A Milano la collettiva “Pittori d’Italia. Giovani, giovanissimi… anzi maturi”

MILANO\ aise\ - Dal 28 maggio scorso e sino al 19 luglio la galleria Antonio Colombo Arte Contemporanea di Milano presenta la mostra “Pittori d’Italia. Giovani, giovanissimi… anzi maturi”, a cura di Ivan Quaroni.
Le opere dei dodici artisti in mostra – 108 (Guido Bisagni, Alessandria, 1978), Nicola Caredda (Cagliari, 1981), El Gato Chimney (Milano, 1981), Jacopo Ginanneschi (Grosseto, 1987), Agnese Guido (Lecce, 1982), Dario Maglionico (Napoli, 1986), Fulvia Mendini (Milano, 1966), Riccardo Nannini (Grosseto, 1980), Silvia Negrini (Sondrio, 1982), Silvia Paci (Prato, 1990), Paolo Pibi (Oristano, 1987) e Melania Toma (Vicenza, 1996) – rappresentano una variegata congerie di stili, tendenze che attraversano tutto lo spettro espressivo della pittura, dalla figurazione all’astrazione.
Sotto il titolo di “Pittori d’Italia” e l’ironico sottotitolo “Giovani, giovanissimi… anzi maturi” – tributo all’arguzia di Ennio Flaiano e al celebre paradosso ("Certo, certissimo… anzi probabile") con cui lo scrittore e giornalista abruzzese evidenziava il labile confine tra il vero e il falso – Antonio Colombo Arte Contemporanea riunisce dodici giovani pittori italiani diversi per età e formazione, provenienti da varie regioni d’Italia, in una riflessione sulla pittura, il più antico dei linguaggi visivi.
La pittura in Italia è tornata d’attualità. Lo testimoniano le numerose mostre ad essa dedicate nelle gallerie d’arte e le recenti rassegne istituzionali. “Il problema della pittura (l’arte più difficile che ci sia)”, scriveva Giorgio De Chirico, “non si risolve a chiacchiere e facilonerie”. Il magistero della pittura richiede sacrificio e duro lavoro, perciò un buon criterio di selezione dei pittori odierni dovrebbe basarsi su presupposti qualitativi.
Gli artisti selezionati provengono da varie regioni d’Italia, alcuni hanno vissuto o vivono all’estero, a dimostrazione che se un genoma italico della pittura esiste, non può che essere spurio, contaminato, ibrido. Nessun genius loci può descrivere le complesse circostanze che hanno contribuito alla loro formazione. Per fortuna, nessun pittore la cui arte sia intimamente italiana ha mai dovuto esibire un certificato di cittadinanza. Si ricorderà che Giorgio De Chirico dipingeva le sue “Piazze d’Italia” dalle sponde della Senna, senza per questo essere meno italiano, lui che in Italia non ci era nemmeno nato. (aise)