Una vita di sacrificio, successo e orgoglio calabrese: Tony Naccarato al Museo Italo-Americano di Washington DC

ROMA\ aise\ - “Non parlavo una parola di inglese. Ci dicevano, a me e alla mia famiglia, di tornarcene da dove eravamo venuti.” “Ero in quarta elementare e non capivo una parola di quello che veniva detto in classe. La signorina Wolf si rese conto del guaio che attraversavo. Decise di passare un’ora al giorno con me, dandomi lezioni private, anche se per quell’ora aggiuntiva non veniva pagata dalla scuola. Fu il mio angelo, colei che mi salvò. Grazie maestra Wolf. Ti porterò con me per tutta la vita.”
Sono alcune delle storie di vita di italo-americani che il 16 ottobre sono state protagoniste durante l’evento ospitato dal Museo Italo-Americano di Washington D.C. (USA) sulla “Italian Legacy Lecture”. Un’iniziativa che quest’anno è stata dedicata ad Anthony “Tony” Naccarato, figura di spicco dell’industria marittima statunitense, italo-americano.
La sua storia, fatta di sacrifici, determinazione e amore per le proprie radici, rappresenta in pieno il sogno americano vissuto da milioni di famiglie italiane nel dopoguerra. Ma, in quello che ha raccontato Tony per l’occasione, c’è stato un elemento in più, secondo Francesco Isgrò, presidente della Casa Italiana Sociocultural Center e del Museo. E quell’elemento è stata proprio la “potenza” e “l’epica” della maestra Wolf che, con un atto nobile che non le era richiesto, aiutò Tony. Un gesto che, visto oggi, redime l’America dal suo peccato originale, ossia quello di aver bistrattato giovani famiglie italiane giunte negli Stati Uniti alla ricerca di un futuro migliore.
“Lo ammetto: non mi stancherò mai di sentire storie come questa”, ha detto aprendo l’incontro il Presidente Isgrò, che ha anche ricordato come ottobre, mese dedicato alla cultura e all’eredità italoamericana, sia per l’istituzione “un’occasione per celebrare ogni giorno i contributi degli italiani e degli italoamericani alla storia degli Stati Uniti”. A introdurre Naccarato, poi, è stato Ciro DeFalco, già vicepresidente esecutivo della Banca Interamericana di Sviluppo: “Gli immigrati hanno contribuito a rendere questo paese un posto migliore in cui vivere. È una storia di coraggio e di rinascita, che continua ancora oggi”.
Infine, ha preso parola Anthony Naccarato, in una sala ipnotizzata dalla sua storia: “Buonasera, signore e signori. Sono Fortunato Antonio Naccarato”, ha esordito nel suo dialetto ancora marcatamente calabrese. Tony ha raccontato della sua infanzia a Fiumefreddo Bruzio, in provincia di Cosenza, del viaggio verso gli Stati Uniti nel 1955, all’età di nove anni, insieme ai genitori e ai sei fratelli. Della sua famiglia, che visse anni difficili fra povertà, lavori umili e discriminazioni quotidiane. “Ci dicevano di tornare in Italia. Come fai a spiegare a un bambino di nove anni che quella non è casa sua?”. Ma poi ecco che è emersa la figura della maestra Wolf, una “unsung heroine”, si direbbe in inglese, un’eroina di cui nessuno canta le lodi. In questo caso, però, ci ha pensato Naccarato a farlo. È stato anche grazie a lei che Tony ha avuto una carriera straordinaria: oltre sessant’anni nell’industria marittima, fino a diventare Vicepresidente delle Relazioni Sindacali e delle Risorse Umane della OMI Inc. e presidente dei principali fondi pensionistici marittimi statunitensi, che gestiscono miliardi di dollari.
Nel 2021 Naccarato ha ricevuto il prestigioso Admiral of the Ocean Sea Award, massimo riconoscimento del settore marittimo internazionale. Ma al di là dei titoli e delle onorificenze, ciò che ha colpito il pubblico è stato il tono umano del suo racconto: la gratitudine, la memoria, l’amore per le proprie origini. “Sono un americano di origine italiana”, ha detto con orgoglio. “Ho servito l’esercito degli Stati Uniti, ho lavorato duro tutta la vita e amo profondamente questo Paese. Ma non ho mai dimenticato da dove vengo”.
Un lungo applauso ha offerto il giusto riconoscimento per la storia che Naccarato ha raccontato al pubblico del Museo. “Il successo degli italoamericani è stato pagato con lacrime, lavoro e sacrifici. Ma siamo riusciti a costruire una vita migliore. L’America è stata buona con noi, e noi abbiamo ricambiato con la nostra dedizione e il nostro cuore”.
Le sue parole al Museo Italo-Americano non sono state solo un racconto personale, ma un omaggio a un’intera generazione di italiani che, con coraggio e dignità, hanno trasformato la nostalgia in futuro. (aise)