Eunews/ La Francia di nuovo senza un governo. Macron, ora la palla scotta – di Simone De La Feld


BRUXELLES\ aise\ - “A nove mesi dal suo insediamento, il fragile governo guidato da François Bayrou cade e getta la Francia in una crisi senza precedenti. Il tracollo – per molti versi inevitabile – si è consumato sul voto di fiducia posto dallo stesso Bayrou all’impopolare piano di bilancio per il 2026 presentato dal premier. Fatali, così come al suo predecessore Michel Barnier, i ‘no’ compatti dell’estrema destra del Rassemblement National e dei partiti di sinistra, in primis socialisti e La France Insoumise”. Ne scrive Simone De La Feld su “Eunews”, quotidiano online diretto a Bruxelles da Lorenzo Robustelli.
“Con 364 voti contrari e 194 voti a favore, l’Assemblea nazionale ha respinto la manovra lacrime e sangue con cui Bayrou sperava di far risparmiare quasi 44 miliardi all’erario e di risanare i conti pubblici di Parigi, il cui debito pubblico si aggira intorno al 114 per cento del Pil e il deficit ha sforato la soglia del 6 per cento, il doppio di quanto concesso dai vincoli europei. Per ridurre il deficit fino al 4,6 per cento del Pil, oltre a tagli alla spesa e nuove tasse, Bayrou aveva suggerito addirittura la soppressione di due giorni festivi (il lunedì di Pasquetta e l’8 maggio, in cui si celebra la fine della Seconda guerra mondiale), scatenando forti proteste sia in Parlamento sia nelle piazze.
In un intervento durato circa 40 minuti, il leader del Mouvement Démocrate (MoDem) ha enfatizzato il disastroso stato in cui versa l’economia dell’Esagono, in cui il debito “si accumula da 51 anni” e dove l’indebitamento è diventato “un riflesso, o peggio, una dipendenza”. Di fronte a un’Assemblea incandescente, Bayrou ha poi puntato il dito contro i partiti e i loro leader, colpevoli di anteporre “le questioni politiche, le prossime elezioni” presidenziali, alle “questioni storiche” che “plasmeranno il futuro” del Paese.
Perché il vero bersaglio delle opposizioni non è l’inquilino di palazzo Matignon, né la sua dolorosa manovra finanziaria, ma risiede poche strade più in là, al palazzo dell’Eliseo. Emmanuel Macron e la gestione del post-elezioni europee, nel giugno dello scorso anno, che segnarono la disfatta del suo Renaissance e dell’universo centrista transalpino e la contemporanea affermazione del Rassemblement National guidato da Marine Le Pen.
Il presidente della Repubblica, nella speranza di estrarre un disperato coniglio dal cilindro, ha convocato nuove elezioni, che non hanno fatto che confermare l’estrema polarizzazione dello spettro politico francese, con la coalizione di sinistra NFP (Nuovo Fronte Popolare) e l’estrema destra di RN che hanno lasciato solo le briciole ai macronisti. Eppure, Macron ha deciso di trincerarsi all’Eliseo e di raffazzonare un’improbabile quanto fragile coalizione a sostegno di un esecutivo moderato guidato dal neo-gollista Michel Barnier. Caduto dopo appena due mesi, è stato sostituito da Bayrou, il cui destino era inevitabilmente segnato dall’inizio.
“Avete il potere di far cadere il governo, ma non di cancellare la realtà inesorabile”, ha attaccato il premier in Aula. Boris Vallaud, capogruppo del Partito socialista all’Assemblea nazionale, ha definito Macron “un presidente sconfitto”, vero responsabile della peggiore crisi politica della storia moderna del Paese. La leader dell’estrema destra, Marine Le Pen, ha salutato “la fine dell’agonia di un governo fantasma” e il suo delfino, Jordan Bardella, ha indicato la via con un post su X: “Emmanuel Macron ha nelle sue mani l’unica soluzione per far uscire il nostro Paese dall’impasse politica: tornare alle urne”.
Di fronte all’inevitabile autogol compiuto, Macron ha tre opzioni: nominare l’ennesimo primo ministro, che difficilmente riceverebbe la fiducia dell’emiciclo. Sciogliere il Parlamento e richiamare i francesi alle urne, rischiando di trovarsi tra le mani un’Assemblea ancora più frammentata. O dimettersi lui stesso: “Il presidente non vuole cambiare la sua politica, quindi dovremo cambiare il presidente”, ha suggerito in Aula l’insoumise Mathilde Panot”. (aise)