L’Italia al bivio: il 26° Rapporto dell’Eurispes

ROMA\ aise\ - È un’Italia “al bivio in riferimento alle scelte culturali, politiche ed economiche da compiere. Serve coraggio. Non ci stancheremo mai di ripetere che la prima risposta possibile sta nel “coraggio di avere coraggio””. Così Gian Maria Fara nel saggio che apre il 36° Rapporto Italia dell’Eurispes pubblicato oggi che, come sempre, ruota attorno a 6 capitoli, ciascuno dei quali offre una lettura dicotomica della realtà esaminata.
Le dicotomie tematiche individuate per l’edizione 2024 sono Certezza/Incertezza • Costruzione/Manutenzione • Legalità/Illegalità • Identità/Smarrimento • Severità/Permissività • Memoria/Oblio.
“Siamo arrivati ad un bivio, dobbiamo scegliere: adattamento o trasformazione? Patto per la conservazione, o patto per il futuro?”, scrive Fara, secondo cui “le crisi obbligano alla scelta e alla decisione e in tempi normali possono avere anche un effetto benefico, ma quella di oggi non ammette alternative. Non si tratta più di optare per una soluzione emergenziale o un’altra, per tattiche diverse; il percorso possibile è uno e uno solo: trasformazione, più precisamente trasformazione sistemica, indicativa della capacità di un sistema di rigenerarsi, bloccando ed evitando per tempo ogni possibile processo involutivo di regresso”.
Ad arricchire il Rapporto, oltre alle schede tematiche di approfondimento su diverse fenomenologie, le indagini campionarie che, nell’edizione di quest’anno, hanno sondato alcuni dei temi tradizionalmente osservati dall’Eurispes, tra i quali: la fiducia nelle Istituzioni; i conflitti internazionali e la crisi energetica; la situazione economica delle famiglie; il conflitto israelo-palestinese; l’Intelligenza Artificiale e i Social; l’opinione sui temi etici; i nuovi stili alimentari; il rapporto con il mondo animale e numerosi altri contenuti di stretta attualità.
IL RAPPORTO
Comparando i risultati con le precedenti rilevazioni dell’Eurispes emerge, rispetto allo scorso anno, un lieve miglioramento di alcuni indicatori della situazione economica delle famiglie italiane. Resta però una parte della popolazione che si trova a dover affrontare situazioni difficili come quella di non riuscire ad arrivare a fine mese senza grandi difficoltà (57,4%). Anche le bollette (33,1%), l’affitto (45,5%) e le rate del mutuo (32,1%) sono un problema per molte famiglie. D’altronde, i prezzi dei beni di consumo sono in aumento secondo il giudizio dell’83% degli italiani e questo andamento costringe a trovare degli escamotage per far quadrare i conti. Si chiede aiuto soprattutto alla famiglia d’origine (32,1%) e si usa molto l’acquisto a rate (42,7%), si pagano in nero alcuni servizi come ripetizioni, baby sitter, ecc. (33,6%) e quasi 3 italiani su 10 rinunciano a cure/interventi dentistici o controlli medici.
La maggior parte degli italiani (55,5%) ritiene che la situazione economica del Paese abbia subìto un peggioramento nel corso dell’ultimo anno, per il 18,6% la situazione è rimasta stabile, mentre solo un italiano su dieci (10%) ha indicato segnali di miglioramento. Il 15,6% non sa o non ha voluto fornire alcuna risposta. Guardando al futuro, i cittadini sono invece cauti: per il 33,2% la situazione economica italiana resterà stabile nei prossimi dodici mesi. I pessimisti, che attendono un peggioramento, sono il 31,6%, mentre il 10,8% prospetta un periodo di crescita economica. Il 40,9% dei cittadini afferma però che la situazione economica personale e familiare negli ultimi 12 mesi è rimasta stabile. Anche se con diversa intensità, complessivamente il 35,4% degli italiani denuncia un peggioramento della propria condizione economica, mentre il 14,2% parla di un miglioramento.
Poco più di uno su quattro riesce a risparmiare (28,3%), il 36,8% attinge ai risparmi per arrivare a fine mese.
Nelle difficoltà economiche alcuni sono ricorsi al sostegno di amici, colleghi e altri parenti (17,2%); il 16% ha richiesto un prestito in banca, mentre il 13,6% ha dovuto chiedere soldi in prestito a privati (non amici o parenti) con il pericolo di scivolare nelle maglie dell’usura. Diffusa la vendita online di beni e oggetti (27,5%). Il 37,6% degli italiani ha dovuto rinunciare alla baby sitter e il 24,3% alla badante. Il 15,3% ha dovuto vendere o ha perso beni come la casa o l’attività commerciale/imprenditoriale.
Si acquista molto a rate (42,7%), spesso su piattaforme online a interessi zero (21,3%). Il 14,6% ha noleggiato abiti e accessori in occasione di feste o cerimonie, e l’11,7% è tornato a vivere in casa con la famiglia d’origine. Poiché far fronte alle spese mediche mette in difficoltà nel 28,3% dei casi, le rinunce toccano anche la salute e si fa a meno di visite specialistiche per disturbi o patologie specifiche (23,1%), a terapie/interventi medici (17,3%), all’acquisto di medicinali (15,9%).
FIDUCIA NELLE ISTITUZIONI
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, raccoglie un largo consenso in termini di fiducia espressa dai cittadini nei suoi confronti (60,8%; +8,6% rispetto al 2023).
Il Parlamento fa registrare un lieve aumento di fiducia (dal 30% del 2023 al 33,6% del 2024), ma i cittadini delusi restano la maggioranza (58%). I cittadini sono divisi sul giudizio nei confronti della Magistratura: il 47% si dice fiducioso contro il 44% degli sfiduciati e sui Presidenti di Regione (apprezzati dal 41,2% e “bocciati” nel 47,4% dei casi).
Esprimono consenso nei confronti del Governo poco più di un terzo degli italiani (36,2%), ma gli sfiduciati restano la maggioranza (55,4%).
Nel 2024, troviamo molto in alto, nella graduatoria delle Forze dell’ordine, l’Arma dei Carabinieri che, raggiungendo il 68,8% del consenso accordato dagli italiani, riprende, rispetto al 2023, ben 16 punti percentuali e torna a risultati più vicini a quelli del 2019 e del 2020. Cresce anche la Guardia di finanza: dal 55,1% dei consensi del 2023 al 66,1% del 2024 (+10%). In maniera similare, la Polizia di Stato ottiene il 10,7% in più dei consensi, passando dal 52,8% del 2023 al 63,5% del 2024.
Per quanto riguarda la Difesa, l’apprezzamento degli italiani per l’Esercito Italiano passa dal 64,3% del 2023 al 69,4% del 2024 (+5,1%). L’Aeronautica Militare cresce di quasi 10 punti (dal 64% al 73,7%), la Marina Militare di 6,4% (dal 67,5% al 73,9%). La nostra Intelligence raccoglie un consenso pari al 62,8% delle risposte e si spinge in avanti di 7,3 punti percentuali rispetto al 2023.
Per quanto riguarda gli altri Corpi, entrati più recentemente a far parte della rilevazione, troviamo in alto i Vigili del Fuoco con un larghissimo tasso di fiducia (84,1%). La Guardia Costiera arriva al 71,8% dei consensi. Torna a crescere anche la fiducia nei confronti della Polizia penitenziaria dal 53,4% dei consensi del 2023 al 59,5% del 2024. Mentre per la Polizia locale si evidenzia un aumento contenuto: dal 53,2% al 54,3%.
Tra le altre Istituzioni, pubbliche e private, che crescono nel grado di fiducia da un anno all’altro troviamo: la Chiesa Cattolica (52,1%), la Scuola (66%), il Sistema sanitario (58,3%). Aumentano i fiduciosi nelle Associazioni dei consumatori (dal 46% al 48,1%) senza tuttavia arrivare alla metà dei giudizi positivi come pure accade per la Pubblica amministrazione (dal 39,6% al 44,4%) e per le Associazioni degli imprenditori (dal 39% al 46%). Il balzo in avanti più deciso lo si registra per la Protezione civile con il 78,5% (69,9% nel 2023). Interessante anche il risultato ottenuto dall’Università (dal 64,9% al 71,8%), e dalle Associazioni che operano nel Volontariato (dal 60,6% al 68,7%).
Sono soltanto tre le Istituzioni che subiscono un calo dei consensi rispetto al 2023: i partiti che passano da una fiducia del 32,5% al 29,8%, i sindacati che diminuiscono lievemente dal 43,1% al 42,7% e le altre confessioni religiose diverse da quella cattolica (dal 38% al 34,5%).
ISRAELE E PALESTINA
Nel Rapporto Italia di quest’anno, l’Eurispes ha inteso esplorare, da un lato, le opinioni degli italiani rispetto al conflitto israelo-palestinese, dall’altro, la diffusione e le caratteristiche di pregiudizi antisemiti nel nostro Paese. In alcuni casi è stato possibile confrontare i dati con i risultati emersi dall’indagine condotta dall’Istituto nel 2004, a distanza quindi di ben venti anni.
L’indagine dell’Eurispes su antisemitismo e conflitto israelo-palestinese ha messo in luce i giudizi degli italiani rispetto ad alcuni temi particolari. La maggioranza, il 60,7%, non mette in discussione il diritto dello Stato d’Israele ad esistere; ma, all’interno di questa percentuale, il 32,1% sottolinea anche come ciò debba essere accanto al riconoscimento di uno Stato palestinese. Il 18,8% nega, invece, in modo netto, il diritto di esistenza dello Stato israeliano. Un quinto del campione (20,5%) non sa esprimersi in merito. Rispetto a quanto emerso nel 2004 rivolgendo la stessa domanda ai cittadini italiani, si osservano differenze non trascurabili: in particolare, solo il 2,8% negava tale diritto.
Il terrorismo islamico è indicato come l’elemento più pericoloso per una pacificazione del conflitto nella regione mediorientale (21,7%). Al secondo posto si collocano la politica del Governo guidato dal Primo Ministro di Israele, Benjamin Netanyahu (12,8%) e la politica degli Stati Uniti in Medio Oriente (12,5%), segue il conflitto tra moderati e fondamentalisti all’interno di alcuni paesi arabi (10,9%).
I sostenitori della necessità di aiuti (economici, strategici, nella fornitura di armi, ecc.) ad Israele sono una minoranza (15,9%), mentre esattamente la metà (50,1%) si dice contrario. Ben un terzo del campione (33,9%), invece, non sa o preferisce non dare una risposta a questa domanda.
Un terzo del campione (33,4%) concorda con l’affermazione secondo cui gli ebrei controllerebbero il potere economico e finanziario; 3 su 10 sono convinti che controllino i media e il 27,5% sostiene la tesi secondo cui gli ebrei determinano le scelte politiche occidentali.
Il 15,9% degli italiani sminuisce la portata della Shoah (non avrebbe prodotto così tante vittime), il 14,1% la nega.
Il 54% degli italiani giudica gli episodi di antisemitismo come indice reale di un problema e il 55,4% ritiene che siano la conseguenza della diffusione di un linguaggio basato su odio e razzismo.
LE PREOCCUPAZIONI DEGLI ITALIANI
A preoccupare particolarmente gli italiani sono: la precarietà lavorativa (13,8%), i conflitti internazionali (12,8%), la possibilità che si ammalino le persone care (12,5% vs 18,1% dello scorso anno), l’aumento di luce, gas e affini (12,3% contro il 16,3% del 2023), il possibile coinvolgimento dell’Italia nei conflitti internazionali (10,2%).
Il 72,6% dei rispondenti crede “poco” o “per niente” che questo Governo sarà in grado di risanare i conti pubblici (erano il 77,2% nel 2023); di tutelare il Paese dal terrorismo internazionale (59,1%, gli sfiduciati erano il 65,8% nel 2023), di contrastare la microcriminalità (61,8%, erano il 65% lo scorso anno) o la criminalità organizzata (62,1% rispetto al 66,4% del 2023). La maggioranza (il 64,9%; -3,5% rispetto alla rilevazione precedente) non crede che questo Governo sarà in grado di rilanciare i consumi, o di gestire la crisi immigrazione (68,3%; -2,6%). In linea con quanto emerso dalla precedente rilevazione, il 68,6% crede poco o per niente che l’Esecutivo saprà combattere la disoccupazione, o dare prospettive ai giovani (70,7%; -2,4%), né sostenere la natalità nelle famiglie italiane (63,4%). Anche la possibilità di aumentare i diritti dei cittadini (70,2%) e di costruire un rapporto collaborativo tra maggioranza e opposizione (74,7%) trovano un diffuso scetticismo. 6 italiani su 10 (60,7%) esprimono sfiducia nella capacità dell’Esecutivo di affermare il ruolo dell’Italia nella politica internazionale, mentre il 53,3% non è convinto della capacità di sostenere il Made in Italy nel mondo. Infine, una quota maggioritaria esprime sfiducia anche nella possibilità che questo Governo possa portare a termine una buona riforma elettorale (69%).
Il 39,1% degli italiani pensa che non sia ancora il caso di parlare di Terza Guerra Mondiale come affermato da Papa Francesco, ma che ci sia un rischio concreto.
Ancora sui temi della sicurezza e della Difesa, gli italiani sono divisi sulla possibilità di ripristinare il servizio militare di leva per i giovani: si dichiara infatti favorevole il 50,2% degli italiani, contrario il 49,8%. Una percentuale più alta (54,4%) è invece favorevole ad addestrare volontari che, in caso di necessità, possano essere attivati per affiancare le Forze armate, mentre la maggioranza degli italiani (61,9%) è contraria al reclutamento obbligatorio al servizio militare tramite normativa o disposizione straordinaria, in vista della possibilità di difendere il Paese. Inoltre, sul tema gli italiani si dichiarano contrari (59,3% contro il 40,7%) anche all’incremento della spesa militare per garantire dotazione adeguata alla difesa del Paese.
Il 60,4% dei rispondenti è contrario alla costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina. In maggioranza, gli italiani si dicono contrari anche alla reintroduzione del Reddito di Cittadinanza (61,2%) e al prolungamento del Superbonus per l’edilizia (58,5%). Il 52,7% del campione è contrario all’ipotesi di fissare il limite di velocità di 30 Km/h all’interno dei centri urbani, mentre il 64,6% si dichiara favorevole all’introduzione dell’educazione finanziaria a scuola.
INTELLIGENZA ARTIFICIALE E SOCIAL NETWORK
Ha una vaga idea di che cosa sia l’Intelligenza Artificiale il 33,9% degli italiani e una quota simile afferma di non saperne nulla (31,9%). Fra i più informati, prevalgono quanti affermano di saperne abbastanza (25%), mentre solo uno su dieci dichiara di essere molto informato sull’argomento (9,2%). La maggioranza di chi ha dichiarato di conoscere in qualche misura l’Intelligenza Artificiale, afferma però di non averla mai provata (53,9%). Il giudizio sull’AI è generalmente positivo (65,8%), prevale l’idea che sia una tecnologia controllabile (54,1%) anche se pericolosa (57,4%) e che si sostituirà all’uomo (54,2%). Meno condivisa è l’opinione che ci pentiremo di averla creata (47,6%). Chi ha provato ad utilizzare l’AI, lo ha fatto spinto dalla curiosità di vedere come funzionasse (72,4%) e per motivi di svago/gioco (63,7%). Il 46% l’ha utilizzata per lavoro e il 41,5% per motivi di studio.
I giudizi sui Social sono invece severi: favoriscono la diffusione di fake news (78,3%); alimentano il cyberbullismo (73,3%), diffondono modelli di comportamento sbagliati (72,3%); favoriscono l’espressione dell’aggressività e della violenza verbale (69,5%); il 66,1% è convinto che danneggino la vita sociale.
Circa un intervistato su cinque è stato vittima di aggressività o ingiurie sui Social/in Rete (21,3%) e di truffe informatiche (20,7%); il 18% ha visto violata la propria privacy; poco meno sono le vittime di inganno da falsa identità (17,7%); il 14,9% ha subìto il furto di identità; il 14% cyber stalking e l’8,1% è stato vittima di revenge porn.
IL LAVORO DA REMOTO
Il nomadismo digitale non è un fenomeno ancora diffuso nel nostro Paese, ma molti (47,3%) valuterebbero di spostarsi all’estero. Il lavoro nero invece è o è stata una realtà per 4 lavoratori su 10. Complessivamente in un terzo dei casi si denuncia la mancanza di sicurezza sul lavoro.
Meno di un decimo degli italiani (9,1%) lavora interamente da remoto in una località diversa da quella dove ha sede la sua azienda, è dunque un nomade digitale, e un 38,3% conosce persone che lo fanno. L’8,2% ha lasciato il lavoro che svolgeva per privilegiare la propria qualità della vita e le proprie inclinazioni; il 28,5% ha almeno un parente, amico, conoscente, che ha fatto questa scelta.
Quasi la metà dei lavoratori italiani (47,3%) ha valutato, più o meno concretamente, l’eventualità di un trasferimento lavorativo in un paese straniero; alla base di questa ipotesi, la ricerca di migliori condizioni economiche (28,2%).
I TEMI ETICI
Nel 2024 il 66,7% dei cittadini è favorevole all’eutanasia, il 65,3% approva l’eutanasia in caso di demenza senile, se indicato dal soggetto nelle proprie disposizioni anticipate, il 78,4% sostiene la necessità di poter aderire al testamento biologico, mentre il suicidio assistito raccoglie il 47,8% dei favorevoli.
Sul fronte della maternità, la fecondazione eterologa è largamente sostenuta come pratica medica (60%), mentre la possibilità di ricorre al cosiddetto “utero in affitto” trova riscontro presso una percentuale decisamente più bassa di italiani (37,1%), lo stesso accade per l’ipotesi dell’utero artificiale (39,9%).
Per quanto riguarda l’ampliamento dei diritti civili, la possibilità di contrarre matrimonio tra persone dello stesso sesso vede favorevoli il 64,5% degli italiani, che in misura anche maggiore (il 69,3%) concordano con la tutela giuridica delle coppie di fatto indipendentemente dal sesso.
L’adozione di bambini anche per le coppie omosessuali continua a non essere del tutto condivisa (54,5%), anche se nel tempo le posizioni favorevoli sono notevolmente aumentate nel corso degli anni (+23,4% rispetto al 2019). L’adozione anche per i single, rispetto alla stessa possibilità per gli omosessuali, trova un maggior indice di gradimento (61,5%). Il riconoscimento dei figli di coppie dello stesso sesso (adozione del figlio del partner o dei figli nati con fecondazione eterologa o con gestazione per altri, consentite all’estero) vede gli italiani favorevoli nel 58,4% dei casi.
Rispetto alla possibilità di autorizzare il cambiamento di sesso tramite autodichiarazione dell’interessato, anche senza certificazioni mediche, solo quattro italiani su dieci sono d’accordo (40,7%). Sul riconoscimento delle identità di genere che non si rispecchiano nel femminile o nel maschile, il consenso supera la metà delle indicazioni (53,5%). Infine, legalizzazione delle droghe leggere e della prostituzione sono un’idea lontana per la maggior parte dei cittadini (i favorevoli, in entrambi i casi, non superano la metà del campione).
LA SALUTE MENTALE
Secondo i dati rilevati dall’Eurispes, nell’ultimo anno quasi 1 italiano su 5 ha assunto farmaci come ansiolitici, antidepressivi, stabilizzatori dell’umore, antipsicotici (19,8%). Ansiolitici e tranquillanti sono tra i farmaci psicotropi più utilizzati (85,1%). Circa 3 italiani su 10 hanno cercato il supporto di uno psicologo (29,7%). Il 10,3% ha seguito sedute di terapia online. Una percentuale più bassa ha sperimentato la terapia psichiatrica (7,6%) oppure ha partecipato a terapie psicologiche di gruppo (6,7%). Il 5,3% ha indicato di aver frequentato centri di sostegno per le dipendenze. Pochi hanno praticato l’ipnosi (3,5%).
Nel corso dell’ultimo anno, gli sbalzi d’umore hanno rappresentato uno stato emotivo condiviso dal 60% degli italiani. Diffuse in egual modo l’insonnia (59%) e la sensazione di sentirsi depressi (58,9%). Inoltre, il 38% ha dichiarato di aver avuto crisi di panico. Tra tutti, i ragazzi tra i 18 e i 24 anni di età sono i più colpiti da sbalzi d’umore (72,7%), sintomi depressivi (71%), crisi di panico (51,2%).
LA SALUTE DEL CORPO
È vegetariano il 7,2% degli italiani, seguiti dal 2,3% di chi si dichiara vegano (complessivamente il 9,5%, erano il 6,6% nel 2023). Il 5% dichiara di essere stato vegetariano in precedenza. Tra i vantaggi di questa alimentazione ci sarebbero la sensazione di una migliore condizione fisica (86,4%), la facilità di mantenere il peso forma (73,3%), maggiore creatività in cucina (66,5%). Rimpiange invece i sapori dell’alimentazione “tradizionale” il 39,8%.
Il 36,1% dei vegetariani/vegani non si sente “mai” infastidito in presenza di persone che mangiano carne/pesce, ma nel complesso il 63,8% dice di esserlo “qualche volta”, “spesso” o “sempre”. Solo il 23,6% non ha mai notato un atteggiamento negativo e intollerante nei suoi confronti, mentre il 76,4% riporta episodi di questo tipo, anche se con diversa frequenza. Sull’altro versante, sembrerebbe esserci più tolleranza: infatti, l’86,8% di chi è onnivoro dichiara di sentirsi per nulla o poco infastidito in presenza di persone che seguono un’alimentazione vegetariana/vegana.
Tra le nuove abitudini alimentari anche le diete “senza” sempre più diffuse: i più consumati sono gli alimenti senza lattosio (30,9%), gli alimenti senza zucchero (25%), senza glutine (21%), senza lievito (18,3%) e senza uova (13,8%). Ad acquistarli sono soprattutto coloro che non sono intolleranti rispetto a coloro che hanno un’intolleranza certificata.
Tra le altre opzioni alimentari proposte, il 33,5% degli italiani dichiara di utilizzare spesso e abitualmente i mix di frutta secca e semi, il 25,2% gli alimenti proteici, il 23,5% i semi (lino, girasole, canapa, ecc.) e il 22,6% gli integratori alimentari. Gli alimenti contenenti cannabis vengono utilizzati nel 19,6% dei casi.
GLI ANIMALI
In quasi una casa su quattro in Italia troviamo almeno un animale da compagnia (37,3%; +4,6% rispetto al 2023). Poco più di 4 italiani su 10 che accolgono un animale possiedono un cane (41,8%) e quasi 4 su 10 un gatto (37,7%). Il 20,3% di chi ha con sé un animale spende meno di 30 euro al mese per la sua cura e il mantenimento. Circa il 60% degli italiani, invece, effettua una spesa mensile superiore ai 30 euro ed entro i 100 euro. Dal 2015 ad oggi è sensibilmente diminuita la percentuale di coloro che riescono a spendere meno di 30 euro al mese e dai 30 ai 50 euro. (aise)