ItaliaChiamaItalia/ Merlo (MAIE): il decreto cittadinanza apre la strada allo ius soli – di Ricky Filosa


ROMA\ aise\ - “Dopo l’approvazione da parte del Consiglio dei ministri del decreto che restringe fortemente la trasmissione della cittadinanza ius sanguinis, provvedimento voluto dal vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, le comunità italiane nel mondo sono nel caos più totale. ItaliaChiamaItalia, che ha da sempre a cuore i connazionali residenti oltre confine e tutto ciò che è Italia all’estero, ha raggiunto telefonicamente il presidente del Movimento Associativo Italiani all’Estero, Ricardo Merlo, proprio per affrontare con lui il tema”. Questa la premessa con cui è iniziata l’intervista che Ricardo Merlo, Presidente MAIE, ha rilasciato a Ricky Filosa per ItlaiaChiamaItalia.it.
“D. Presidente Merlo, il Cdm ha votato all’unanimità un decreto che taglia drasticamente lo ius sanguinis, limitandolo con forza. La sua opinione?
R. Una mossa politica affrettata, sbagliata. Giusto prevedere una riforma per la cittadinanza italiana, perché in questo modo era impossibile continuare. Ma il decreto del governo è sbagliato nel modo in cui è stato portato avanti e nel contenuto.
D. Ci spiega perché?
R. Non è stato prima coinvolto il Parlamento, tanto meno gli eletti all’estero, per non parlare del CGIE, l’organo di coordinamento tra governo e comunità italiane nel mondo. Un provvedimento sbagliato nel contenuto, perché non si può pensare che da un giorno all’altro chi ha sangue italiano non possa trasmettere la cittadinanza ai propri figli a meno che non sia nato in Italia. Noi crediamo che si potrebbe discutere una nuova legge di cittadinanza, dibattere su dove e come si potrebbe limitare, ma qui si sta rinunciando assolutamente al principio dello ius sanguinis. Si potrebbe anche partire dalla proposta Menia. In questa mossa invece leggo anche altro, che mi pare ancor più grave per il centrodestra stesso.
D. Cioè?
R. A mio modo di vedere è una maniera per aprire la strada allo ius soli.
D. Cosa glielo fa pensare?
R. Beh, per la prima volta, per quanto riguarda la trasmissione della cittadinanza, viene inserito il fatto di essere nati in Italia. Questo non esisteva nell’ordinamento giuridico italiano. Chi ha sangue italiano è italiano. Questo era il principio fondamentale. Dunque se sono italiano non importa dove sono nato io, dove è nato mio figlio o dove nascerà mio nipote. La cittadinanza italiana si trasmetteva assolutamente con lo ius sanguinis, no con lo ius soli. Questo decreto, così com’è, crea un precedente e apre la strada alla cittadinanza facile per gli immigrati extracomunitari in Italia e per i loro figli.
Il Decreto Tajani condiziona la discendenza di sangue di due generazioni allo ius soli. Forse è proprio quello che vuole fare il padre di questo decreto, con quello che lui ha definito lo ius Italiae. La cosa più paradossale è che stanno portando avanti questa azione politica anche il partito dell’ex Ministro Tremaglia e la Lega. Tutto molto strano.
D. Come MAIE come pensate di muovervi?
R. Abbiamo già presentato degli emendamenti che puntano ad eliminare dalla norma le parole “nato in Italia”, cioè lo ius soli. Chiunque abbia la cittadinanza italiana, a prescindere da dove sia nato, a nostro modo di vedere è in grado di trasmetterla ai figli, ai nipoti. La prima fase della nostra lotta sarà in Parlamento. Se non raccoglieremo risultati andremo alla Giustizia. Questo decreto ha tanti passaggi di incostituzionalità, quindi se il passaggio parlamentare non risolve ciò che non funziona, andremo in tribunale.
D. Com’è possibile che la politica, in particolare un governo di centrodestra, stia dando un calcio negli stinchi così forte agli italiani all’estero e ai discendenti dei nostri emigrati?
R. Credo che questo provvedimento non sia nato dalla politica. A me pare un decreto scritto dalla burocrazia. Poi una parte della politica lo ha avallato.
D. Se lo dice lei, che è stato Sottosegretario agli Esteri in due diversi governi…
R. Credo che Tajani sia mal consigliato anche a livello di comunicazione, perché continua ad usare parole e toni molto duri nei confronti degli italiani all’estero. Potrebbe dire alcune cose in modo diverso utilizzando termini meno offensivi. Infine credo che alcuni non capiscono quello che stanno portando avanti. Questo decreto, se passa così com’è, metterà fine tra un paio di generazioni all’italianità nel mondo, alla presenza italiana all’estero, sarà pregiudiziale per il made in Italy, il turismo di ritorno, la lingua italiana, solo per fare alcuni esempi. Comunque c’è una cosa che non potranno cancellare mai, ovvero la nostra storia, la nostra identità. Questo non ce lo toglierà mai nessuno”. (aise)