Losanna: il Comites chiede una verifica costituzionale sulla legge di cittadinanza

LOSANNA\ aise\ - Il Comites di Losanna si è schierato contro la nuova legge di Cittadinanza, in particolare riguardo l’introduzione dell’articolo 3-bis nella legge 91/1992, sollevando molti dubbi sulla sua costituzionalità e per questo ha chiesto l'apertura di un procedimento di verifica. Lo ha fatto tramite una lettera firmata dal suo Presidente, Michele Scala, indirizzata alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, al Ministero dell’Interno, al CGIE, alla direzione generale della Giustizia della Commissione Europea e al Commissario per i Diritti Umani del Consiglio europeo.
Questo articolo, spiega Scala, stabilisce che debba considerarsi non aver mai acquisito la cittadinanza italiana colui il quale sia nato all’estero e sia in possesso di altra cittadinanza, fatte salve alcune situazioni, tra cui ricordiamo: quella di coloro che hanno presentato un’istanza in sede amministrativa o una domanda in sede giurisdizionale entro la mezzanotte del 27 marzo 2025, ai quali va applicata la disciplina previgente, quella di coloro che hanno uno dei genitori, o adottante, o uno dei nonni che possieda esclusivamente la cittadinanza italiana”.
Per il Comites di Losanna tale norma è “ingiusta e discriminatoria”, in particolare “nei confronti degli italiani residenti stabilmente all'estero, ed in particolare in Europa, che hanno da sempre mantenuto un forte legame con l'Italia, le sue istituzioni, ed i loro paesi d’origine”.
Queste problematiche potrebbero rappresentare una “illegittimità costituzionale”, una “incompatibilità con il diritto europeo” e anche una “violazione dei diritti umani internazionali”.
Scendendo nei dettagli, Scala ha riportato il contenuto dell’Art. 22 della Costituzione italiana: “Nessuno può essere privato, per motivi politici, della capacità giuridica, della cittadinanza, del nome”. “La legge italiana dall’Unità ad oggi – ha quindi commentato Scala - ha sempre riconosciuto la cittadinanza iure sanguinis, è dunque il fatto di natura in sé a fondare la sfera dei diritti come la capacità giuridica anche la cittadinanza, la perdita di un fatto di natura insito nei discendenti dei cittadini italiani non può essere imposto da una norma di legge”.
Scala ha quindi citato gli Articoli 3, 8 e 14: principio di uguaglianza, violazione dalla disparità tra cittadini con e senza doppia cittadinanza; tutela della vita familiare e personale; divieto di discriminazione.
Ma non solo, violerebbe anche la Convenzione europea sulla nazionalità (1997): diritto a non restare apolide, principio di effettività non discriminatoria.
E infine, questa legge rappresenterebbe, secondo il Presidente del Comites Losanna, una violazione del diritto dell’Unione Europea. In particolare riguardo la “Perdita della cittadinanza dell’Unione implica perdita di diritti fondamentali (libera circolazione, lavoro, protezione consolare)”; una “possibile violazione del principio di proporzionalità e dell’interesse superiore del cittadino europeo”.
Per questo, nella lettera, il Presidente Scala chiede formalmente “l’apertura di una procedura di verifica costituzionale e/o di compatibilità con i diritti umani”. Nonché “il riconoscimento automatico per chi ha già iniziato l’iter o possiede documentazione comprovante il diritto”.
Per concludere, Scala ha spiegato: “la cittadinanza non è solo un atto burocratico. È il riconoscimento di un legame profondo con la nostra storia nazionale. Spezzarlo significa rinnegare una parte essenziale della nostra identità collettiva”. (aise)