Medio Oriente/ Crosetto in Parlamento: rafforzare Unifil

ROMA\ aise\ - “L'Italia ha detto e ribadito con chiarezza, non da oggi, che riconosce il diritto di Israele di esistere e difendersi dagli attacchi di chiunque, siano Stati sovrani o organizzazioni terroristiche. Si tratta di un'affermazione e una posizione in cui crediamo e non di prammatica. Allo stesso tempo, con la stessa forza, abbiamo chiesto e chiediamo a Israele di attenersi in modo rigoroso alle regole del diritto internazionale, come della convivenza civile tra Nazioni e Paesi, di proteggere l'incolpevole popolazione civile, a Gaza come in Libano, e di rispettare il personale e le basi, in questo caso di UNIFIL, schierati nel Libano del Sud su preciso mandato delle Nazioni Unite, per l'implementazione della risoluzione ONU n. 1701, che nel 2026 venne varata all'unanimità da tutti i Paesi del Consiglio di sicurezza e sottoscritta sia da Israele che dal Libano”. Così il Ministro della Difesa Guido Crosetto che questa mattina – prima di partire per Bruxelles per partecipare al Consiglio europeo – è intervenuto in Parlamento per riferire sulla missione Unifil e sugli attacchi delle truppe israeliane alle postazioni della missione Onu in Libano.
“È bene ricordare sempre che Hezbollah, come Hamas, non è uno Stato né un popolo, ma un'organizzazione terroristica, dotata peraltro di una forza militare molto rilevante, che risponde alle logiche militari e politiche di chi non deve rendere conto al proprio popolo. Questa è la realtà dei fatti innegabile”, ha sostenuto il Ministro. “Un ulteriore aggravamento degli eventi, peraltro in parte già in atto, sarebbe però foriero di conseguenze drammatiche per tutti e genererebbe uno scenario che non avrebbe né vincitori né vinti, con incalcolabili conseguenze per il Medio Oriente e probabilmente per gli equilibri mondiali. Per questo motivo, il Governo continua a lavorare per una soluzione diplomatica che, per quanto difficile, resta l'unica possibile. Lo fa con il viaggio oggi in corso della Presidente del Consiglio in Libano, con le iniziative del ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Tajani, con una serie di viaggi, chiamate e contatti continui, assidui e quotidiani, che io stesso ho fatto, sto facendo e farò in questi giorni e nelle prossime settimane”.
“Non ultima – ha ricordato - , proprio ieri, una videoconferenza che ho fortemente voluto con il collega francese con i 16 Paesi dell'Unione europea, che fanno parte dei 50 contributori della missione UNIFIL. Da tale Conferenza è venuto fuori un messaggio unanime e condiviso da tutti: la missione UNIFIL in Libano non solo va rafforzata, ma supportata e, allo stesso tempo, vanno rafforzate e rese credibili le forze armate libanesi, Lebanese Armed Forces (LAF). Per dirla in una battuta, servono nuove regole d'ingaggio che puntino a modificare e rafforzare la risoluzione n. 1701, datata 2006, che non solo vanno prese in modo unanime e condiviso, ma devono essere sempre fatte rispettare”.
“A Israele, diciamo con la schiettezza, come si fa tra amici, di aiutarci a rafforzare UNIFIL e le forze armate libanesi perché possano svolgere il loro mandato e fare in modo pacifico ciò che ha iniziato a fare adesso con le armi”, ha ribadito Crosetto che ha quindi passato in rassegna gli eventi più importanti degli ultimi giorni.
Dal 1º ottobre, ha riportato il Ministro, Israele ha intensificato le sue operazioni militari in Libano e si sono verificati una serie di attacchi in cui le truppe israeliane hanno colpito le basi UNIFIL, con danni significativi alle infrastrutture e in alcuni casi anche feriti tra i caschi blu.
“Tra attacchi e contrattacchi, i due attori principali, Israele e Hezbollah, di cui il legame con l'Iran è evidente e palese, si muovono su un filo sottilissimo e mai come ora il rischio di un conflitto aperto che coinvolgerebbe e forse trascinerebbe l'intero Libano è diventato reale”, ha sostenuto il Ministro. “La scintilla che ha avviato questa nuova fase è stata probabilmente l'uccisione del leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh, che stava presenziando alla cerimonia del giuramento del nuovo presidente iraniano Pezeshkian. Ricordo inoltre che gli attacchi israeliani sono stati preceduti da un'inedita operazione condotta attraverso esplosioni coordinate di cercapersone e walkie talkie, appartenenti ai membri del Partito di Dio. Ciò ha dato un ulteriore impulso al conflitto, consentendo a Tel Aviv di colpire la leadership e in generale frustrazione e sfiducia in Hezbollah”.
Il Governo italiano, ha aggiunto, ha espresso forte preoccupazione per le violazioni del diritto internazionale da parte di Israele e, pur riconoscendo il diritto di Israele di difendersi, ha richiamato l'importanza del rispetto della missione UNIFIL e della protezione dei caschi blu: “è chiaro – le parole del Ministro – che le azioni israeliane contro le basi delle Nazioni Unite sono state rilevanti - e gravissime, come ho avuto modo di dire - violazioni del diritto internazionale e non semplici errori o incidenti. Israele ha dichiarato di aver ripetutamente invitato UNIFIL a lasciare temporaneamente la zona prossima alla Blu line e di aver chiesto all'ONU di spostarsi più a nord di circa 5 chilometri per evitare che la missione potesse divenire scudo involontario delle milizie di Hezbollah, che usano le loro posizioni avanzate per proteggersi. Da quanto emerge, tuttavia, dalle dichiarazioni del gabinetto di guerra di Tel Aviv, che mi sono state anche personalmente confermate dal mio omologo Gallant, le azioni israeliane non puntano a occupare la parte sud del Paese confinante, quanto a ripristinare la sicurezza per consentire il rientro ai circa 80.000 israeliani che sono dovuti sfollare dalle zone di confine con il Libano, implementando, di fatto con la forza, ciò che la risoluzione n. 1701 avrebbe dovuto fare e che purtroppo è rimasta per troppo tempo lettera morta”.
L'Italia crede fermamente negli “sforzi diplomatici” e nel coinvolgimento attivo delle organizzazioni internazionali come l'ONU; pertanto, ha sottolineato il Ministro, è “fondamentale” non solo “preservare, ma anche potenziare la missione UNIFIL” perché sia efficace e credibile nel suo ruolo di mantenimento della pace e di prevenzione di nuovi conflitti: in tal senso, sono “necessari nuove regole d'ingaggio e un aggiornamento della risoluzione ONU 1701”.
“Ricordo che oggi la presenza nell'area è molto significativa e che noi contribuiamo con oltre 1.000 militari e con circa 20 unità impegnate a Beirut nella Missione militare bilaterale italiana in Libano, conosciuta come Mibil. Il contingente della Missione bilaterale – ha ricordato il Ministro – è stato recentemente ridotto per motivi di sicurezza; ci aspettiamo che possa tornare a operare a pieno regime non appena le condizioni lo permetteranno. Nel frattempo, abbiamo adottato tutte le misure necessarie per gestire i rapidi cambiamenti di situazione, rafforzando le misure di protezione attiva e passiva. Inoltre, i piani di evacuazione sono stati aggiornati e testati e sono pronti ad essere attuati se fosse necessario”.
“Come Difesa siamo pronti a fare la nostra parte e, qualora necessario, in grado di condurre operazioni di estrazione del contingente nazionale dei nostri connazionali in Libano, anche in modo autonomo. In tal senso, - ha informato il Ministro – sono già stati preallertati assetti aeronavali per tale scopo e il loro livello di prontezza è stato recentemente innalzato e adeguato alla situazione sul campo”.
L'Italia promuove anche un progetto di assistenza alle forze armate libanesi, con l'obiettivo di ridurre l'influenza di Hezbollah, ed è impegnata a livello internazionale, con conferenze e incontri, per garantire un approccio multilaterale, ribadendo con forza il valore della diplomazia e del dialogo tra le parti coinvolte, evitando di accettare la forza militare come unica soluzione possibile.
Il Libano è “un tassello chiave per la stabilità di tutto il Medio Oriente”, per questo “dobbiamo continuare a garantire la nostra piena e costruttiva collaborazione a tutte le iniziative volte a favorire una de-escalation della situazione, ma Israele deve comprendere l'importanza di rispettare pienamente il diritto internazionale”.
Non esiste una sola agenda e non esiste un'agenda che qualcuno possa imporre a tutti gli altri. Le crisi internazionali si risolvono dialogando; non accettiamo che l'unico modo di risolvere le crisi internazionali sia quello della forza o quello militare. Ci ostineremo a farlo sempre e comunque, perché accettare che solo la forza e solo la guerra siano il modo di risolvere le controversie internazionali significa negare l'utilità di qualunque organizzazione sovranazionale e multilaterale; e questo noi non lo faremo mai”. (aise)