Attacco vicino alla Casa Bianca: sospetto afghano apre il fuoco sui soldati della National Guard - di Gabriella Ferrero

WASHINGTON\ aise\ - Una sparatoria avvenuta nel primo pomeriggio di ieri, mercoledì 26 novembre, a pochi isolati dalla Casa Bianca, ha lasciato in condizioni critiche due membri della West Virginia National Guard. L'attacco, che le autorità definiscono “mirato”, è stato compiuto da un uomo afghano arrivato negli Stati Uniti nel 2021 attraverso il programma di reinsediamento post-ritiro americano da Kabul.
Il sospettato, identificato da fonti investigative come Rahmanullah Lakanwal, 29 anni, è rimasto ferito nello scontro a fuoco e si trova attualmente sotto custodia in ospedale. Secondo il Dipartimento della Sicurezza Interna, Lakanwal era entrato negli Stati Uniti nel settembre 2021 tramite Operation Allies Welcome, iniziativa varata dall’amministrazione Biden per accogliere cittadini afghani fuggiti dal ritorno al potere dei Talebani dopo il caotico ritiro delle truppe americane. Secondo quanto riportato da diversi media americani, Rahmanullah Lakamal, avrebbe collaborato in passato con le forze speciali USA e con la CIA durante la guerra in Afghanistan: avrebbe servito per dieci anni nell’esercito afghano, operando a fianco di unità americane soprattutto nell’area di Kandahar. Fonti citate da Fox News e dal direttore della CIA John Ratcliffe indicano che avrebbe lavorato con “varie entità del governo USA”, inclusa l’intelligence.
La sparatoria è avvenuta intorno alle 14:15 nei pressi dell’ingresso della stazione metro di Farragut West, una delle aree più frequentate da turisti e pendolari, a poche centinaia di metri dalla Casa Bianca. Testimoni riferiscono di aver udito “una breve raffica seguita da un numero più lungo di colpi”, prima di vedere i due soldati crollare a terra. Le autorità locali hanno confermato che il sospettato avrebbe agito da solo e che l’obiettivo fossero proprio i membri della National Guard, dislocati in città nell’ambito delle operazioni di sicurezza disposte dall’amministrazione Trump.
Il presidente Donald Trump, in un messaggio video diffuso poche ore dopo, ha definito la sparatoria “un atto di terrorismo” e ha annunciato un’immediata intensificazione delle politiche di espulsione dei migranti. Poco dopo, l’USCIS (U.S. Citizenship and Immigration Services) ha dichiarato tramite i propri canali ufficiali di aver sospeso indefinitamente l’elaborazione delle richieste di immigrazione presentate da cittadini afghani, citando la necessità di “rivedere i protocolli di sicurezza e di controllo preventivo”.
La misura colpisce migliaia di afghani attualmente in attesa di asilo, green card o di un visto speciale come lo Special Immigrant Visa (SIV), spesso destinato a coloro che hanno collaborato con le forze statunitensi durante i vent’anni di guerra in Afghanistan.
La decisione di sospendere le procedure migratorie ha suscitato forte preoccupazione tra le organizzazioni che assistono i rifugiati afghani. “Il caso del sospettato deve portare a un processo giudiziario serio e completo”, ha dichiarato Shawn VanDiver, presidente della coalizione #AfghanEvac. “Ma non può essere usato per stigmatizzare un’intera comunità che si sottopone a controlli di sicurezza tra i più rigorosi al mondo”.
La sparatoria fa seguito a settimane di crescenti timori sulla sicurezza dei soldati impegnati nelle missioni interne. Le condizioni dei due membri della National Guard feriti restano critiche e la città resta sotto stretta sorveglianza: Trump ha ordinato l’invio di altri 500 soldati, che si uniranno ai circa duemila già presenti nella capitale. (gabriella ferrero\aise)