimenti e sottrae gettito fiscale, in particolare quello derivante dall’IVA”.
Dal confronto, riporta il consigliere, “emersa una posizione condivisa: “per rafforzare davvero i legami con le nostre diaspore sono più efficaci politiche che stimolino maggiori consumi e più investimenti in Patria, piuttosto che l’aumento della spesa pubblica per lingua e cultura”.
Secondo Boccaletti, “solo riportando capitali, persone e opportunità sul territorio nazionale si può invertire la tendenza alla perdita di ricchezza interna. È importante valorizzare i principi di Dio, patria e famiglia e incentivare il rientro di tutte le componenti della diaspora: ricercatori, professionisti, lavoratori e pensionati. Obiettivo: creare nuove opportunità di lavoro e investimento, riportando capitale umano e sociale nella propria terra d’origine”. Durante l’incontro, Boccaletti ha infine ricordato che “tornare e investire in Italia conviene, grazie alla flat tax al 7%, alle politiche di rientro nei borghi e ai programmi per lo sviluppo di nuove economie locali”. (aise)