L'arte sacra tra speranza del Natale e potenza della fede nel nuovo “Messaggero di sant’Antonio” per l’estero

PADOVA\ aise\ - Un'edizione ricca che intreccia spiritualità, arte, fede operosa e le commoventi storie della diaspora italiana nel mondo: esce oggi il numero di dicembre del “Messaggero di sant'Antonio - edizione italiana per l’estero”. Con una prospettiva globale, il magazine francescano offre ai lettori oltreconfine spunti di riflessione profonda e testimonianze di carità cristiana e resilienza.
La copertina è dedicata al Natale ormai prossimo, che racconta all’interno “Natale di speranza”, un percorso di riflessioni dei frati dell’equipe della Pastorale dell’Arte al Santo, accompagnate da splendide opere d’arte custodite nel complesso della Pontificia Basilica di Sant’Antonio a Padova. Possiamo intuire che cos’è la speranza se pensiamo di essere pellegrini in questa vita e non semplici viandanti senza meta. Ed è il Natale che, più di tutte le festività, custodisce il germe della speranza, del mistero e della luce di Dio che vuole incontrare l’uomo. Guardando al Natale e ai suoi protagonisti, chi più di Maria può essere la stella di speranza?
L'edizione di dicembre affronta il tema della difesa planetaria, un argomento spesso relegato alla fantascienza, ma cruciale per la comunità scientifica internazionale. Nelle pagine di cultura in “A caccia di asteroidi” Alessandro Bettero intervista Monica Lazzarin, docente di Astrofisica del Sistema solare al Dipartimento di Fisica e astronomia dell’Università di Padova e responsabile della Missione spaziale Ramses dell’ESA che monitora gli asteroidi. La studiosa spiega come vengono esaminati i reali rischi di oltre 2.500 corpi celesti potenzialmente pericolosi per la Terra, e in particolare l'incontro ravvicinato con l'asteroide Apophis atteso per il 2029, già attenzionato dalle agenzie spaziali NASA ed ESA.
In primo piano, nelle pagine di cultura, il fascino mistico dell'artista italo-guatemalteco Chrispapita, le cui opere monumentali sono in mostra nel cuore di Roma, in occasione del Giubileo 2025 che volge al termine. Il servizio “L’arte sacra di Chrispapita” di Alessandro Bettero esplora l’esposizione romana di Christian Escobar con tre tele imponenti dedicate agli Arcangeli Michele e Gabriele e a Maria Addolorata. Le opere, definite da Monsignor Andrea Manto come "un momento di grazia", evocano l’eterna lotta tra il bene e il male e il mistero della grazia divina. Un ponte tra storia, spiritualità e la fede viva del nostro tempo.
Il viaggio prosegue in Canada, dove l'impegno delle Suore di Carità di Santa Maria in una società multiculturale e secolarizzata è un faro di speranza e dedizione. Il reportage di Vittorio Giordano “Montréal, il carisma di Marie-Clarac” documenta l’opera pluridecennale delle Suore di Carità di Santa Maria a Montréal, fondate da Madre Marie-Louise Angelique Clarac. Dal loro arrivo nel 1949, la Congregazione ha dato vita a una scuola e all'ospedale "Marie-Clarac", oggi punto di riferimento in Québec per riabilitazione e cure palliative. L'articolo rende omaggio anche a Suor Anselme Marie Cesira Parisotto, a cui è stata intitolata una stazione della metropolitana, evidenziando come i valori cristiani si traducano in concreto servizio al prossimo.
Due toccanti racconti mettono in luce la resilienza e la forza delle comunità italiane nel mondo che, pur lontane dalla patria, mantengono viva l'eredità spirituale e culturale, in un continuo dialogo tra radici e nuove opportunità.
“Dalla Nigeria a Dublino” di Laura Napoletano è la storia di Luca Annunziata, un italiano che ha lasciato gli orizzonti della Nigeria per trasferirsi in Irlanda come construction manager. Il racconto sottolinea il ruolo inatteso, e positivo, della rete sociale degli italiani all'estero su internet, che si è trasformata nella leva per un cambio di vita e un nuovo inizio professionale a Dublino.
Nicola Nicoletti con “Sacchesi d’America” è invece un'immersione nella storia dell'emigrazione con la testimonianza di Pasquale Masullo, originario di Sacco (Salerno), emigrato negli Stati Uniti nel 1970. L'articolo narra la sua ascesa lavorativa alla Consolidate Edison e l'orgoglio per la folta comunità sacchese a New York, oggi più numerosa che nel Paese d'origine, custode delle radici campane oltreoceano. (aise)