Se non voli non voti: online la petizione per il voto alle Europee degli italiani extra Ue

LONDRA\ aise\ - “Ci opponiamo alla decisione di escludere gli italiani residenti nei Paese extra-Ue dalla possibilità di votare a distanza alle prossime elezioni per il Parlamento europeo. Chiediamo al governo di superare questa rigidità normativa estendendo questo diritto all’oltre 1 milione di italiani e italiane in Regno Unito e Svizzera, come primo passo verso un provvedimento completo che includa tutti i connazionali nel mondo. La maggior parte degli Stati europei si è da tempo convertita a un più fluido esercizio degli strumenti democratici consentendo il voto a chi vive oltreconfine. Perché il governo si ostina a rifarsi a una legge vecchia di 30 anni?”. A chiederselo sono i promotori della petizione “Se non voli non voti” rivolta al Governo italiano e, in particolare, ai Ministri dell’Interno e degli Esteri, Piantedosi e Tajani, cui si chiede di permettere ai residenti nel Regno Unito e in Svizzera di votare da remoto alle elezioni Europee.
Lanciata da The Good Lobby, in collaborazione con 3million, Limbo project, Migrant Democracy Project, Talented Italians in Uk e Comites Scozia – Irlanda del Nord, la petizione, ad oggi, è stata firmata da quasi 6mila persone.
Il testo.
“Tutte le cittadine e i cittadini italiani sono europei, ma alcuni sono più europei di altri.
È il caso di dirlo in vista delle prossime elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo dell’8-9 giugno quando oltre 1 milione di italiani che vivono alle porte dell’Unione, ovvero nel Regno Unito e in Svizzera, non potranno votare da remoto ma dovranno tornare al proprio Comune di origine per esercitare un diritto fondamentale protetto dalla Carta dei diritti dell’Ue (Articolo 39). Insieme a loro anche quelli che risiedono in tutti gli altri Paesi extra-Ue.
Lo stabilisce una legge vecchia di 30 anni – a cui il governo attuale decide di attenersi rigidamente – ormai inadeguata a regolare l’accesso al voto di una comunità di italiani all’estero sempre più ampia e anacronisticamente lasciata ai margini.
La maggior parte degli Stati europei, infatti, si è da tempo convertita a un più fluido esercizio degli strumenti democratici consentendo il voto a distanza alle Europee a tutti i connazionali che vivono oltreconfine.
A nome dei cittadini e delle cittadine italiane nel Regno Unito e in Svizzera chiediamo al governo di approvare una normativa che superi l’obsoleto Decreto-Legge 24 del 1994, n. 408, ripristinando il diritto al voto da remoto alle Europee per coloro che vivono nel Regno Unito – esclusi dopo la Brexit – e introducendolo per i residenti in Svizzera. Si tratterebbe di un primo passo rivolto alle due comunità più numerose e vicine geograficamente per poi estendere questo diritto a tutti gli italiani nel mondo.
Finora, a nulla sono valsi i tentativi dell’opposizione – che ha presentato un ddl e due emendamenti a firma dell’on.Crisanti (PD) della Circoscrizione Estero – di correggere questa rigidità. Considerando anche che il voto a distanza viene concesso a tutti i residenti all’estero per le Politiche e i Referendum, non si spiega in altro modo – se non con ragioni di opportunità politica – l’ostinazione del governo nel continuare a negarlo alle Europee.
In un anno cruciale per la democrazia nel mondo, in cui più di 60 Paesi sono chiamati alle urne, un esercito di italiani che vivono alle porte dell’Unione verrà dunque escluso da una possibilità garantita nella maggior parte dei Paesi occidentali. Oltre a essere l’unica in Europa, insieme alle piccole Malta e Cipro, che non permette il voto fuori sede a chi lavora sul territorio italiano lontano dalla propria residenza (mentre per gli studenti è in corso una prima importante sperimentazione di voto a distanza), l’Italia è rimasta tra le ultime a impedire il voto da remoto alle Europee a chi vive fuori dall’Unione. Insieme a noi restano indietro Slovacchia, Malta, Repubblica Ceca, Bulgaria e Irlanda (le ultime due vietano di votare in generale a chi non vive nell’Ue).
Una politica discriminatoria – si considerino i cittadini che non possono viaggiare per motivi di salute o di cura, o coloro che non hanno le risorse economiche per farlo – e antidemocratica. Si pensi inoltre alle ripercussioni in termini di impatto ambientale, costringendo centinaia di migliaia di persone a viaggiare in auto, treno, aereo, a spese del nostro Pianeta.
I tempi sono maturi per trovare soluzioni che garantiscano un esercizio equo e trasparente del diritto di voto per tutti gli italiani all’estero – allo stesso modo in cui viene concesso ai francesi, spagnoli, tedeschi, polacchi… che vivono oltre confine – nel rispetto dei principi della democrazia e dell’inclusione.
I risultati di queste elezioni determineranno i futuri equilibri geopolitici in tempi di guerre, instabilità finanziaria, disinformazione, cambiamenti climatici, intelligenza artificiale…
Limitare l’accesso al voto in questo contesto a comunità rilevanti come quelle degli italiani all’estero non solo mina la partecipazione democratica, ma indebolisce anche il legame tra i residenti all’estero e l’Italia.
Unisci la tua firma a quella di accademici e personalità italiane all’estero che sposano questa iniziativa.
Aderiscono all’iniziativa:
Giulia Gentile (University of Essex), Lorenzo Zucca (King’s College), Riccardo Crescenzi (The London School of Economics), Filippo Boeri (The London School of Economics), Federico Picinali (The London School of Economics), Eugenio Biagini (Cambridge University), Leonardo Felli (Cambridge University), Giulia Cavaliere (King’s College), Marta Minetti (Goldsmiths, University of London), Andrea Maria Pelliconi (University of Nottingham), Irene Bucelli (The London School of Economics), Elena Abrusci (Brunel University London), Andrea Pisauro (Plymouth University), Federico Varese (Oxford University), Niccolò Ridi (King’s College), Francesca Uberti (Oxford University), Valentino Larcinese (The London School of Economics), Brunello Rosa (City, University of London), Paolo Sandro (University of Leeds), Omar Hammoud Gallego (The London School of Economics), Elisabetta Fiocchi Malaspina (University of Zurich), Paola Gaeta (Graduate Institute of International and Development Studies), Edoardo Altamura (University of Manchester – University of Lausanne), Gian Luca Burci (Graduate Institute of International and Development Studies), Emanuela Ceva (University of Geneva), George Gill, (CEO the3million), Germana Canzi, (Consulente organismi internazionali sulla transizione energetica, ex-founding board member the3million), Giuseppina Arzillo, (Presidente Com.It.Es. della Scozia e Irlanda del Nord), Dimitri Scarlato, (Former eu advocacy lead at the3million e compositore), Elena Remigi, (Founder and Director In Limbo Project, Consiglio Generale degli Italiani all’Estero) , Claudia Delpero, (Founder and editor of Europe Street News), Anna Cambiaggi, (Co-founder Famiglie Unite in UK), Federica Massagrande, (Co-founder Famiglie Unite in UK), Leni Cadullo, (Co-founder Famiglie Unite in UK), Silvia Polito, (Co-founder Famiglie Unite in UK)”. (aise)