Alla EARTH Foundation di Verona “Fortunato Depero. Sete di Futurismo, fame d’America”

VERONA\ aise\ - Si è aperta il 25 settembre negli spazi della EARTH Foundation di Verona la mostra “Fortunato Depero. Sete di Futurismo, fame d’America”, in allestimento sino al 1° marzo 2025. Il progetto espositivo, realizzato in collaborazione con il Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto e con l’Università di Verona – Dipartimento Culture e Civiltà, è concepito appositamente per gli spazi della Stazione Frigorifera Specializzata di Verona, con la curatela di Federico Zanoner e Luca Bochicchio.
La mostra realizza un’accurata indagine nell’opera del celebre pittore, scultore e designer Fortunato Depero (Fondo, 1892 – Rovereto, 1960). Il progetto, che annovera un’ampia selezione tratta dal patrimonio futurista conservato al Mart di Rovereto, traccia l’arco evolutivo della ricerca artistica di Depero dagli anni Dieci agli anni Cinquanta, ponendo particolare attenzione ai temi legati alla tavola, al cibo e ai luoghi della sua consumazione.
Il percorso espositivo restituisce un racconto cronologico che prende avvio a partire dal 1914, quando Fortunato Depero incontra il movimento futurista a Roma. La “sete di Futurismo” accompagna l’artista fino a Rovereto, dove nel 1919 fonda la Casa d’Arte Futurista Depero realizzando un’incubatrice d’arte totale che dalla pittura si estende fino alle arti applicate e decorative. Ne sono testimonianza in mostra l’allestimento del Cabaret del Diavolo a Roma del 1922 e la decorazione del Bar Bristol a Merano del 1924.
Negli anni Venti, con l’emersione dell’arte pubblicitaria, Fortunato Depero inaugura una felice collaborazione con diverse aziende, tra cui con Campari, dove l’artista mette in campo l’ironica fantasia creatrice che lo rende celebre e che contribuisce al successo internazionale dell’iconico aperitivo.
Nel 1928 Fortunato Depero approda a New York, rispondendo alla “fame di America” che da anni lo assilla. Immerso nell’atmosfera della Grande Mela, caratterizzata dai fast-food, dal proibizionismo e dai banchetti nei grattacieli, l’artista si dedica a decorazioni di ambienti e ristoranti, intavolando strategie per promuoversi e intercettare commissioni e affari.
Il rientro in Italia dell’artista nel 1930 porta a un affondo dedicato al tema del cibo, osservato sia attraverso le originali ricette illustrate ispirate alla cucina futurista di Filippo Tommaso Marinetti e Fillìa, sia con un ritorno a motivi più tradizionali, quali le scene di osteria ispirate dal contesto trentino.
L’esposizione si addentra nelle diverse tecniche esplorate dall’artista nel corso della sua carriera, tra cui figurano gli arazzi utilizzati nel 1938 per decorare il Vi.Bi.Bar a Bolzano e il “buxus”, materiali da rivestimento utilizzato per pannelli pubblicitari e decorativi che nel 1940 diviene protagonista dell’allestimento della Bottega del Vino a Trento.
Il percorso di mostra si conclude negli anni Cinquanta attraverso altre esperienze pubblicitarie, tra le quali spiccano l’intensa collaborazione con le Cantine Cavazzani e con Braibanti, azienda produttrice di macchinari per la lavorazione della pasta.
Completa il percorso espositivo un corpus di documenti tratti dall’archivio storico dell’artista, che vedono manoscritti, corrispondenze e materiale a stampa affiancare le opere in mostra e accompagnare il visitatore in un itinerario completo attraverso la vicenda artistica e umana di uno dei protagonisti del panorama artistico italiano della prima metà del Novecento. (aise)