La Patata del Fucino IGP con batteri solubilizzatori dei fosfati sarà presentata a Vienna

VIENNA\ aise\ - Sarà presentata a Vienna, in occasione del simposio Internazionale Microbe-Assisted Crop, la Patata del Fucino IGP rinominata “fosforella”, realizzata con l’utilizzo di batteri solubilizzatori dei fosfati. L’appuntamento è tra il 15 e il 18 luglio, durante il simposio Internazionale.
Nell’absract della ricerca sulla patata si legge: “Il fosforo (P) può essere un nutriente limitante che influisce sulla crescita delle piante. Nel suolo, il P è presente in una gamma di forme inorganiche (Pi) e organiche (Po), che ne determinano la biodisponibilità. La maggior parte delle forme di P nei terreni agricoli sono Pi, che le piante non possono assorbire o utilizzare. Questa situazione richiede continue campagne di fertilizzazione con fosforo per garantire una produzione agricola ottimale. Tuttavia, l’applicazione di questi prodotti rappresenta un costo enorme per gli agricoltori e contribuisce all’inquinamento ambientale”.
I risultati della ricerca sulla patata con i batteri solubilizzatori dei fosfati saranno presentati dalla prof.ssa Maddalena Del Gallo della facoltà di Microbiologia dell’Università degli studi dell’Aquila, insieme al team di ricerca composto da Marika Pellegrini, Mahmoud Kitouni e Rihab Dejaili e dai ricercatori ex Crab Daniela Maria Spera e Vittorio Di Giammatteo e da Mario Nucci che ha avuto l’iniziale intuizione di questa ricerca.
Secondo la ricerca, per contrastare il fenomeno del fosforo come elemento limitante, “negli ultimi decenni sono state sviluppate pratiche agronomiche basate su microrganismi (PGPM) per garantire in modo sostenibile la qualità della produzione. I PGPM con capacità di solubilizzazione del fosfato sono noti come microrganismi solubilizzanti il ​​fosfato (PSM) e possono convertire forme inorganiche e inaccessibili di assorbimento del fosfato (PO4 3-) in forme disponibili (ad esempio HPO4 2-).”
Lo studio conclude che “in presenza di PSM si è verificata una mobilitazione del fosfato. Arricchiti in assenza di concimazione chimica a base di fosfati, i tuberi si sono arricchiti del fosforo già presente nei terreni e mobilitato dall’attività del ceppo batterico utilizzato. Questi risultati suggeriscono l’idoneità dello stesso metodo in altre colture orticole, riducendo il fabbisogno di fertilizzanti e ottenendo una produzione sostenibile“. (aise)