“In my name. Above the show”: la Urban Art sbarca a Monopoli

MONOPOLI\ aise\ - Dopo lo straordinario successo ottenuto a Treviso, “In my name. Above the show”, la grande mostra-evento internazionale che celebra la storia e traccia l’evoluzione della Urban Art, arriva a Monopoli (BA) su iniziativa dell’Assessorato alla Cultura. Da oggi, 19 luglio, e sino al 3 novembre la mostra è allestita negli affascinanti spazi rigenerati dell’Ex Deposito militare Carburanti.
La mostra, aperta ogni giorno dalle 16 a mezzanotte, è curata da Martina Cavallarin con Antonio Caruso, la direzione artistica di MADE514 e il coordinamento culturale e scientifico di Christian Leo Comis; è prodotta e organizzata da Unlike Unconventional Events con il patrocinio del Comune di Monopoli, grazie al sostegno del sindaco di Monopoli Angelo Annese, dell’assessore alla Cultura Rosanna Perricci e del dirigente Area I - Affari Generali e Sviluppo locale Pietro D’Amico.
17 artisti, 155 fra tele e disegni, 2 opere in Virtual Reality, 18 tra sculture e installazioni, 5 video installazioni e proiezioni, 2400 mq di spazi espositivi, 1 bookshop con innumerevoli stampe, multipli ed edizioni limitate, 1 catalogo e 107 giorni di esposizione, sono i numeri di “In my name. Above the show”.
L’obiettivo è fare il punto sullo stato dell’Urban Art grazie alla presenza dei più autorevoli artisti italiani e internazionali che sono stati precursori di questa disciplina. “In my name” è originalità di intenti, impronta mai convenzionale e mai estetizzante, sempre fedele a sé stessa e costantemente aperta alla sperimentazione.
BOOST, CENTO CANESIO, DADO, ETNIK, GIORGIO BARTOCCI, HEMO, JOYS, MACS, MADE514, PEETA, PROEMBRION, SATONE, SODA, V3RBO, VESOD, WON ABC, ZED1 hanno segnato lo sviluppo dell’Urban Art in Europa. Sono i discendenti di quella cultura ribelle del Graffiti Writing, emersa negli Stati Uniti mezzo secolo fa, improntata alla sperimentazione e alla rottura dei vecchi paradigmi. Con una carica energica sorprendente hanno invaso le superfici delle città di tutto il mondo dando vita a una vera e propria corrente artistica che oggi vive negli spazi aperti come nei musei e nelle gallerie.
“In my name” è una presa di posizione, un atto di presenza. Lo faccio nel mio nome, con il mio nome, io sono qui e dichiaro me stesso.
Le creazioni inedite dei rami germinali dell’Urban Art si esprimono mediante una grande varietà di opere: lavori inediti e site specific realizzati con tecniche poliedriche, dall’acrilico allo spray, dalla sabbia alle lastre metalliche e trasparenti, dai labirintici teli appesi alla virtual reality, fino a sculture e installazioni audio video di diverse dimensioni e supporti.
L’affascinante ex deposito militare intriso della memoria storica del Novecento si fa palcoscenico partecipato e condiviso sul quale le opere dialogano con un ricco calendario eventi: performance, azioni time specific, discipline urbane come parkour, bike e skate restituiscono senso e substrato a una vera e propria avanguardia in grado di riunire gioventù, periferie e minoranze e influenzare profondamente l’immaginario collettivo contaminandone tutti i campi, dalla moda alla musica, dal cinema alla fotografia, fino alla pubblicità.
In mostra i lavori sempre tesi al futuro e alla ricerca di nuovi stili, tra disegno e musica, di BOOST; i variopinti pezzi con il cane dal lungo naso, marchio di fabbrica di CENTO CANESIO; le sculture che poggiano su sabbia di uno dei padri fondatori del writing emiliano DADO; le silhouette misteriose e fluide di GIORGIO BARTOCCI; i voluminosi agglomerati geometrici urbani di ETNIK con i loro punti di vista multipli upside down che spiazzano lo spettatore; gli alfabeti e le sequenze numeriche di HEMO fatti di tag, texture e pattern che si combinano in forme organiche; i labirinti impossibili di JOYS, dove nulla è lasciato al caso; i dipinti dissacranti di MACS, con i suoi charachter ironici e grotteschi; il flow dinamico delle lettere di MADE514 dove il nome prende il volo per scomporsi in suggestioni orientali e psichedeliche; le sculture futuristiche di PEETA, conosciuto in tutto il mondo per la sua capacità di ridisegnare illusoriamente i volumi delle superfici per provocare un’interruzione temporanea della normalità che sfida la percezione; l’opera in virtual reality e le tele di PROEMBRION, artista polacco che con un rigoroso approccio matematico è in grado di creare irresistibili illusioni rispettando rigide regole geometriche; la scocca di una vecchia Volkswagen che assieme a una cascata di oggetti appesi compone l’installazione video del tedesco SATONE, che utilizza i diorama per giocare dinamicamente con la percezione; le forme tridimensionali ispirate all’Arte Cinetica e all’Op Art anni ’60 di SODA, che presenta un lavoro in collaborazione con il celebre digital artist britannico Alex Rutterford. E ancora, il trittico di V3RBO che ragiona sul lettering tra realtà virtuale, graffito e post graffito, e la parete di fondo monocromatica dipinta in tonalità di nero con rulli e spray; per finire, la monumentale parete costruita site specific di VESOD, opera d’Arte Surrealista e Rinascimentale tra realtà e finzione, passato e presente; del visionario artista tedesco WON ABC, abilissimo creatore di mondi pittoreschi, popolati da personaggi mostruosi che ricordano i dipinti di Goya, e di ZED1 che oltre a proporre un grande muro Second Skin con cui interagire, riunisce in un’installazione i suoi universi irreali abitati da burattini umanoidi.
Molti e importanti i patrocini istituzionali: Città di Monopoli; Politecnico di Bari; Accademia di Belle Arti di Bari; A.D.I. Puglia e Basilicata; Città di Treviso; Università degli studi di Padova; Dipartimento dei Beni Culturali di UNIPD: archeologia, storia dell'arte, del cinema e della musica; Accademia di Belle Arti di Venezia; A.D.I. Veneto, Trentino, Alto Adige; Veneto Film Commission. (aise)