“Sguardi e silenzi”: gli scatti di Elio Ciol al Museo Diocesano di Milano

MILANO\ aise\ - Il Museo Diocesano Carlo Maria Martini di Milano presenta sino al 15 febbraio 2026, la prima grande mostra in un museo milanese dedicata a Elio Ciol (Casarsa della Delizia, Pordenone, 1929), tra i maggiori fotografi italiani contemporanei.
L’esposizione, dal titolo “Sguardi e silenzi”, curata da Stefano Ciol, progettata e realizzata appositamente per il Museo Diocesano, presenta una selezione di 100 immagini, capaci di restituire la complessità della sua ricerca.
Il percorso, suddiviso in undici sezioni, prende avvio dalle fotografie del periodo del Neorealismo, nelle quali Ciol entra in rapporto con la vita quotidiana, con il mondo del lavoro, con i bambini, con i volti degli anziani, sempre indagati con delicatezza e rispetto. Un capitolo a sé è la tragica vicenda del Vajont, nella quale l’empatia e la compartecipazione del fotografo permettono di far emergere un dolore composto e profondamente umano senza alcuna esibizione cronachistica.
Punto di partenza per comprendere la poetica di Elio Ciol sono i luoghi della sua infanzia, l’entroterra friulano, che impregna la sua cultura visiva fin dalle prime opere e che tornerà sempre negli oltre settantacinque anni della sua attività.
Pur muovendosi nell’ambito della fotografia neorealista degli anni Cinquanta, egli sceglie una strada assolutamente originale, mettendo al centro non l’impegno politico ma l’attenzione al reale in tutte le sue declinazioni: la natura, le architetture, il paesaggio, ma soprattutto l’uomo nella sua vita quotidiana fatta di gesti, incontri, affetti, sguardi. A questi temi si avvicina con un atteggiamento attento, lento, meditativo, alla ricerca di una perfezione formale e di un’armonia che sia specchio di una dimensione contemplativa e spirituale, e che persegue anche attraverso sperimentazioni tecniche.
La storia di Ciol si intreccia con l’evolversi della sua ricerca artistica, come si vede nelle sezioni dedicate all’amicizia con alcuni personaggi anche molto noti, da Pier Paolo Pasolini a Padre David Maria Turoldo, dal pittore William Congdon, del quale realizza intensi ritratti cogliendo l’essenza del suo lavoro creativo, fino a don Luigi Giussani, che conosce durante il suo soggiorno milanese.
Una sezione è dedicata ad Assisi, dove Ciol si ferma a lungo per fotografare l’arte sacra e dove rimane affascinato dallo spirito del luogo e dall’inscindibile identità di arte, uomo, natura. Il percorso si chiude con una sezione dedicata ai paesaggi, che nel tempo Ciol impara non solo a guardare ma a contemplare con meraviglia e gratitudine: “Il paesaggio per me è un dono: lo ricevo, non l’ho fatto io”. Il compito del fotografo diventa allora quello di decifrare i caratteri segreti contenuti in quei luoghi, intrisi di luce e segni del Mistero che li abita.
Accompagna la mostra un catalogo Dario Cimorelli Editore con testi di Michele Smargiassi.
Elio Ciol nasce nel 1929 a Casarsa della Delizia (Pordenone), dove tuttora vive. La sua attività prende avvio nel laboratorio fotografico del padre, dove già a quattordici anni realizza i primi scatti, iniziando ad acquisire le competenze tecniche. In particolare, Ciol è attratto dal mondo contadino, dai paesaggi e dalle persone che li abitano e vi lavorano, soggetti che torneranno sempre nelle sue foto. Negli stessi anni conosce Pier Paolo Pasolini, che trascorre le vacanze a Casarsa, paese d’origine della madre, e lo ritrarrà più volte nel corso della sua carriera.
Nel 1945 acquista una pellicola all’infrarosso e scopre, attraverso l’utilizzo di un filtro, di poter realizzare delle immagini dagli intensi contrasti, che diventeranno presto una cifra stilistica. Egli nel tempo mette a punto un linguaggio pienamente originale, in particolare nella fotografia di paesaggio, anche attraverso una continua ricerca di nuove tecniche e sperimentazioni.
A partire dagli anni Cinquanta inizia a scattare alcune tra le fotografie più note: tra i soggetti preferiti, la campagna friulana e quella umbra, i canyon americani, la Libia, l’Armenia e la Terra Santa.
Nel 1957, invitato dalla Pro Civitate Christiana, si sposta ad Assisi, città da lui molto amata, nella quale rimane alcuni anni e che torna in numerosi scatti.
Nel 1962 lavora come fotografo di scena del film Gli Ultimi di Vito Pandolfi e padre David Maria Turoldo. Nel 1963 è a Milano, dove collabora con Luigi Crocenzi alla costituzione della “Fondazione Arnaldo e Fernando Altimani per lo studio e la sperimentazione sul linguaggio per immagini”. È il momento in cui conosce don Giussani e i ragazzi di Gioventù Studentesca, che fotografa durante le attività caritative nella bassa milanese.
Elio Ciol conduce inoltre numerose campagne di documentazione di opere d’arte in Italia e in Europa, che lo portano a collaborare con importanti case editrici. Nel corso della sua carriera, ha realizzato oltre centottanta mostre personali e pubblicato più di duecentotrenta libri. Le sue fotografie si trovano oggi in collezioni e in musei di tutto il mondo. (aise)