“Omaggio alla Cappella Portinari - Rinaldo Invernizzi: Tra storia dell’arte e spiritualità” in mostra a Milano

MILANO\ aise\ - È un invito a vedere, a immergersi in un contesto rinascimentale che “si concede soltanto ai pochi felici”, come direbbe Stendhal, “che ne hanno subito il fascino”, la mostra “Omaggio alla Cappella Portinari - Rinaldo Invernizzi: Tra storia dell’arte e spiritualità”. Ospitata dal 18 settembre al 13 novembre 2024 in quello “scrigno nello scrigno” che è la Cappella inserita nel contesto architettonico della Basilica di Sant’Eustorgio, a Milano, la mostra invita a immergersi con stupore e meraviglia in un dialogo serrato tra passato e presente, tra spettri e permanenze, guidati dall’occhio e dalla tensione spirituale di un artista di oggi.
Rinaldo Invernizzi presenta infatti un potente ciclo di dipinti ispirati ai motivi architettonici della Cappella Portinari e in particolare al ciclo di affreschi con le Storie di San Pietro Martire, realizzati dal genio di Vincenzo Foppa intorno al 1460. Sono i miracoli compiuti dal Santo ad avere ispirato questo omaggio colto e meditato di Invernizzi, il quale si rivolge all’iconografia e all’architettura del Rinascimento Lombardo, ma anche ai valori spirituali che esse veicolano. La mostra rappresenta un’occasione unica per conoscere da vicino la Cappella Portinari e per riviverla alla luce di temi e problemi che l’arte sa rendere universali e che coinvolgono l’attualità (dall’inganno all’idolatria, dalla fede al martirio, dalla compassione alla cura).
Il progetto è a cura di Martina Mazzotta e Mara Hofmann e si avvale del Patrocinio della Fondazione Barovier&Toso. Un catalogo bilingue (ITA/ENG), a cura di Martina Mazzotta e Mara Hofmann, contiene un saggio storico di Roberto Longhi e viene pubblicato per l’occasione da 24 Ore Cultura.
“La Cappella Portinari è un luogo veramente unico a Milano, un gioiello del Rinascimento”, scrive Invernizzi. “Quello che mi affascina è, in un parallelismo continuo, l’aspetto architetturale, formale e il ciclo molto ardito di Vincenzo Foppa con le Storie di San Pietro Martire, oltre alla favolosa cupola colorata che probabilmente rappresenta il Paradiso, l’infinito. […] Nonostante sia stata proclamata la fine della pittura, la pittura continua. Vuole rappresentare il reale ma, nel mio caso, ha l’obiettivo di rappresentare l’invisibile. Se è vero che secondo San Paolo ‘il nostro sguardo non è fisso sulle cose visibili ma sulle cose invisibili’, per me la pittura vuole rappresentare il trascendente, quello che sta dietro le cose e trasmette un’emozione”. (aise)