Ficei: espansione dell’export con Mercosur e mercati orientali obiettivo strategico ma richiede prudenza

ROMA\ aise\ - “L’espansione dell’export verso il Mercosur e i mercati asiatici è un obiettivo strategico, ma richiede prudenza”. A dichiararlo è Antonio Visconti, presidente nazionale della Ficei (la federazione dei consorzi industriali italiani), in una nota a commento dei dazi.
“Oggi le esportazioni italiane valgono 623,5 miliardi di euro; il traguardo fissato dal governo è arrivare a 700 miliardi – ha aggiunto Visconti -. Una cifra ambiziosa, che presuppone nuovi accordi con aree come India, Giappone, Messico, Brasile e Arabia Saudita. Gli accordi internazionali non producono risultati immediati: i benefici si misurano nel medio periodo, mentre i rischi di squilibri si vedono subito. Aprire i mercati significa anche esporsi a concorrenza con costi di produzione molto più bassi. Se le regole su qualità, sicurezza e standard non sono allineate, le nostre imprese rischiano di trovarsi in una competizione svantaggiata. Secondo le stime del nostro centro studi, l’export italiano verso Asia-Pacifico e Medio Oriente, oggi pari a 78,1 miliardi, potrebbe crescere in 5 anni di 10-28 miliardi, con scenario centrale a +18,4 miliardi, pari a circa 96,5 miliardi complessivi”.
“Si sta delineando un “nuovo ordine multipolare” con Cina, Russia, India e Pakistan già a quota 500 miliardi di interscambio e l’allargamento dei Brics a Egitto, Etiopia, Arabia Saudita ed Emirati – ha aggiunto ancora il Presidente Ficei -. Un contesto in cui il peso relativo dell’Occidente tende a ridursi, e dove muoversi rapidamente può essere un vantaggio solo se accompagnato da solide garanzie per i settori strategici – aggiunge Visconti – Il “fare presto” invocato dalla politica non può sostituire il “fare bene”. Servono strumenti di tutela per i comparti più esposti, compensazioni efficaci per chi dovesse subire contraccolpi, e un monitoraggio costante degli effetti”.
Visconti ha infine concluso: “L’Europa, chiamata a negoziare, dovrà considerare che non tutti i Paesi membri sono colpiti allo stesso modo dai dazi e dalle aperture, e che la burocrazia interna pesa come un dazio occulto. Solo così l’apertura commerciale potrà tradursi in crescita reale e duratura, evitando che l’entusiasmo iniziale lasci spazio a un bilancio in perdita”. (aise)