Francesco: pregiudizi e presunzione ostacolano il dialogo con Dio e con i fratelli

ROMA\ aise\ - “I preconcetti e la presunzione, quanto male ci fanno! Impediscono un dialogo sincero, un avvicinamento tra fratelli: state attenti ai preconcetti e alla presunzione!”. Questo il monito lanciato da Papa Francesco che ieri ha recitato l’Angelus insieme ai fedeli in piazza San Pietro.
Richiamata la pagina del vangelo di Giovanni proposta ieri dalla Liturgia con Gesù che dice “io sono disceso dal cielo”, il Papa si è soffermato sulle reazioni dei Giudei a tale affermazione.
“Essi mormorano tra loro: “costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?”. E così mormorano”, ha spiegato il Papa. “Stiamo attenti a quello che dicono. Sono convinti che Gesù non possa venire dal cielo, perché è figlio di un falegname e perché sua madre e i suoi parenti sono gente comune, persone conosciute, normali, come tanti altri. “Come potrebbe Dio manifestarsi in modo così ordinario?”, dicono. Sono bloccati, nella loro fede, dal preconcetto nei confronti delle sue origini umili e anche bloccati dalla presunzione, perciò, di non avere nulla da imparare da Lui. I preconcetti e la presunzione, quanto male ci fanno! Impediscono un dialogo sincero, un avvicinamento tra fratelli: state attenti ai preconcetti e alla presunzione! Hanno i loro schemi rigidi, e non c’è posto nel loro cuore per ciò che non vi rientra, per quello che non possono catalogare e archiviare negli scaffali impolverati delle loro sicurezze”.
“E questo è vero: tante volte le nostre sicurezze sono chiuse, impolverate, come i libri vecchi”, ha osservato il Papa. “Eppure sono persone che osservano la legge, fanno le elemosine, rispettano i digiuni e i tempi della preghiera. Anzi, Cristo ha già fatto vari miracoli. Come mai tutto questo non li aiuta a riconoscere in Lui il Messia? Perché non li aiuta? Perché compiono le loro pratiche religiose non tanto per mettersi in ascolto del Signore, quanto per trovare in esse una conferma a quello che pensano loro. Sono chiusi alla Parola del Signore e cercano una conferma ai propri pensieri. Lo dimostra – ha proseguito Bergoglio – il fatto che non si preoccupano nemmeno di chiedere a Gesù una spiegazione: si limitano a mormorare fra loro contro di Lui, come per rassicurarsi a vicenda di ciò di cui sono convinti, e si chiudono, sono chiusi in una fortezza impenetrabile. E così non riescono a credere. La chiusura del cuore: quanto male fa, quanto male fa”.
“Prestiamo attenzione a tutto questo, perché a volte può succedere lo stesso anche a noi, nella nostra vita e nella nostra preghiera: può accaderci, cioè, che invece di metterci veramente in ascolto di quello che il Signore ha da dirci, cerchiamo da Lui e dagli altri solo una conferma a quello che pensiamo noi, una conferma alle nostre convinzioni, ai nostri giudizi, che sono pre-giudizi. Ma questo modo di rivolgerci a Dio – ha sottolineato – non ci aiuta ad incontrare Dio, ad incontrarlo davvero, né ad aprirci al dono della sua luce e della sua grazia, per crescere nel bene, per fare la sua volontà e per superare le chiusure e le difficoltà. Fratelli e sorelle, la fede e la preghiera, quando sono vere aprono la mente e il cuore, non li chiudono. Quando tu trovi una persona che nella mente, nella preghiera è chiusa, quella fede e quella preghiera non sono vere”.
“Chiediamoci, allora: nella mia vita di fede, sono capace di fare veramente silenzio in me, e di mettermi in ascolto di Dio? Sono disposto ad accogliere la sua voce al di là dei miei schemi e vincendo anche, con il suo aiuto, le mie paure? Maria – ha concluso – ci aiuti ad ascoltare con fede la voce del Signore e a fare con coraggio la sua volontà”.
Dopo l'Angelus, il Papa ha rivolto un pensiero all’anniversario del bombardamento atomico delle città di Hiroshima e Nagasaki e affidato “al Signore le vittime di quegli eventi e di tutte le guerre”, rinnovando “la nostra intensa preghiera per la pace, specialmente per la martoriata Ucraina, il Medio Oriente, Palestina, Israele, il Sudan e il Myanmar” e per “le vittime del tragico incidente aereo avvenuto in Brasile”. (p. di dioniso\aise)