Papa Francesco: tacciano le armi

ROMA\ aise\ -Tacciano le armi”: questo l’ennesimo appello di Papa Francesco che, al termine dell’Angelus di ieri, domenica 2 giugno, ha invitato fedeli e pellegrini raccolti in piazza San Pietro a “pregare per il Sudan, dove la guerra che dura da oltre un anno non trova ancora una soluzione di pace”. Bergoglio ha auspicato che, “con l’impegno della autorità locali e della comunità internazionale, si porti aiuto alla popolazione e ai tanti sfollati; i rifugiati sudanesi possano trovare accoglienza e protezione nei Paesi confinanti. E non dimentichiamo la martoriata Ucraina, la Palestina, Israele, il Myanmar”, ha aggiunto, facendo “appello alla saggezza dei governanti perché cessi l’escalation e si ponga ogni impegno nel dialogo e nella trattativa”.
L’Angelus di ieri cadeva nella Solennità del Corpus Domini. “Il Vangelo della liturgia racconta l’Ultima Cena (Mc 14,12-26), durante la quale”, ha spiegato il Papa, “il Signore compie un gesto di consegna: infatti, nel pane spezzato e nel calice offerto ai discepoli, è Lui stesso che si dona per tutta l’umanità e offre sé stesso per la vita del mondo. In quel gesto di Gesù che spezza il pane, c’è un aspetto importante che il Vangelo sottolinea con le parole “lo diede loro” (v. 22). Fissiamo nel cuore queste parole: lo diede loro. L’Eucaristia, infatti, richiama anzitutto la dimensione del dono. Gesù prende il pane non per consumarlo da solo, ma per spezzarlo e donarlo ai discepoli, rivelando così la sua identità e la sua missione. Egli non ha trattenuto la vita per sé, ma l’ha donata a noi; non ha considerato un tesoro geloso il suo essere come Dio, ma si è spogliato della sua gloria per condividere la nostra umanità e farci entrare nella vita eterna (cfr Fil 2,1-11). Di tutta la sua vita Gesù ha fatto un dono. Ricordiamo questo: di tutta la sua vita Gesù ha fatto un dono”.
“Celebrare l’Eucaristia e cibarci di questo Pane, come facciamo specialmente alla domenica, non è un atto di culto staccato dalla vita o un semplice momento di consolazione personale”, ha illustrato Bergoglio; “sempre dobbiamo ricordarci che Gesù, prendendo il pane, lo spezzò e lo diede loro, perciò, la comunione con Lui ci rende capaci di diventare anche noi pane spezzato per gli altri, capaci di condividere ciò che siamo e ciò che abbiamo. Diceva San Leone Magno: “La nostra partecipazione al corpo e al sangue di Cristo non tende ad altro che a farci diventare quello che mangiamo” (Sermone XII sulla Passione, 7)”.
“Ecco, fratelli e sorelle, a cosa siamo chiamati”, ha proseguito Francesco: “a diventare ciò che mangiamo, a diventare “eucaristici”, cioè persone che non vivono più per sé stesse (cfr Rm 14,7), nella logica del possesso e del consumo, ma che sanno fare della propria vita un dono per gli altri. Così, grazie all’Eucaristia, diventiamo profeti e costruttori di un mondo nuovo: quando superiamo l’egoismo e ci apriamo all’amore, quando coltiviamo legami di fraternità, quando partecipiamo alle sofferenze dei fratelli e condividiamo il pane e le risorse con chi è nel bisogno, quando mettiamo a disposizione di tutti i nostri talenti, allora stiamo spezzando il pane della nostra vita come Gesù”.
Quindi, invitando i fedeli a chiedersi “io tengo la mia vita solo per me stesso o la dono come Gesù? Mi spendo per gli altri o sono chiuso nel mio piccolo io? E, nelle situazioni di ogni giorno, so condividere oppure cerco sempre il mio interesse?”, il Santo Padre ha concluso rivolgendosi come di consueto alla “Vergine Maria, che ha accolto Gesù, Pane disceso dal Cielo, e si è donata interamente insieme a Lui”, affinché “aiuti anche noi a diventare un dono d’amore, uniti a Gesù Eucaristia”. (aise)