Papa Francesco: solo il Signore ha parole di vita eterna

ROMA\ aise\ - “Non è facile seguire il Signore, comprendere il suo modo di agire, fare nostri i suoi criteri e i suoi esempi”, però “più gli stiamo vicini – più aderiamo al suo Vangelo, riceviamo la sua grazia nei Sacramenti, stiamo in sua compagnia nella preghiera, lo imitiamo nell’umiltà e nella carità –, più sperimentiamo la bellezza di averlo come amico e ci rendiamo conto che solo Lui ha parole di vita eterna”. Questo il messaggio che Papa Francesco ha affidato a fedeli e pellegrini raccolti ieri, domenica 25 agosto, in piazza San Pietro per assistere alla recita dell’Angelus.
“Il Vangelo della liturgia (Gv 6,60-69)”, ha esordito Bergoglio, “ci riferisce la celebre risposta di San Pietro, che dice a Gesù: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna” (Gv 6,68). Bella risposta! È un’espressione bellissima, che testimonia l’amicizia e la fiducia che lo legano al Cristo, assieme agli altri discepoli. “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna”. Bello!”.
“Pietro la pronuncia in un momento critico, perché Gesù ha appena terminato un discorso in cui ha detto di essere il “pane disceso dal cielo” (cfr Gv 6,41): questo è un linguaggio difficile da capire per la gente, e molti, anche discepoli che lo seguivano, lo hanno abbandonato, perché non capivano. I Dodici invece no”, ha continuato il Papa: “sono rimasti, perché in Lui hanno trovato “parole di vita eterna”. Lo hanno sentito predicare, hanno visto i miracoli che ha compiuto e continuano a condividere con Lui i momenti pubblici e l’intimità della vita quotidiana (cfr Mc 3,7-19). Non sempre i discepoli comprendono quello che il Maestro dice e fa; a volte faticano ad accettare i paradossi del suo amore (cfr Mt 5,38-48), le esigenze estreme della sua misericordia (cfr Mt 18,21-22), la radicalità del suo modo di donarsi a tutti. Non è facile per loro, capire, ma sono fedeli. Le scelte di Gesù vanno spesso oltre la mentalità comune, oltre i canoni stessi della religione istituzionale e delle tradizioni, al punto da creare situazioni provocatorie e imbarazzanti (cfr Mt 15,12). Non è facile seguirlo. Eppure, tra i tanti maestri di quel tempo, Pietro e gli altri apostoli hanno trovato solo in Lui la risposta alla sete di vita, la sete di gioia, la sete di amore che li anima; solo grazie a Lui hanno sperimentato la pienezza di vita che cercano, oltre i limiti del peccato e perfino della morte. Perciò non se ne vanno: anzi tutti, tranne uno, pur tra tante cadute e pentimenti, rimarranno con Lui fino alla fine (cfr Gv 17,12)”.
“Fratelli e sorelle”, ha riflettuto ancora Bergoglio, “ciò riguarda anche noi: pure per noi, infatti, non è facile seguire il Signore, comprendere il suo modo di agire, fare nostri i suoi criteri e i suoi esempi. Anche per noi non è facile. Però, più gli stiamo vicini – più aderiamo al suo Vangelo, riceviamo la sua grazia nei Sacramenti, stiamo in sua compagnia nella preghiera, lo imitiamo nell’umiltà e nella carità –, più sperimentiamo la bellezza di averlo come Amico, e ci rendiamo conto che solo Lui ha “parole di vita eterna”. Allora ci chiediamo: quanto è presente Gesù nella mia vita? Quanto mi lascio toccare e provocare dalle sue parole? Posso dire che sono anche per me “parole di vita eterna”? A te, fratello, sorella, domando: le parole di Gesù, sono per te – anche per me – parole di vita eterna?”, ha concluso Francesco appellandosi a “Maria, che ha accolto Gesù, Verbo di Dio, nella sua carne”, affinché “ci aiuti ad ascoltarlo e a non lasciarlo mai”.
Al termine dell’Angelus, il consueto sguardo all’attualità internazionale.
Papa Francesco ha manifestato la sua “solidarietà alle migliaia di persone colpite dal vaiolo delle scimmie, che costituisce ormai un’emergenza sanitaria globale. Prego per tutte le persone contagiate, specialmente la popolazione della Repubblica Democratica del Congo così provata”; e ha espresso la sua “vicinanza alle Chiese locali dei Paesi più colpiti da questa malattia e incoraggio i governi e le industrie private a condividere la tecnologia e i trattamenti disponibili, affinché a nessuno manchi l’adeguata assistenza medica”.
Poi ha rivolto la sua attenzione “all’amato popolo del Nicaragua: vi incoraggio a rinnovare la vostra speranza in Gesù. Ricordate che lo Spirito Santo guida sempre la storia verso progetti più alti. La Vergine Immacolata vi protegga nei momenti della prova e vi faccia sentire la sua tenerezza materna. La Madonna accompagni l’amato popolo del Nicaragua”.
Immancabile il pensiero ai “combattimenti in Ucraina e nella Federazione Russa, e pensando alle norme di legge adottate di recente in Ucraina, mi sorge un timore per la libertà di chi prega, perché chi prega veramente prega sempre per tutti. Non si commette il male perché si prega. Se qualcuno commette un male contro il suo popolo, sarà colpevole per questo, ma non può avere commesso il male perché ha pregato. E allora si lasci pregare chi vuole pregare in quella che considera la sua Chiesa. Per favore, non sia abolita direttamente o indirettamente nessuna Chiesa cristiana. le Chiese non si toccano!”.
Infine l’appello a “pregare perché si ponga fine alle guerre, in Palestina, in Israele, in Myanmar e in ogni altra regione. I popoli chiedono pace! Preghiamo perché il Signore ci dia, a tutti, la pace”. (p. di dionisio\aise)