Al Musée Jacquemart-André di Parigi “Artemisia. Eroina dell’Arte”

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PARIGI\ aise\ - “Artemisia. Eroina dell’Arte” è la grande mostra con cui il Musée Jacquemart-André di Parigi rende omaggio alla pittrice caravaggesca Artemisia Gentileschi (1593 - circa 1656), una delle rare artiste dell'era moderna ad aver raggiunto fama internazionale in vita così da poter vivere della sua pittura.
Inaugurata il 19 marzo scorso alla presenza dell’ambasciatrice d’Italia in Francia, Emanuela d’Alessandro, la mostra, a cura di Patrizia Cavazzini, Maria Cristina Terzaghi e Pierre Curie, conservatore del Museo, sarà aperta al pubblico sino al 3 agosto illustrando vita e opere di una artista dal destino straordinario.
Con circa quaranta dipinti, che spaziano dai capolavori riconosciuti a tele di recente attribuzione, nonché dipinti raramente esposti al di fuori del loro consueto luogo di conservazione, questa mostra mette in luce il ruolo di Artemisia Gentileschi nella storia dell'arte del XVII secolo.
L’esposizione intende dimostrare la profonda originalità del suo lavoro, della carriera e della sua identità, che rimangono ancora oggi fonte di ispirazione e fascino. La storia di Artemisia attraversa i secoli e la lettura che si può fare del suo lavoro, riflesso della sua esperienza e resilienza, è senza tempo e universale.
Nata a Roma nel 1593, la giovane Artemisia si formò con il padre, Orazio Gentileschi (1563-1639), un artista di origine toscana influenzato da Caravaggio, e presto mostrò un talento singolare per la pittura. Da adulta ebbe una brillante carriera, ottenendo fama internazionale e commissioni in tutta Europa, fino alla corte di Carlo I d'Inghilterra, dove raggiunse il padre nel 1638. Nonostante il successo clamoroso di cui godette in vita, verso la fine del XVIII secolo Artemisia cadde nell'oblio. Fu solo nel XX secolo che la sua opera fu nuovamente apprezzata e riconosciuta per il suo vero valore.
La sua formazione giovanile presso il padre Orazio, fondamentale per comprendere la sua arte, e il forte impatto di Caravaggio saranno valorizzati in mostra, in particolare grazie a prestiti rari, come l’imponente Susanna e i vecchioni dallo Schloss Weissenstein di Pommersfelden, in Germania, sua prima opera firmata e datata, e l’Incoronazione di spine di Caravaggio, appartenente alla collezione della Banca Popolare di Vicenza.
Fin dall'inizio, Artemisia dimostra una capacità unica nel catturare la psicologia dei personaggi che ritrae in composizioni dalla potenza esplosiva che contrastano con l'eleganza lirica del padre Orazio. Ciò anche per effetto della tragedia che colpì l’artista in giovane età.
È difficile infatti separare l'analisi dell'opera di Artemisia Gentileschi da quella del suo destino, anche se sarebbe semplicistico comprendere la sua arte solo alla luce di quanto le accadde nel 1611, quando, a soli 18 anni, la sua vita è sconvolta. Il pittore Agostino Tassi, impiegato dal padre Orazio per insegnarle la prospettiva, la violenta e si rifiuta poi di sposare la giovane ragazza per fare ammenda. Orazio Gentileschi denuncia Tassi, ma il processo è una vera e propria tortura per Artemisia che deve dimostrare la verità delle sue accuse. I Gentileschi vincono la causa e Tassi è condannato a cinque anni di esilio, ma, protetto da Papa Paolo V Borghese, torna presto a Roma.
Il modo in cui Artemisia superò questa dura prova rivela la sua resilienza, il suo coraggio e la sua determinazione.
Dopo il processo, Artemisia sposa un fiorentino e si trasferisce a Firenze. In questo periodo raggiunge la piena emancipazione e fama e sviluppa sia le sue capacità tecniche sia la sua erudizione. Grazie ai contatti che stabilisce a Firenze, costruisce una sua rete internazionale di mecenati. In questi anni, insieme ad altri artisti, dipinge anche il soffitto di Casa Buonarroti, una casa dedicata alla memoria di Michelangelo dal suo discendente: due pannelli del soffitto sono esposti eccezionalmente nella nostra mostra parigina.
Artemisia gioca con la propria immagine e i suoi autoritratti - come il celebre Autoritratto come suonatrice di liuto in prestito dal Wadsworth Atheneum Museum of Art di Hartford - le fanno guadagnare la fiducia del Granduca Cosimo II de’ Medici, che ben presto le commissiona opere monumentali oggi perdute. Il suo talento di ritrattista, elogiato dai suoi contemporanei, è un elemento centrale della mostra, che presenta una serie di ritratti, alcuni dei quali recentemente scoperti.
Artemisia Gentileschi trae ispirazione anche da temi biblici e letterari per mettere in risalto soggetti femminili ed eroici, che ritrae con rara empatia, dotandoli di un potere di seduzione unico. L’artista ne è ben consapevole: i nudi femminili dipinti da una donna erano infatti assai rari all'epoca e molto ricercati dagli amanti dell'arte.
Una parte importante della mostra è infine dedicata al duello simbolico tra Eros e Thanatos, un tema cruciale nell’arte e nella cultura barocca e veramente centrale nell’opera di Artemisia Gentileschi. (r.a.\aise)