Cittadinanza/ Gargiulo (Cgie): rischio di esclusione di una fetta della storia dell'emigrazione

ROMA\ aise\ - Il governo italiano ha promulgato le nuove misure sulla cittadinanza italiana, con un decreto legge voluto dal Ministro degli Affari Esteri, Antonio Tajani, chiamato "Pacchetto Cittadinanza". Tale provvedimento è stato commentato anche da Nello Gargiulo, consigliere del Cgie per il Cile, che ha rimarcato il timore di un'esclusione di una fetta importante della storia dell’emigrazione italiana.
Secondo Gargiulo, infatti, il decreto è nato per "limitare gli abusi sulla “Ius Sanguinis” e rinforzare i vincoli effettivi dei nati all’estero con l’Italia", ed hanno influito anche "l’intasamento del lavoro in molti consolati ed in quei comuni italiani sommersi dalle pratiche". Da questi assunti, nasce la domanda di Gargiulo: "era questa la maniera adeguata a procedere o si poteva, sempre con la regia del governo, aprire una discussione più ampia e trovare consensi allargati?"
Dal canto suo, il Consigliere CGIE per il Cile si è rifatto ad una lettera che aveva inviato a Tajani, che oltre che Ministro è anche Presidente del CGIE, nella quale confidava una preoccupazione per "il depauperamento dell’Italianità all’estero" e manifestava la volontà di "fare qualcosa per accompagnare il percorso giuridico della cittadinanza con formazione ed esigenze di conoscenze linguistiche e culturali". La lingua, in questa missiva, veniva indicata come il principio fondante della trasmissione della cittadinanza.
Il contenuto della lettera è stato poi accolto dalla Segretaria del CGIE, Maria Chiara Prodi, come base di un dialogo più ampio con lo stesso Ministro Tajani. Ed è proprio l'idea di "avviare un confronto sul tema" che secondo Gargiulo "avrebbe aperto la strada per ritrovarsi nel comune proposito di stabilire, da una parte un maggiore grado di disciplina per le nuove cittadinanze e dall’altro anche come intervenire per alimentare culturalmente quel concetto di patria, che sul piano politico si configura nella Circoscrizione Estero".
Oggi, però, "la legge è legge e la emana chi ne ha il potere per il bene comune", ma resta il fatto, secondo il consigliere CGIE, che "un grande settore storico dell’emigrazione italiana in questo caso se ne sentirà escluso". "I consolati vanno protetti, i Comuni anche", ha aggiunto ancora. Così come "gli abusi" che devono essere "puniti". Però va anche "ripensato uno spazio di modalità di preparazione per il riconoscimento".
Secondo Gargiulo "è il caso di dire che ci troviamo di fronte a una prospettiva che invece di vedere aumentare i vincoli con i connazionali all’estero potrebbe vederli diminuire".
"Attenti a non buttare via il bambino insieme all’acqua sporca", ha chiosato il consigliere. (aise)