A Marcinelle la memoria risveglia dolore, commozione, rabbia e incredulità

MARCINELLE\ aise\ - Questa mattina, alle ore 8.00, si è aperto il Baule della Memoria. Un rumoroso silenzio ha accolto i 262 rintocchi della campana con la lettura scandita uno alla volta dei nomi delle vittime per ricordare e riflettere.
È difficile spiegare le sensazioni che si provano qui, a calpestare una “Terra Sacra”, bagnata dal sangue dei minatori sopra le gallerie della miniera. Dolore - commozione - rabbia - incredulità – rassegnazione. La memoria ha la capacità di risvegliare tutto e tutti. Poi ognuno deciderà quale strada prendere se rimanere spettatore passivo e rassegnato o protagonista di un processo di crescita e cambiamento, mantenendo vivo il ricordo a futura memoria perché tragedie simili, evitabili anche allora, non debbano ripetersi oggi.
Non a caso, questa catastrofe, per volontà del governo italiano dal 2001, è divenuta la tragedia simbolo, proclamando l’8 agosto come “Giornata nazionale del sacrificio del lavoro italiano nel Mondo”. Visitare il museo annesso e leggere i documenti di allora risvegliano la coscienza di ognuno e con la consapevolezza del poi emergono distintamente le concause di errori ed omissioni che innescarono l’incendio: un ascensore avviato nel momento sbagliato urtò una trave d’acciaio tranciando i cavi dell’alta tensione (500 volt), una tubazione di olio idraulico ed un cavo dell’aria compressa. Le scintille provocarono un incendio che trovo facile propagazione su tutte le strutture in legno della miniera profonda oltre 1000 mt. Senza nessuna possibilità di comunicazione con i minatori le prime ore furono dominate dal Caos e dall’impreparazione nel gestire un evento di tale portata. Al punto tale che dopo 3-4 ore, visto il fumo continuare a fuoriuscire dalle bocche di aerazione, si pensò di riversare enormi quantità di acqua nelle gallerie. Decisione, questa, che invece di spegnere l’incendio provocò ulteriore fumo e vapore acqueo bollente che non diede scampo ai minatori intrappolati.
Dopo 15 giorni dall’incendio, alle 3.25 del mattino del 23 agosto - quando l’ultima squadra di salvataggio, di cui faceva parte l’italiano Angelo Berto - risalì in superficie, si udì uno straziante grido in italiano: “Tutti Cadaveri”.
A quel punto tutte le speranze svanirono e lasciarono lo spazio all’incolmabile dolore dei parenti ed amici che non avevano mai abbandonato la speranza (e gli spazi adiacenti la miniera) alternando pianti e preghiere.
Un tragico incidente nato da una squallida pagina di storia del dopoguerra dove politica - profitto - opportunismo - superficialità e mancanza di formazione hanno fatto da gracili fondamenta ad un accordo basato su “Uomini in cambio di carbone”. In poche parole, il Protocollo sottoscritto tra Belgio e l’Italia prevedeva l’invio di 2000 italiani a settimana in cambio di 200kg di carbone al giorno per ogni minatore da consegnare all’Italia. Vista la profondità delle gallerie da raggiungere i turni erano di 12 ore ed il contratto prevedeva un minimo di 5 anni di impiego altrimenti si perdevano i benefit promessi. Tutto svanito per colpa di un ascensore messo in moto nel momento sbagliato.
Oggi, con vergogna, potremmo tranquillamente definire un accordo siglato sulla base di una “Provvigione in oro nero”.
Anche l’esito delle inchieste e del Processo misero in luce una serie di negligenze: dall’errore umano alla mancanza di sistemi efficaci di sicurezza, dalla presenza di alta tensione nei cunicoli con olio ad alta pressione alle porte tagliafuoco in legno. I giudici di allora portarono alla sbarra 5 imputati - tutti assolti. Nel processo d’appello poi venne condannato a 6 mesi un ingegnere con la condizionale. Una farsa.
Fino a quella data gli emigranti italiani erano apostrofati in senso dispregiativo “Macaronì” e in molti locali belgi erano esposti i cartelli “Vietato l’ingresso ai Cani ed agli Italiani”.
Da quella immane disgrazia, ove italiani e belgi erano però morti gli uni a fianco degli altri, le cose cambiarono notevolmente e iniziò un lento ma inesorabile percorso di rispetto ed inclusione che permise agli italiani di occupare con diritto e competenza quegli spazi fino ad allora negati. A tale riguardo, l’on. Walter Rizzetto - Presidente della Commissione Lavoro Pubblico e Privato - nel ricordo del sacrificio e sangue versato dagli Italiani in questa Tragedia - partiti con l’unica colpa di voler migliorare le condizioni di vita dei propri cari - ha evidenziato come la formazione e tutela dei lavoratori siano ancora un tema drammaticamente attuale ed impegni tutte le forze politiche e sociali ad attuare qualcosa di concreto nell’immediato futuro. L’on Rizzetto ha annunciato che inizieranno a breve corsi specifici nelle scuole per creare una coscienza collettiva sulla cultura delle nuove tecnologie a difesa dei lavoratori. (marco macorigh\ aise)