Medio Oriente: descalation e sicurezza dei connazionali tra le priorità del Governo

ROMA\ aise\ - Bisogna “concentrarsi sulle questioni nelle quali possiamo davvero fare la differenza insieme, sul piano globale, e non su quelle materie di dettaglio che possono invece essere regolare meglio a livello nazionale”. Ed è “davvero lunga la lista di dossier su cui come Europa siamo chiamati a lavorare insieme, come anche l’agenda del prossimo Consiglio Europeo dimostra”. Così la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni che oggi pomeriggio, alla vigilia del Vertice Nato da domani a L’Aja e del Consiglio europeo del 26 giugno, è intervenuta alla Camera per illustrare la posizione del Governo italiano sulla recente escalation in Medio Oriente, la situazione a Gaza e la guerra in Ucraina.
La crisi Israele e Iran “si è aggravata in queste ultime ore, a seguito dell’attacco statunitense a tre siti nucleari iraniani”; “enormi” i “potenziali rischi derivanti da un’ulteriore destabilizzazione di una regione già molto provata”, ha detto Meloni, confermando che “nessun aereo americano è partito da basi italiane e che la nostra Nazione non ha in alcun modo preso parte alla operazione militare” americana.
Priorità del governo “è stata, ovviamente, la sicurezza dei nostri connazionali -civili e militari - presenti nella regione e l’esame dei possibili impatti securitari ed economici sull’Italia, a partire da quelli legati all’ambito energetico”. La Premier ha quindi informato che “un convoglio con 122 persone a bordo è partito da Israele ed ha raggiunto ieri l’Egitto, da dove chiaramente i cittadini italiani saranno riportati in Patria. Stiamo lavorando anche per ridurre in maniera ordinata la nostra presenza a Teheran, portando fuori dal Paese – via Azerbaijan – i connazionali che ne hanno fatto richiesta. Questa mattina un nuovo convoglio, il terzo, guidato dai carabinieri, con circa 67 persone a bordo, inclusi alcuni dipendenti dell’Ambasciata, si è messo in viaggio verso Baku. Si stanno predisponendo le attività per far partire un ulteriore convoglio nei prossimi giorni a seconda dell’evoluzione della situazione sul terreno, ed è allo studio la possibilità di ricollocare temporaneamente la nostra ambasciata in Oman, da valutare chiaramente quando tutti gli italiani saranno al sicuro”.
Sulle “possibili ripercussioni” che la crisi può provocare in tutto il Medio Oriente e oltre “stiamo vagliando le ipotesi di risposta da parte iraniana e in particolare stiamo monitorando Hormuz, uno stretto strategico per le economie globali, capace di condizionare il prezzo del petrolio e dell’energia a livello mondiale. Ma, in ogni caso, ci siamo già occupati di assicurare all’Italia gli approvvigionamenti energetici necessari”.
La posizione del governo italiano “rimane chiara”: “noi consideriamo molto pericolosa l’ipotesi che l’Iran si doti dell’arma nucleare” non solo perché “rappresenterebbe un pericolo vitale per Israele”, ma anche perchè “avvierebbe una rincorsa a dotarsi di armi atomiche da parte degli altri attori dell’area, innescando un effetto domino che sarebbe molto pericoloso anche per noi”.
Ribadito che “solo un’azione diplomatica coordinata può garantire la pace nella regione”, secondo Meloni “è giunto il tempo di abbandonare ambiguità e distinguo: l’Iran deve evitare ritorsioni contro gli Stati Uniti e cogliere l’opportunità, oggi, di un accordo con Washington sul proprio programma nucleare, consapevole che è possibile portare avanti un programma civile in un modo che garantisca la totale assenza di fini militari. Gli Emirati Arabi Uniti in questo senso sono un modello nella regione”.
Citati i contatti con gli alleati G7 e i colloqui bilaterali del Ministro degli Esteri Tajani – oggi a Bruxelles per la riunione dei Ministri degli Esteri dell’Unione Europea – Meloni ha ribadito anche l’altro “obiettivo prioritario” per l’Italia cioè “il cessate il fuoco a Gaza, dove, come già detto dal Governo in quest’aula, la legittima reazione di Israele a un terribile e insensato attacco terroristico sta assumendo forme drammatiche e inaccettabili, che chiediamo a Israele di fermare immediatamente”. È “necessario, e possibile, cogliere il momento per ottenere finalmente una cessazione delle ostilità sulla Striscia – anche per permettere l’ingresso degli aiuti umanitari e porre fine alle sofferenze della popolazione civile, che ha patito troppo e troppo a lungo – e più in generale per allentare la tensione nella regione. A questo obiettivo fondamentale stiamo ora dedicando i nostri principali sforzi”.
“Ribadiamo il nostro forte sostegno alla mediazione intrapresa da Stati Uniti, Egitto e Qatar”, ha aggiunto la Premier. “Il futuro della Striscia può iniziare solo con la liberazione degli ostaggi e il disarmo di Hamas. Una cessazione permanente delle ostilità è necessaria anche per poter avviare la sfida della ricostruzione, in cui – come ho già detto – credo che le Nazioni arabe debbano svolgere un ruolo preminente. E in cui, è chiaro, Hamas non potrà invece avere alcun ruolo”.
Per la Palestina, “siamo pronti a fornire il nostro contributo per un assetto futuro in cui i due popoli possano convivere in pace, dignità e sicurezza, in cui i terroristi non possano avere alcun ruolo, in cui la Striscia di Gaza non possa mai più essere una piattaforma per attacchi verso Israele. Al contrario, nel quadro di una soluzione concordata, una riformata Autorità Palestinese dovrebbe, a nostro avviso, assumere responsabilità sempre maggiori di governo e la gestione della sicurezza sia in Cisgiordania che a Gaza”.
Servono “scelte coraggiose, in primo luogo da parte di Israele”; è “necessario un processo politico che conduca alla soluzione dei due Stati, con garanzie di sicurezza reali e credibili per Israele e una piena normalizzazione dei rapporti con il mondo arabo e islamico, portando a compimento il processo avviato con gli Accordi di Abramo”.
Citata l’iniziativa “Food for Gaza” e ringraziati gli “operatori umanitari, i medici e i paramedici che operano in prima linea nella Striscia”, Meloni è passata ai fronti libico e siriano. C’è “un Medio Oriente profondamente cambiato” con una “nuova Leadership a Damasco” e una “nuova dirigenza in Libano che dobbiamo sostenere” perché “la ripresa economica” e la “ricostruzione sociale” di entrambi sono “cruciali per gli equilibri di lungo periodo della regione e non solo della regione”.
Secondo Meloni “la rimozione delle sanzioni economiche dell’Ue alla Siria determina una congiuntura storica chiave per il Medio Oriente. L’Italia farà il possibile perché il Consiglio europeo ne colga le potenzialità, per definire un nuovo ‘triangolo di stabilità’ tra Libano, Siria e il futuro Stato palestinese, che avrebbe effetti cruciali anche per la sicurezza di Israele”.
L’Italia “è impegnata nella ricerca di soluzioni serie e concrete e non è interessata alle speculazioni perché la difficilissima situazione che sta vivendo il Medio Oriente non lo consente. La riconoscenza della popolazione palestinese ed israeliana per quanto ha fatto e sta facendo l’Italia è l’unica cosa che ha importanza per noi. E lo voglio dire agli italiani: siate fieri di quello ha fatto l’Italia, non solo le istituzioni ma il mondo del volontariato, i militari, l’intelligence, i nostri medici, i nostri infermieri, per aiutare le persone comuni che stanno vivevano un momento drammatico”, ha detto ancora la Premier. “Porteremo queste riflessioni in Consiglio europeo, ma il punto di partenza, ribadisco, resta il cessate il fuoco a Gaza e la ripresa delle negoziazioni tra le parti sul conflitto in Iran, condizioni necessarie a definire una nuova architettura politica e di sicurezza”.
Sul fronte russo, si assiste “a una fase estremamente delicata del conflitto, con l’assenza di progressi sostanziali sul piano negoziale, specie in termini di cessazione delle ostilità. Alla luce di questi sviluppi, - ha spiegato Meloni – due sono le direttrici su cui ci stiamo muovendo: sostegno all’Ucraina e pressione sulla Russia. Anche qui, l’obiettivo immediato è un cessate il fuoco che fermi i combattimenti e lasci il campo alla diplomazia, per discutere un vero e duraturo accordo di pace, che giocoforza avrà un impatto anche sull’architettura di sicurezza europea”.
In questa fase è “importante esercitare sulla Russia una pressione coordinata, e siamo pronti a farlo con il diciottesimo pacchetto sanzionatorio attualmente in discussione a Bruxelles, concentrato sulla flotta ombra di petroliere riconducibili alla Russia, utilizzate per aggirare le sanzioni, e più in generale sul settore energetico e su quello bancario”.
“Intendiamo continuare a sostenere l’Ucraina nella sua legittima autodifesa, ma anche nella prospettiva della ricostruzione, una delle più importanti scommesse sul suo futuro di Nazione sovrana, libera e prospera”, ha detto ancora Meloni ricordando l’Ukraine Recovery Conference in programma a Roma il 10 e 11 luglio.
Tra le priorità del Governo anche “la sicurezza e la difesa dell’Italia e del Continente”. “Nessuna Nazione e nessuna organizzazione di Stati può essere pienamente indipendente e sovrana se affida ad altri la propria difesa e la propria sicurezza”, ha sostenuto la Premier. “Se non sai difenderti non decidi, se non decidi non puoi considerarti pienamente libero. È il motivo per il quale ho sempre creduto che fosse una scelta giusta lavorare per costruire un solido pilastro europeo dell’Alleanza Atlantica, da affiancare a quello nordamericano, in un’ottica di complementarità strategica e capace di incentivare anche la formazione di una solida base industriale”.
Precisato che “resta ferma la necessità, a livello europeo, di rendere compatibili le regole del patto di stabilità con l'incremento delle spese di difesa concordate con gli alleati”, ad oggi, ha ricordato Meloni, “la proposta presentata prende atto della valutazione aggiornata che la NATO fa delle minacce e dei rischi per l’Europa, dei conseguenti piani di Difesa, della possibile riduzione del contributo in termini di forze e capacità da parte degli Stati Uniti. Questo si traduce in un impegno per tutti i membri dell’Alleanza ad arrivare al 3,5% del PIL in spese di difesa e al 1,5% in spese di sicurezza. Sono impegni importanti, certo, ma necessari, che, finché questo Governo sarà in carica, l’Italia rispetterà restando un membro di prim'ordine della NATO”.
“Intorno a noi vediamo moltiplicarsi caos e insicurezza, e non lasceremo l’Italia esposta, debole, incapace di difendersi o impossibilitata a tutelare i suoi interessi come merita che i suoi interessi vengano tutelati”, ha aggiunto. “Grazie alla mediazione voluta e ottenuta da noi avremo un periodo temporale di 10 anni per raggiungere il 3,5%, libertà sugli aumenti annuali senza alcun limite minimo annuo e possibilità di revisione degli impegni nel 2029. In sostanza, tenuto conto che già siamo al 2% del PIL per la Difesa, un aumento dell’1,5% in dieci anni, è un impegno non distante da quello che nel 2014 il governo di allora prese con un aumento dell’1% atteso che in quell’anno l’Italia si trovava all’1% delle proprie spese di difesa in rapporto al PIL. Riguardo l’1,5% di spese dedicate alla sicurezza, abbiamo invece chiesto e ottenuto che siano gli stati membri a definire cosa considerino una minaccia per la sicurezza dei propri cittadini e quali strumenti mettere in campo per affrontare quella minaccia, e di conseguenza quali spese effettuare”.
All’ordine del giorno del Consiglio Europeo ci saranno anche il Nord Africa e il Sahel: “i violenti scontri a Tripoli delle scorse settimane dimostrano che non possiamo permetterci di trascurare la Libia” perché “ciò che accade lì ha immediate ripercussioni sulla sicurezza dell’Unione europea, e l’Italia è di gran lunga la Nazione più esposta a eventuali rischi e minacce”. Anche in questo caso “l’Italia sostiene pienamente gli sforzi per consolidare il cessate il fuoco attraverso il dialogo, ma crediamo che anche l’Unione Europea debba esercitare tutta la sua influenza affinché le parti continuino a rispettare incondizionatamente la tregua, assicurando ogni sforzo per scongiurare che vi siano ulteriori vittime civili o danni alle infrastrutture”. La stabilità del Paese “rappresenta un elemento determinante anche per il contenimento dei flussi migratori irregolari e per il contrasto dei traffici illeciti che attraversano il Mediterraneo centrale”. Senza contare che “c’è il rischio concreto che la Russia possa sfruttare l’instabilità attuale per rafforzarsi ulteriormente in Libia e quindi nel Mediterraneo”.
Sul Sahel “l’Italia sostiene l’esigenza di un approccio flessibile e pragmatico che metta al centro i nostri comuni interessi strategici”, che significa anche “il riavvio del dialogo politico, della cooperazione allo sviluppo e della collaborazione in materia di sicurezza con tre Paesi centrali della regione come Mali, Burkina Faso e Niger, attualmente governati da giunte militari, usciti dalla Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale e riunitisi nell’Alleanza degli Stati del Sahel”.
Al Consiglio Europeo si farà nuovamente il punto sull'attuazione delle politiche dell'Unione in ambito migratorio: “sono molto fiera del lavoro fatto su questa materia anche a livello di G7, dove non a caso è stato affidato all'Italia il compito di coordinare il tavolo tematico sull’immigrazione e la lotta globale contro il traffico di esseri umani. Un formato che dà seguito al lavoro della Presidenza italiana del G7 dello scorso anno. Il documento finale del G7 sull’immigrazione sposa in pieno la nostra linea, ovvero la necessità di una immigrazione regolamentata, di una lotta senza quartiere alla criminalità organizzata che gestisce il traffico di esseri umani – soprattutto seguendo il principio “follow the money”, che abbiamo imparato da Giovanni Falcone e da Paolo Borsellino – e di una cooperazione tra pari con i Paesi di origine e di transito, strategia alla base degli accordi bilaterali che abbiamo siglato, nonché ovviamente del Piano Mattei per l’Africa e del Global Gateway dell’Unione europea”.
“Negli ultimi due anni – su spinta italiana – c’è stato a Bruxelles un deciso cambio di passo in materia migratoria. L’attenzione, ora, è tutta rivolta alla dimensione esterna, ai partenariati paritari, al nuovo Regolamento per rendere più efficaci i rimpatri, al nuovo patto migrazione e asilo, alla cui attuazione gli Stati membri stanno lavorando in vista dell'entrata in vigore. Senza dimenticare le cosiddette soluzioni innovative, concetto anch’esso introdotto dall’Italia con il protocollo Italia Albania”, ha detto ancora la Premier prima di citare il gruppo di lavoro sull’immigrazione promosso insieme a Danimarca e Paesi Bassi, che si riunirà anche in questo Consiglio Ue dove si parlerà anche di Balcani e di competitività.
“Viviamo un periodo di grande tensione globale, nel quale è necessario mantenere il timone saldo e la rotta tracciata coerente”, ha concluso Meloni. “E la rotta, per questo Governo, è chiara: un’Italia protagonista in tutti i tavoli, costruttrice di ponti e capace di dialogo con tutti i partner, chiara nel suo posizionamento euroatlantico e mediterraneo, salda nella guida grazie a un governo che ha messo finalmente al centro l’interesse nazionale, e lo persegue ogni giorno, su ogni tema. E forti delle nostre posizioni, della credibilità che ci siamo guadagnati con lealtà e franchezza, della visione che accumuna una maggioranza solida, e di un popolo italiano che rappresentiamo e che è ancora capace di stupire il mondo, continueremo a lavorare senza risparmiarci, senza condizionamenti, senza paura, come sempre solo ed esclusivamente nell’ interesse dell’Italia”. (aise)