Expo 2025 Osaka/ Il Commissario Generale Vattani al quotidiano Asahi: “L’Italia nutre grandi aspettative”

ROMA\ aise\ - “Circa 160 Paesi e regioni hanno annunciato la loro partecipazione a Expo 2025 Osaka. Se alcuni dicono che “le Esposizioni Universali sono superate”, cosa sperano di ottenere i Paesi partecipanti dall'Esposizione in Giappone? Abbiamo parlato con l’Ambasciatore Mario Vattani, Commissario Generale per l’Italia a Expo 2025, che è impegnato attivamente nella preparazione dell’evento, diventando anche il primo Commissario ad inaugurare l’inizio del cantiere del proprio Padiglione lo scorso dicembre”. Ad intervistare Vattani è stato il quotidiano di Osaka “Asahi”. Di seguito la versione tradotta in italiano dal Commissariato generale per l’Expo.
“Attualmente, in Giappone ci sono molte voci critiche riguardo l’Expo. Allo stesso modo, c'era un movimento di opposizione nei confronti dell’Expo di Milano del 2015.
“Non si tratta solo di Expo. È lo stesso per le Olimpiadi e i Mondiali di calcio. Ci sarà sempre qualche opposizione a qualsiasi grande evento. Tutti hanno il diritto di dire: ‘Le nostre tasse non dovrebbero essere usate per questo’”.
D. Sulla base della sua esperienza a Milano, cosa pensa che l'Expo porterà alla città ospitante?
R. Prima di tutto, c'è l'effetto immediato dell'arrivo di molte persone. È un beneficio diretto per l'industria del turismo e, dato che molte aziende private provenienti da tutto il mondo si riuniscono, si creano opportunità di business. Anche artisti e interpreti entrano nella scena mondiale ed è un'opportunità per la cultura della città ospitante di essere conosciuta in tutto il mondo. L'Expo di Milano è stato un successo. I numeri lo dimostrano (circa 21,5 milioni di visitatori – nda), ma non solo. Quest'anno sono stato alla Settimana del Design di Milano e anche lì ho percepito cambiamenti positivi dopo l'Expo.
D. Che tipo di cambiamenti?
R. Innanzitutto, ha portato ottimi risultati in termini di paesaggio urbano. Sono stati costruiti molti edifici. La diversità è aumentata sempre di più. È già una città internazionale, ma la portata è cresciuta e c'è stato un aumento della partecipazione di Paesi e regioni che prima non si vedevano molto. Anche questa può essere considerata l'eredità di Expo. Per quanto riguarda il Giappone, c'è stato un aumento della partecipazione non solo da parte di marchi e designer famosi, ma anche da parte delle comunità locali. A proposito, c'è una risposta favorevole alla cultura giapponese in Italia.
D. Quando pensa che sia nato questo soft power?
R. Questo è lo scopo di un'Esposizione. All'Esposizione Universale di Parigi del XIX secolo, il Giappone ebbe un enorme impatto culturale sull'Europa. È noto che pittori come Van Gogh furono influenzati dall'ukiyo-e, ma perfino in Italia il grande poeta Gabriele D'Annunzio fu influenzato dalla cultura giapponese. Se il Giappone non avesse partecipato all'Expo, non so se le cose sarebbero andate così.
D. Ma ora siamo nell'era del digitale. Le notizie da tutto il mondo si diffondono istantaneamente. Sembra che le cose siano diverse dai tempi dell'Esposizione Universale di Parigi.
R. La storia del XIX secolo è superata, ma nell'era digitale tendiamo a dimenticare l'importanza degli incontri (faccia a faccia) tra le persone. Si dice anche che nel mondo digitale le persone tendono a isolarsi in gruppi di persone con gusti simili. All'Expo si viene portati in un luogo diverso e si entra in contatto con persone diverse. È un'opportunità per artisti e aziende di uscire dal loro mondo abituale e di espandere la loro rete globale.
D. In tale contesto, che tipo di esposizioni avrete al Padiglione Italia?
R. Non vogliamo solo decorare il luogo, ma anche coinvolgere imprese, artisti e ricercatori locali attraverso seminari e workshop. Stiamo anche pensando di invitare studenti italiani per approfondire gli scambi con le università giapponesi. Per l'Italia l'Expo è un'occasione per aumentare la propria presenza a Osaka e nelle zone limitrofe. Siamo anche interessati ad ampliare la nostra rete di contatti con le piccole e medie imprese della regione del Kansai, e siamo anche molto interessati ai liberi professionisti, compresi gli chef, e ai piccoli produttori.
D. L'Italia è piuttosto conosciuta in Giappone e sono sicuro che molte persone vi hanno viaggiato. I visitatori scopriranno qualcosa di nuovo?
R. Sono grato per questo, e ne sono molto riconoscente. Ma la sfida è far sì che la gente conosca un po' meglio l'Italia. I marchi italiani sono molto conosciuti, ma non credo che molti sappiano cosa ci sia dietro. I prezzi non sono alti solo perché hanno un nome. Dietro c'è tradizione, qualità, originalità e tecnologia. L'abbigliamento è ormai un'industria altamente tecnologica. Anche i rapporti commerciali tra Giappone e Italia non sono molto conosciuti. Per esempio, Mermec, produttore di sistemi ferroviari, e Danieli, produttore di attrezzature per l'acciaio, stanno puntando sul Giappone, e Leonardo sta collaborando con Mitsubishi Heavy Industries per sviluppare aerei da combattimento di ultima generazione. Stanno inoltre emergendo aziende come Bracco, che si occupa di diagnostica per immagini. Vorrei sfruttare questa opportunità per approfondire le relazioni commerciali tra i due Paesi.
D. Cosa immagina per queste nuove relazioni?
R. Per esempio, il Governo Italiano ha lanciato il Piano Mattei, incentrato sugli investimenti strategici in Africa. Per l'Italia, l'Africa è appena al di là del Mare, quindi c'è molto interesse per quell’area. Credo che ci siano già molte aziende giapponesi in Africa, ma in futuro penso che la collaborazione con aziende italiane sarà un'opzione possibile. D'altra parte, le aziende giapponesi hanno una forte presenza nel sud-est asiatico. Quindi è possibile che le aziende italiane collaborino con le aziende giapponesi ed entrino in questo mercato. Se ciò accadrà, credo che sarà un'opportunità sia per l'Italia che per il Giappone.
D. A parte le questioni legate al business, cosa vuole che le persone sappiano?
R. Stiamo anche preparando cose che faranno pensare alla gente: ‘Oh, questa è l'Italia!’. Il miglior design, la moda, l'arte, la musica. Abbiamo in programma di mettere in scena performance ogni giorno. Da lì, speriamo di mostrare la ‘creatività italiana’, che include tecnologia, innovazione e ricerca all’avanguardia.
D. Che tipo di persone vuole che partecipino?
R. Se proprio devo dirlo, i giovani. Il tema del Padiglione è ‘manifattura autentica’. In Italia la produzione manifatturiera è in calo, ma è un problema comune anche in Giappone. Pertanto, questo Padiglione è stato preparato con la speranza che le persone si concentrino sulla ‘produzione di prodotti autentici’ e ne siano orgogliosi. Vorrei che anche i giovani giapponesi si sentano allo stesso modo. Stiamo anche progettando di invitare gli studenti italiani al Padiglione, quindi speriamo che sia anche un'opportunità per i giovani di interagire tra loro. Questa volta esporremo un ritratto di Itō Mancio, che viaggiò dal Giappone a Roma nel XVI secolo. All'epoca aveva solo 13 anni, ma non era un'epoca in cui era facile andare in Europa come lo è oggi, e dovette attraversare grandi difficoltà per arrivare in Italia. Spero che i giovani possano provare questa sensazione di avventura e di sfida”. (aise)