Al via il Romaeuropa Festival 2024

ROMA\ aise\ - Dialogare con la complessità del presente, spingere l’immaginazione verso i confini del futuro per interrogare le passioni e i movimenti umani di oggi e di domani. È con queste intenzioni che la trentanovesima edizione del Romaeuropa Festival, presieduto da Guido Fabiani con la direzione generale e artistica di Fabrizio Grifasi, torna a disegnare uno “spazio aperto” per il confronto tra generazioni e pratiche artistiche, un luogo di condivisione e festa, leggerezza e meraviglia, scoperta dei nuovi linguaggi e del patrimonio culturale nazionale ed europeo.
Sino al 17 novembre il festival presenta 100 progetti tra musica, danza, teatro, arti digitali e creazione per l’infanzia per 300 repliche in 20 spazi della capitale, ospitando circa 700 artiste e artisti nel segno del dialogo e della costruzione di collaborazioni a Roma, in Italia, in Europa e nel mondo.
Fanno parte di questa rete i sostegni del Ministero della Cultura, della Regione Lazio, di Roma Capitale e della Camera di Commercio di Roma, che rendono possibile la realizzazione del festival, oltre ai percorsi costruiti con alcune delle più prestigiose realtà nazionali e internazionali: dalla rinnovata partnership per il programma Dance Reflections by Van Cleef & Arpels, volto alla diffusione della danza contemporanea, alla partnership triennale con Flanders State of The Art (2023-2025), con il quale si svolge per il secondo anno il focus dedicato alla scena fiamminga, fino alle collaborazioni con tutti i teatri e le istituzioni culturali nazionali e internazionali operanti sul territorio che partecipano e accolgono il festival.
Anche quest’anno, inoltre, RAI torna come Main Media Partner del REF. Il servizio pubblico racconterà il teatro, la danza, la musica e le arti attraverso interviste, programmi e approfondimenti sui suoi canali dedicati alla cultura e allo spettacolo. Un’offerta che sarà rilanciata anche sul web e sui social e valorizzata dallo spot creato appositamente dalla Direzione Comunicazione Rai.
OPENING NIGHT
La tradizione della danza contemporanea e le nuove frontiere della ricerca coreografica, il minimalismo musicale e l’elettronica convivono nell’inaugurazione della trentanovesima edizione del Romaeuropa Festival: per la prima volta al Teatro Costanzi, grazie alla co-realizzazione con Teatro dell’Opera di Roma, l’opening del Romaeuropa Festival 2024 ha visto protagonista ieri, 4 settembre, e oggi in replica il prestigioso Ballet de l’Opéra de Lyon diretto da Cédric Andrieux, impegnato in un doppio programma che affianca BIPED del padre della modern dance americana Merce Cunningham sull’omonima composizione di Gavin Bryars (in scena insieme al suo ensemble) a Mycelium del coreografo greco Christos Papadopoulos sul tappeto sonoro di Coti K. Nasce un dialogo tra due generazioni della danza, nuovi talenti e grandi maestri, nello spirito che anima l’intera edizione del REF.
Il sovrintendente del Teatro dell’Opera di Roma, Francesco Giambrone, ha espresso “grande soddisfazione per questa collaborazione con il Romaeuropa Festival, che allarga la nostra rete di partnership istituzionali e arricchisce il progetto artistico della nostra Fondazione. L’inaugurazione del Romaeuropa Festival con “BIPED” e “Mycelium” al Teatro Costanzi e successivamente la collaborazione per la prima mondiale al Teatro Nazionale della nuova opera di Silvia Colasanti “L’ultimo viaggio di Sindbad” rafforza un percorso che intendiamo proseguire anche in futuro. La sinergia artistica tra noi e il Romaeuropa Festival, che si basa sull’attenzione condivisa ai linguaggi della danza, delle arti performative e della musica di oggi”, ha proseguito Giambrone, “ci permette di fondere visioni progettuali importanti per i nostri pubblici, contribuendo a offrire alla città di Roma proposte di grande qualità ed eccellenza e delineando una scena artistica dinamica e attenta al contemporaneo”.
Per il direttore generale e artistico della Fondazione Romaeuropa, Fabrizio Grifasi è stato “un onore poter inaugurare la trentanovesima edizione del nostro Festival con il Teatro dell’Opera di Roma e speriamo questa collaborazione possa continuare in futuro. Si tratta di un dialogo per noi importante che contribuisce a rafforzare la rete di collaborazioni all’interno della città di Roma e a sottolineare la ricchezza della storia della creazione contemporanea e le sue connessioni con il panorama artistico del presente”.
Ventisei danzatori e cinque musicisti in scena sono stati impegnati nell’esecuzione delle due coreografie proposte nella serata per costruire un ponte tra linguaggi e discipline. “Il Ballet de l’Opéra de Lyon è sempre stato, nel suo stesso DNA, un ponte tra l’eredità dei grandi nomi della storia della danza e le nuove voci della coreografia contemporanea”, ha raccontato Cédric Andrieux, direttore del prestigioso Balletto. “I danzatori che si uniscono al Ballet cercano una radice classica nell’approccio al movimento e allo stesso tempo la possibilità di scoprire i nuovi talenti coreografici”.
Tra le più celebri composizioni coreografiche di Merce Cunningham, BIPED (1999) è entrata a far parte del repertorio del Ballet de L’Opéra de Lyon lo scorso 16 aprile, in occasione dell’anniversario della nascita del coreografo, considerato uno dei più grandi artisti di tutti i tempi. Alle soglie del nuovo millennio Cunningham trovò nella ricerca tecnologica l’impulso per rinnovare la propria arte. Attraverso il software DanceForms (appositamente creato) e utilizzando un complesso sistema di sensori per il motion capture e telecamere a raggi infrarossi, insieme agli artisti digitali Paul Kaiser e Shelley Eshkar, traspose in immagini digitali settanta frasi coreografiche dando vita a corpi e forme geografiche che, proiettate su un tulle in proscenio, interagiscono con i danzatori in scena. Anticipando le tendenze del ventunesimo secolo, il Maestro diede vita a una fusione di corpi, danza, luci, immagini in movimento e ologrammi, un’immersione corporea e spaziale, luminosa e grafica, un moto continuo tra assoli, duetti, trii e danze d’insieme in grado di catturare lo sguardo dello spettatore e immergerlo in un “universo virtuale” poetico e visionario. Come ha affermato Andrieux, che dal 1999 al 2007 ha fatto parte della Merce Cunningham Dance Company, “con il corpo di ballo, abbiamo avuto un periodo di prove di sette settimane durante le quali due assistenti del Merce Cunningham Trust hanno lavorato intensamente con le danzatrici e i danzatori per trasmettere la coreografia. La pièce richiede molto virtuosismo ed è stata necessaria molta pratica per arrivare al debutto”.
Contribuisce all’immersione in questo universo l’omonima composizione musicale di Gavin Bryars, tra i primi musicisti a lavorare con Cunningham dopo la morte, nel 1992, di John Cage, suo principale collaboratore e compagno di vita. Eseguita dal vivo dallo stesso compositore inglese e dal suo ensemble la composizione fonde linee musicali preregistrate e live, dando vita a una trama sonora ipnotica e poetica.
Nella seconda parte della serata, in un ideale passaggio del testimone, l’approccio minimalista al suono e al movimento si è incarnato nella prima nazionale di Mycelium, coreografia appositamente commissionata dal Ballet de l’Opéra de Lyon al greco Christos Papadopoulos. Dopo aver presentato al Romaeuropa Festival Elvedon (2016), Opus (2018), Larsen C (2021) e Mellowing (2023), il coreografo continua il suo percorso al festival approdando per la prima volta al Teatro dell’Opera di Roma e affermando, insieme ai danzatori e alle danzatrici del Balletto, la forza del suo linguaggio votato alla coralità.
Ecco che il mondo virtuale prefigurato da Cunningham diventa, in Mycelium, uno “zoom” sull’esistenza dei micro-organismi e sul loro sistema di movimento e comunicazione. I danzatori danno vita a un’entità multiforme, una proliferazione di corpi ispirata al mondo dei funghi e caratterizzata da micro-variazioni, aggiustamenti istantanei, oscillazioni parcellizzate e una vibrante sintonia. “Un sistema complesso come lo sono i moti migratori di pesci e uccelli, in cui i singoli aderiscono alla collettività in un’improvvisazione istantanea nello spazio, dove c’è collaborazione e libertà di scelta”, racconta il coreografo. A dialogare con questi movimenti è il flusso sonoro di off-beat e loop elettronici composto, parallelamente alla coreografia, dal musicista Coti K., compositore e produttore italo-greco e già collaboratore di artisti come Yorgos Lanthimos e Dimìtris Papaioannou.
OPENING WEEK
Con lo sguardo rivolto ai grandi maestri della creazione internazionale, la settimana inaugurale del Festival prosegue con i primi due appuntamenti in omaggio a Ryuichi Sakamoto, tra le figure più significative del panorama musicale contemporaneo e tra le più prestigiose presenze nella storia del REF: il 6 settembre all’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone la Brussels Philharmonic diretta da Dirk Brossé presenta il concerto Music for Film, mentre il 7 settembre è in programma al MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo il film/concerto Opus di Neo Sora.
Il festival prosegue con Outsider di Rachid Ouramdane con il Ballet du Grand Théâtre de Genève e quattro funamboli contemporanei sulle note di Julius Eastman (9 e 10 settembre) e Tucidide. Atene contro Melo di Alessandro Baricco con 100 Cellos, Giovanni Sollima, Enrico Melozzi, Stefania Rocca e Valeria Solarino (11 settembre). Infine, all’Auditorium Conciliazione, Sasha Waltz (13, 14 settembre) rinnova la sua ricerca intorno alla relazione tra danza e musica, dialogando, in Beethoven 7, con la Sinfonia n.7 di Ludwig van Beethoven e con una composizione appositamente commissionata al musicista Diego Noguera.
A causa dell'incertezza delle previsioni meteo, il concerto Music for Film del 6 settembre è spostato nella Sala Santa Cecilia dell’Auditorium Parco della Musica “Ennio Morricone”.
REF CON TEATRO DELL’OPERA DI ROMA
Gli appuntamenti con il Teatro dell’Opera di Roma proseguono dal 16 al 23 ottobre al Teatro Nazionale con la Prima rappresentazione assoluta de L’ultimo viaggio di Sinbad, commissione del Teatro dell’Opera di Roma alla compositrice Silvia Colasanti. Tratta dall’omonimo testo di Erri de Luca, l’opera è diretta da Luca Michieletti con la direzione di Enrico Pagani.
SCENA INTERNAZIONALE
Il dialogo tra danza e musica, quello tra differenti linguaggi ed estetiche nutre la proposta internazionale del REF2024 che guarda all’Europa e al mondo lasciando incontrare una pluralità di narrazioni e prospettive.
Tornano sul palco del Teatro Argentina, grazie alla co-realizzazione con Fondazione Teatro di Roma, i franco-catalani Baro d’evel per costruire il loro Qui Som? (Coproduzione REF, 26, 27 settembre) con un cast di musicisti, danzatori, acrobati, ceramisti e artisti provenienti da svariate discipline. Danza e musica s’incontrano ancora nelle opere del coreografo fiammingo Jan Martens che dedica il suo Voice Noise (Coproduzione REF; 12,13 ottobre) alla voce femminile e del francese Noé Soulier (attuale direttore del CNDC – Angers) che in Close Up fa incontrare la sua ricerca coreografica con le note delle composizioni di J.S. Bach eseguite dal vivo dall’Ensemble il Convito diretto da Maude Gratton (16 ottobre).
Lo spettacolo è presentato grazie al supporto di Dance Reflections by Van Cleef & Arpels, il progetto attraverso il quale la celebre maison sostiene artisti e istituzioni nella diffusione del patrimonio coreografico. Fanno parte del progetto – dopo Biped, Mycelium e Outsider, - anche la nuova coreografia della sudafricana Robyn Orlin insieme a Garage Dance Ensemble (16, 17 novembre), e la pièce aCORdo di Alice Ripoll (8 novembre) presentata a Villa Medici in collaborazione con Accademia di Francia a Roma. È sempre la coreografa brasiliana a ritrarre, in Zona Franca (coproduzione REF, 9,10 novembre), paesaggi e frammenti di vita in una festa in cui si mescolano le numerose tradizioni coreografiche che animano il suo Paese.
Ecco che il REF2024 si fa luogo di condivisione, confronto e riflessione per le narrazioni del presente. Ancora dall’America Latina, tra documentazione e finzione, la nuova produzione della compagnia messicana Lagartijas Tirada al Sol, Centroàmerica (2, 3 novembre) indaga il rapporto tra la propria nazione e i popoli dell’America Centrale e partire dalla storia di una donna nicaraguense costretta a lasciare il suo Paese.
Il regista Amos Gitai con il suo House (8,9,10 ottobre) raduna sul palco del Teatro Argentina (per una co-realizzazione con Fondazione Teatro di Roma) attori e musicisti da tutto il Medio Oriente per costruire un dialogo tra lingue, origini e tradizioni musicali, riflesso della storia degli abitanti che per un quarto di secolo si sono succeduti in una casa a Gerusalemme. Provengono dal Marocco il coreografo e danzatore Taoufiq Izeddiou che in Hors du monde (26, 27 ottobre) e il Groupe Acrobatique de Tanger che, in FIQ! (Svegliati!) (12, 13, 14 novembre) costruisce un ritratto del Paese visto dalle nuove generazioni tra acrobazie, break-dance, taekwondo e freestyle.
La vita amorosa di coppie di anziani tra i 74 e i 102 anni è, invece, al centro de La vie secrète des vieux (9,10 novembre) del regista Mohamed El Khatib che continua a indagare biografie e narrazioni personali interrogandosi sulla forza dell’amore e del desiderio nei nostri ultimi anni di vita. Sempre una coppia di anziani, questa volta nella città contaminata dopo un test nucleare fallito, è protagonista di Zvizdal - Chernobil So Far So Close (21, 22 settembre), spettacolo della compagnia fiamminga Berlin (attualmente alla guida di NTGent dopo Milo Rau) che, con la sua estetica sospesa tra teatro, cinema e installazioni video, realtà e finzione, partecipa al festival negli stessi giorni anche con The making of Berlin (21, 22 settembre): ritratto della città di Berlino attraverso la storia di Friedrich Mohr direttore di scena della Berliner Philharmoniker durante la Seconda Guerra Mondiale.
Sono riflessioni sulle estetiche e le forme, infine, quelle proposte dalla coreografa francese Leïla Ka con il suo Maldonne (22, 23 ottobre) e dall’olandese Arno Schuitemaker che, in 30 apparences of darkness (6, 7 novembre), prova a ridefinire il significato del buio, dell’ignoto e del vuoto.
DANZA E TEATRO ITALIANO
L’attenzione della trentanovesima edizione del Romaeuropa Festival alla scena nazionale si incarna in una molteplicità di percorsi: spazi aperti alle scritture e ai movimenti delle nuove generazioni, ma anche alle grandi icone della cultura nazionale. Ne è esempio Notte Morricone (24, 25,26 ottobre), omaggio al grande compositore italiano firmato dal coreografo Marcos Morau per i danzatori di Aterballetto e presentato al Teatro Argentina in corealizzazione con Fondazione Nazionale della Danza Aterballetto e Fondazione Teatro di Roma. A un’icona dell’italianità popolare come Alberto Sordi si rivolge, invece, la compagnia Frosini/Timpano in Tanti Sordi - Polvere di Alberto (dal 3 al 6 ottobre), spettacolo nato dalla collaborazione con lo scrittore Lorenzo Pavolini e presentato in corealizzazione con Teatro Sala Umberto.
Regia e scrittura dialogano nelle prime nazionali e nei progetti presentati al Teatro Vascello in corealizzazione con La Fabbrica dell’Attore: Licia Lanera riunisce in un’unica drammaturgia tre racconti da Altri Libertini(15, 16 ottobre) di Pier Vittorio Tondelli; Martina Badiluzzi si rivolge a Cime tempestose (19, 20 ottobre) di Emily Brontë; Giorgina Pi e la sua compagnia Bluemotion portano in scena Roberto Zucco (25, 26, 27 ottobre) di Bernard Marie Koltès; Daria Deflorian adatta La Vegetariana della sud-coreana Han Kang (dal 29 ottobre al 03 novembre); Massimiliano Civica si cimenta in Capitolo II di Neil Simon (dal 12 al 17 novembre), mentre la regista Lisa Ferlazzo Natoli, con la sua compagnia lacasadargilla, fa proprio il testo della giovane drammaturga Rosalida Conti, Uccellini (dal 9 al 13 ottobre).
Sono teoria quantistica e ricordi personali a dialogare in Rette parallele sono l’amore e la morte del regista e attore Oscar De Summa (5, 6 novembre) mentre una storia di crisi familiare ed economica è quella raccontata in Il disperato dalla regista Marleen Scholten (24, 25 settembre) con la sua compagnia italo-olandese (il progetto è presentato da Ambasciata dei Paesi Bassi in Italia). È ancora la storia di una famiglia, questa volta alle prese con la morte di un figlio, quella raccontata in Dear Son (10 ottobre), dal duo di coreografi e danzatori Simone Repele e Sasha Riva per la prima volta nel programma del REF.
Dopo dodici anni dal suo debutto, la compagnia Collettiv0Cinetic0 diretta da Francesca Pennini riallestisce (28, 29 settembre) radunando sulla scena un nuovo cast di adolescenti, per dare vita al ritratto di un campione di umanità e fotografare i cambiamenti culturali degli ultimi dieci anni. La danzatrice e coreografa è inoltre protagonista della pièce O+< Scritture viziose sull’inarrestabilità del tempo (25 settembre) presentato dal MAXXI – Museo Nazionale delle arti del XXI secolo.
Torna al Festival, nell’ambito di una nuova partnership siglata con il Teatro Ateneo dell’Università La Sapienza anche Claudia Castellucci che in Sahara, (8,9 novembre) insieme alla sua compagnia di movimento Mòra, interroga la condizione creativa dell’artista affiancandola all’immagine del deserto. Alla vita di un altro artista, Josef Albers, tra i massimi esponenti dell'astrattismo geometrico del Novecento e tra i principali interpreti del Bauhaus, è ispirato Squares do (not) normally appears (dal 22 al 27 ottobre) del regista Filippo Andreatta, spettacolo senza attori sospeso tra scrittura scenica, performance e installazione visiva.
LA MUSICA IN SCENA E I CONCERTI
È lo stesso Andreatta, insieme all’ensemble Sentieri Selvaggi, a portare in scena in Nuvolario (20 ottobre) il capolavoro di Steve Reich Music for 18 Musicians, dando vita a uno spettacolo musicale in cui sono protagonisti elementi effimeri come le nuvole e il respiro. Proprio il teatro musicale, continua a essere frontiera di ricerca, spazio aperto all’incrocio tra i linguaggi, alle più audaci sperimentazioni e ai processi di riappropriazione e rilettura della tradizione. Ne è un perfetto esempio l’energico The Golden Stool (18 ottobre) del regista fiammingo di origini ghanesi Gorges Ocloo (produzione dei prestigiosi LOD Muziektheater, Toneelhuis e Opera Ballet Flanders) in cui il repertorio operistico occidentale diventa strumento per dare vita a una personale “AfrOpera” basata sulle lotte di resistenza di Nana Yaa Asentewaa. Letteratura, poesia e musica s’intrecciano poi in Bello Mondo (24 settembre) di Mariangela Gualtieri, Uri Caine e Paolo Fresu e ne L’ultimo viaggio di Sindbad (dal 16 al 23 ottobre) della compositrice italiana Silvia Colasanti, spettacolo prodotto e presentato dal Teatro dell’Opera di Roma al Teatro Nazionale e ispirato all’omonimo testo di Erri de Luca.
L’eterogenea proposta musicale del REF si estende anche ai grandi concerti, alla ricerca tecnologica e a formati sperimentali di creazione e fruizione. Così, all’Auditorium Parco della Musica, la band culto tedesca Einstürzende Neubauten  inaugura la tournée italiana del suo ultimo album Alien Pop Music (1 ottobre), Trentemøller (09 novembre) presenta dal vivo i suoi più recenti progetti musicali (entrambi i concerti sono presentati in corealizzazione con Fondazione Musica per Roma).
Nella realtà virtuale ci invitano gli artisti fiamminghi Paul Boereboom e Leon Rogissart che in Ascension VR (dall’11 al 13 ottobre, produzione Muziektheater Transparant) costruiscono uno spazio dedicato all’ascolto e alla meditazione coniugando al paesaggio digitale l’esibizione live del soprano Marie van Luijk, mentre il Centro di Ricerca Tempo Reale (dall’11 al 13 ottobre) fondato da Luciano Berio dà vita a un concerto per calcio-balilla e musica elettronica agito e partecipato dal pubblico e da giocatori agonisti.
Doppio, infine, l’appuntamento con l’ensemble Neue Vocalsolisten (corealizzazione con Villa Massimo – Accademia Tedesca Roma) impegnato da un lato nell’esecuzione delle musiche di Oscar Bianchi, Ondrej Adàmek, Carola Bauckholt e Gordon Kampe (compositori borsisti dell’Accademia Tedesca), il 9 novembre e, successivamente, nell’opera Shreber Songs del compositore Marcus Schmickler (10 novembre).
MATTATOIO – Per la creatività emergente
La Pelanda del Mattatoio, grazie alla collaborazione con Azienda Speciale Palaexpo, sarà il cuore delle attività del Romaeuropa Festival 2024 nonché lo spazio dedicato al sostegno della creatività emergente. Qui il festival ospita la sua proposta più innovativa e le sezioni che attraversano il suo intero programma.
Si inizia con LineUp! (26-28 ottobre), rassegna curata da Giulia Di Giovanni e Matteo Antonaci che continua a indagare le tendenze della canzone italiana tra cantautorato, pop e avant-pop. Sul palco si alterneranno, tra gli altri, la cantautrice e polistrumentista Any Other, i ventenni palermitani Santamarea, il progetto Post Club by Thru Collected, la romana Coca Puma, il cantautore, musicista e produttore napoletano Tripolare; e ancora AKA5HA e il duo So Beast nell’ambito del “case history” Musica, troppa musica. Vent’anni di Trovarobato. Fa parte della sezione anche Le Parole delle Canzoni, il progetto presentato da Treccani con i suoi incontri che mettono in dialogo musicisti e scrittori (tra i protagonisti Ariete e Fumettibrutti, Ghemon e Valentina Farinaccio, Sano dei Thru Collected e Alessio Forgione).
Un’immersione nelle culture digitali è quella proposta dalla sezione Digitalive (11-13 ottobre), curata da Federica Patti, che incrocia percorsi musicali, coreografici e virtuali. Tra gli ospiti la producer nativa di Shanghai 33EMYBW (già acclamata da Aphex Twin per le sue sorprendenti sperimentazioni sonore), la DJ italo cinese Luwei, il duo di artisti digitali dmstfctn (nell’ambito della rinnovata partnership con RE:Humanism) e ancora l’autoharp della cantautrice berlinese Petra Hermanova (per un evento presentato in corealizzazione con Klang) e il live di Yiila ed Eva Geist (presentato da Istituto Cervantes) oltre al nuovo incontro con il network ADV - Arti Digitali dal Vivo.
Ancora una volta ad Anni Luce, a cura di Maura Teofili (2-6 novembre), il compito di scommettere sulla generazione under 30 del teatro italiano con il progetto Powered By REF e gli spettacoli di Pietro Giannini, Giulia Scotti e Claudio Larena, mentre il progetto Situazione Drammatica, sviluppato in collaborazione con Tindaro Granata, in rete con il Premio Hystrio e il Premio Riccione-Tondelli, continua a sondare la nuova drammaturgia.
Nell’ambito della ricerca intorno alle nuove scritture sceniche si rinnova il dialogo con l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico che propone per il secondo anno il suo premio dedicato agli allievi registi e che quest’anno ha selezionato lo spettacolo Mine-Haha. Ovvero dell’educazione fisica delle fanciulle di Marco Corsucci.
Si rivolge ai coreografi emergenti la call DNAppunti Coreografici, la cui finale è parte del programma della sezione Dancing Days (17—20 ottobre) a cura di Francesca Manica che esplora le nuove generazioni della danza europea in rete con Aerowaves. In programma: Lara Barasacq, Ioanna Paraskevopoulou, Chara Kotsali, Stefania Tansini, Benjamin Khan, Marie Caroline Hominal & David Hominal e Giorgia Lolli.
Tornano, infine, gli appuntamenti con Ghost Track, il format del REF condotto da Gioia Salvatori con Simone Alessandrini che intesse in un’atmosfera informale momenti di teatro, musica e stand-up comedy e Design Talks (29 settembre), la giornata dedicata al graphic design ideata da David Aprea e curata da Stefano Cipolla (art director dell’Espresso) insieme allo studio creativo Mistaker.
UNO SPAZIO PER L’INFANZIA
Al Mattatoio va in scena anche Kids & Family (8-17 novembre), vero e proprio festival nel festival a cura di Stefania Lo Giudice, che rinnova la sua proposta di musica, teatro e nuovo circo dedicato all’infanzia. Se il Teatro Vittoria ospiterà già in ottobre lo spettacolo per tutte le età n’Importe qui di Leandre Clown (25-27 ottobre), è la Pelanda del Mattatoio, nel mese di novembre, a divenire il centro della creatività per i più piccoli e le loro famiglie. Qui si susseguono le divertenti proposte musicali di OORKAAN e Music Impulscentrum, gli spettacoli sospesi tra danza e teatro di Bontehond, La Mecanica, Kenji Shinohe e il playground con giochi d’artista, cinema e laboratori interamente curato da Tombs Creatius.
CLOSING – NELLO SPIRITO DI RYUICHI SAKAMOTO
È ancora a Ryuichi Sakamoto che si rivolge il 17 novembre (nella Sala Santa Cecilia dell’Auditorium Parco della Musica) la chiusura della trentanovesima edizione del Romaeuropa Festival: ad Alva Noto e Christian Fennesz il compito di spostare l’attenzione sul suo repertorio elettronico attraverso la presentazione di nuovi brani ispirati alla collaborazione che le due icone della musica internazionale hanno avuto con il compositore. L’ultimo degli omaggi che il REF2024 dedica al Maestro giapponese è anche un viaggio nel “suo spirito” di ricerca e creazione, un affondo nella sua eredità con lo sguardo sempre rivolto agli spazi sconfinati del futuro e della creatività. (aise)