Roberto Rup Paolini inaugura ad Ahmedabad il progetto culturale Italia–India con la mostra “Jyot”

MILANO\ aise\ - Un ponte creativo tra Milano e Ahmedabad, in India. Un ponte creativo tra luce e materia. È quanto sta prendendo forma, grazie alla collaborazione tra la galleria indiana 079 Stories di Ahmedabad e Casa degli Artisti di Milano, con il progetto Italia-India che vedrà sabato prossimo, 23 agosto, la sua prima tappa con Roberto Rup Paolini che esordirà in India con la mostra “Jyot” (Luce divina). Ma non solo: tra agosto e dicembre 2025, infatti, è in programma un doppio appuntamento di residenze e mostre che metterà in dialogo artisti, curatori e istituzioni italiane e indiane, con il sostegno del Consolato Italiano di Mumbai e del Consolato Indiano in Italia.
Si parte dunque sabato ad Ahmedabad con la prima personale indiana dell’artista Roberto Rup Paolini. In autunno il testimone passerà a Milano dove, a partire dal 21 ottobre 2025, Casa degli Artisti ospiterà la residenza dell’artista Vipul Prajapati.
A curare entrambe le tappe, Caterina Corni e Giulia Restifo, in partnership con That’s Contemporary e Taf London.
Il termine Jyot (dal sanscrito jyotis, "luce") occupa una posizione centrale nel pensiero filosofico e spirituale dell’India antica e contemporanea. Lungi dal riferirsi esclusivamente a una fonte fisica di luce, jyot assume un valore simbolico, indicante la luce interiore, coscienza divina e presenza trascendente. Si tratta di un concetto che attraversa le principali tradizioni religiose del subcontinente - in particolare l’induismo, il buddhismo e il sikhismo - fungendo da metafora per la conoscenza spirituale, la verità ultima e l’unione con l’assoluto.
Nel contesto vedico, la luce (jyotir) è spesso associata alla dimensione del sacro che si rivela attraverso il rito, in particolare nel fuoco sacrificale (agni), mediando tra umano e divino. Nei testi delle Upaniṣad, jyot appare come manifestazione dell’ātman, l’anima individuale, la cui natura profonda è identica al brahman, il principio universale.
Nel sikhismo jyot rappresenta la luce divina che trascende i singoli individui. Si parla infatti di una continuità del jyot da un Guru all’altro, a testimonianza di un’unità spirituale che va oltre le contingenze storiche e personali.
In chiave contemporanea, il concetto di jyot può essere interpretato come resistenza simbolica alla frammentazione spirituale della modernità: una luce interiore che si oppone all’oscuramento del sacro nel mondo secolarizzato. In questa prospettiva, jyot non è solo un’eredità terminologica della metafisica indiana, ma anche uno strumento di pensiero utile alla riflessione interculturale sul rapporto tra luce, conoscenza e trascendenza.
Ed è proprio in questo contesto che si inserisce il lavoro di Roberto Rup Paolini. La sua serie di opere incentrata sul tema “Fuoco” presentata in anteprima assoluta, frutto di un processo di ricerca protrattosi per tre anni, rappresenta il compimento di un percorso di approfondimento artistico e personale. Per Rup il Fuoco non è solo elemento rituale, ma metafora potente di conoscenza, purificazione e valore esistenziale. Il Fuoco rappresenta sia la ferita umana sia il tentativo di accedere alla dimensione sacra (nel senso più ampio del termine), proprio perché nella società in cui viviamo l’allontanamento da questi simboli crea uno smarrimento profondo: senza il “fuoco sacro”, l’individuo diventa ‘turista’ del proprio mondo interiore.
Attraverso dipinti, una grande installazione, carboncini e fotomontaggi, Roberto Rup Paolini ci vuole accompagnare in un viaggio attraverso il paesaggio simbolico della nostra interiorità, dove il Fuoco si configura al tempo stesso come pratica ascetica e strumento di introspezione: una forza trasformatrice che purifica, rivela e consuma, conducendo a una conoscenza profonda del proprio io. (aise)