Francesco, Papa dei migranti – di Luigi Papais

UDINE\ aise\ - C’era da aspettarselo, ma non così presto. Dai servizi televisivi di questi giorni appariva infatti evidente che Papa Francesco non avrebbe potuto più governare la Chiesa in quelle precarissime condizioni. Ma è morto “presente sul campo”, fino all’ultimo.
È stato il Papa dei migranti. Questa infatti è stata indubbiamente “la cifra del suo pontificato”.
Venuto da lontano, perché anche lui, come tanti altri, figlio di emigrati italiani in Argentina. La prima sua uscita da Pontefice è stata a Lampedusa, per pregare in memoria delle vittime giacenti nei fondali del cimitero più grande del mondo, il mare Mediterraneo. Un gesto altamente simbolico, nei confronti di migliaia e migliaia di persone che hanno perso la vita durante le migrazioni verso un mondo libero con imbarcazioni di fortuna, diverse di esse finite affondate in mezzo agli oceani. Una disgrazia ricorrente che lo toccava profondamente da vicino. Infatti, sua famiglia non era riuscita a partire dall’Italia per l’Argentina per un contrattempo, come da lui stesso raccontato: “I miei nonni e mio papà avrebbero dovuto partire alla fine del 1928, avevano il biglietto per la nave “principessa Mafalda”, nave che affondò al largo delle coste del Brasile. Ma non riuscirono a vendere in tempo quello che possedevano e così cambiarono il biglietto e si imbarcarono sulla “Giulio Cesare” il 1 febbraio del 1929. Per questo sono qui" ha detto Papa Francesco.
Ma infiniti sono i suoi gesti e i suoi interventi in tema di migrazioni, divenuti ormai indelebili fonti di Magistero della Chiesa, su questioni cruciali per questa nostra epoca storica, da lui personalmente seguite nei dodici anni del suo pontificato. Anni che hanno trasformato la società e che la trasformeranno ancora, nei quali lui ha fatto il possibile, Sinodo compreso, affinché la Chiesa fosse in grado di affrontare le sfide presenti in questo momento storico.
Di come stava cambiando il mondo è ormai diventata altrettanto storica e iconica la foto che lo ritrae solo, sotto la pioggia, in una piazza San Pietro vuota la sera del 28 marzo 2020, durante la pandemia del Covid. “Da soli affondiamo – disse - abbiamo bisogno del Signore come gli antichi naviganti delle stelle: siamo tutti sulla stessa barca”.
E da ultimo “Fratelli tutti”, una enciclica che propone la fraternità e l'amicizia sociale come le vie indicate per costruire un mondo migliore. Questa riflessione riguarda solo uno “spaccato di vita” di Papa Bergoglio, al quale se ne aggiungono tanti altri, attraverso i quali egli ha “riformato” la Chiesa cattolica, proiettandola nel futuro. (luigi papais*\aise)
* direttivo Unaie