Crescono ancora i lucani all'estero/ Scaglione: numeri spietati per la Basilicata

ROMA\ aise\ - “In fondo è arrivata la conferma di un trend inesorabile che a furia di partenze dalla nostra regione verso altre regioni italiane, ma soprattutto verso l’intero mondo, in particolare verso l’Europa che nonostante le crisi interne attrae sempre più, Regno Unito e Germania in testa, rischia di lasciarci con il cerino in mano e finire per bruciarci”. Queste le amare parole di Luigi Scaglione, Presidente del Centro Studi Internazionali Lucani nel Mondo, che ha partecipato ieri alla presentazione ufficiale del Rapporto Migrantes 2024.
Scaglione non ha esitato a definire "spietati" i dati che riguardo l'emigrazione della Basilicata: al 1 gennaio 2024 si segnala infatti un incremento di 4624 lucani di nuovi iscritti all’AIRE. In particolare gli iscritti al 1 gennaio 2024 sono saliti a 146.142 cittadini – (71.788 donne – 74.354 uomini) pari al 2,4% del totale di italiani residenti all’estero rispetto ai 141.518 al 1 gennaio 2023, mentre nell’ultimo anno sono andati via 766 lucani verso l’estero (336 donne – 430 uomini) – 0,9% del totale.”
Le nazioni interessate dalla registrazione dei lucani sono: Argentina 34.430, 23,6%. Diminuiti rispetto al 24,3% dello scorso anno; pressoché stabili Germania 18.991 - 13,0%; Svizzera 18.035 - 12,3%; Brasile 12.270 - 8,4%; Uruguay 9.664 - 6,6%.
Nei dati più specifici - aggiunge Scaglione - il primato di iscritti all’AIRE spetta anche quest’anno a Marsico Nuovo (3461 pari al 91,7% rispetto alla Popolazione Residente), seguito da Lauria (3456 iscritti con una percentuale però più bassa pari al 29,4%), da Potenza (con 3451 iscritti all’Aire pari al 5,4% della popolazione) e da San Fele (con 3081 iscritti pari al 121,5%). Il primato in percentuale in questa speciale classifica, va a Pescopagano con 2136 iscritti pari al 130%, seguito da Grumento Nova con il 124%. Nella graduatoria per incidenza percentuale, nell’ordine Castelgrande (183,1%), Montemurro (175,7%), Sasso di Castalda (152,1%), Pescopagano (130%), a seguire Calvera, Grumento Nova, San Fele, San Chirico Raparo. Poi tutti gli altri.
"Che la migrazione italiana sia una storia mai finita e sempre in itinere lo attestano i dati sulle classi di età - ha commentato ancora il Presidente del Centro Studi Internazionali Lucani nel Mondo -. La comunità ufficiale, infatti, si svecchia sempre di più e alle generazioni emigrate da più di 15 anni (48,5%) si sono via via affiancate, fino a superarle, quelle all’estero da meno di 15 anni (51,5%) e, in particolare, tra i 5 e i 15 anni (28,2%) e da meno di 5 anni (23,3%). All’estero gli italiani nascono, crescono e invecchiano, creano famiglie, si spostano più e più volte (quasi 74 mila si sono trasferiti da altra AIRE e più di 275 mila sono i reiscritti dopo irreperibilità)".
"Dal 2014 gli abitanti delle cosiddette aree interne, la Basilicata in testa, sono diminuiti del 5% che, in valore assoluto, significa 700 mila unità - ha aggiunto Scaglione -. Tra decessi, crisi delle nascite, trasferimenti interni verso città più grandi o metropolitane e spostamenti oltreconfine, la storia che l’Italia sta scrivendo dei suoi borghi tanto acclamati è pericolosa e controproducente. Gli abitanti si riducono naturalmente e, di conseguenza, si ridimensionano le attività commerciali (-26 mila dal 2014). Scuole, bar, filiali di banche, attività commerciali chiudono generando nuovi esodi. È un paradosso di continuo svilimento e perdita e che interessa sicuramente maggiormente il Meridione, ma che tocca anche il Centro e il Nord del nostro Paese perché le aree interne sono presenti lungo tutta la Penisola, Isole comprese. Al di là del numero dei Comuni e di abitanti coinvolti, l’area interna, soprattutto a seguito della pandemia globale, ha sviluppato intorno a sé un movimento paradossale fatto, allo stesso tempo, di repulsione e di attrazione. E neanche i progetti sul Turismo delle radici o sulle case ad 1 euro sembrano dare risposte per invertire la tendenza non avendo previsto nessuna agevolazione o sostegno a questi flussi di rientro".
"L’interesse futuro, come analizzato nel progetto di legge insieme al “Comitato 11 Ottobre”, dovrà vertere soprattutto su chi non possiede ancora la cittadinanza italiana perché è quello su cui si potrà maggiormente fare leva per combattere lo spopolamento e l’invecchiamento nel nostro paese e della nostra Regione, giacché dovrebbe possedere meno stimoli, in teoria, a prendere la strada verso altri paesi occidentali come chi si ritrova in mano la cittadinanza europea ed ha la possibilità di entrare più facilmente anche in Nord America di chi parte, per ipotesi, solo dall’Argentina o dal Venezuela. Per questo motivo, senza introdurre nuove norme, una possibilità potrebbe essere di semplificare quelle attuali affidando la gestione dei visti, dopo un indispensabile (ma controllato) passaggio nei consolati, agli enti locali, come propone la proposta di legge dell’On. Porta presentata nei giorni scorsi dal titolo “Crisi demografica, spopolamento e politiche migratorie”".
“Queste proposte – spiega il Presidente del Centro Studi Internazionali Lucani nel Mondo - dovrebbero basarsi su cinque pilatri: a) accoglienza; b) formazione e socializzazione; c) inserimento lavorativo; d) distribuzione sul territorio sulla base dei problemi relativi al suo spopolamento; e) le istituzioni preposte. Un ruolo fondamentale in questa operazione lo devono avere soprattutto le regioni e gli enti locali e, dall’altro lato, l’associazionismo italiano nel mondo. Soggetti istituzionali che andranno presi nella dovuta considerazione”. (aise)