La Voce di New York/ Washington minaccia “conseguenze” dopo che Israele mette al bando l’UNRWA – di Paolo Cordova

Ph. UNRWA

NEW YORK\ aise\ - “La Knesset israeliana ha approvato lunedì un provvedimento che mette formalmente al bando l’attività dell’UNRWA, l’Agenzia delle Nazioni Unite che da quasi ottant’anni fornisce assistenza ai rifugiati palestinesi. “Profonda preoccupazione” è stata espressa dagli Stati Uniti, che pure hanno temporaneamente sospeso i finanziamenti all’agenzia per un’inchiesta su presunti legami con la milizia palestinese. Il dipartimento di Stato ha avvertito che le nuove norme potrebbero avere serie conseguenze nell’alleanza tra Washington e Tel Aviv”. Ne scrive Paolo Cordova su “La Voce di New York”, quotidiano online diretto dagli USA da Gianpaolo Pioli.
“Il portavoce della diplomazia USA, Matthew Miller, ha dichiarato lunedì che l’approvazione delle norme “potrebbe avere implicazioni per la legge statunitense”: per legge, Washington non può infatti trasferire armi d’attacco ai Paesi che bloccano la fornitura di assistenza umanitaria.
Per Miller, l’UNRWA svolge “un ruolo insostituibile in questo momento a Gaza, dove è in prima linea per fornire assistenza umanitaria alle persone che ne hanno bisogno. Non c’è nessuno che possa sostituirli in questo momento di crisi. Se l’UNRWA se ne va, vedrete i civili – compresi i bambini, compresi i neonati – non essere in grado di accedere al cibo, all’acqua e alle medicine di cui hanno bisogno per vivere. Lo riteniamo inaccettabile”, ha aggiunto.
Due le leggi approvate dal parlamento di Tel Aviv: una impedisce ogni operatività dell’UNRWA in territorio israeliano; l’altra vieta ai funzionari israeliani ogni contatto con l’agenzia, annullando un accordo del 1967 che autorizzava l’UNRWA a fornire supporto ai rifugiati palestinesi nelle aree controllate da Israele.
La portata dei provvedimenti potrebbe rivelarsi drammatica per milioni di palestinesi. L’UNRWA è il caposaldo fondamentale per l’accesso all’istruzione, ai servizi sanitari, alla sicurezza alimentare e ad altri elementi di sussistenza per circa 5,9 milioni di rifugiati in Medio Oriente, di cui oltre 1,7 milioni nella Striscia di Gaza e quasi 900 mila in Cisgiordania e Gerusalemme Est.
Boaz Bismuth, parlamentare del Likud e principale sostenitore della nuova legge, ha giustificato il divieto definendo l’UNRWA “equiparabile a Hamas”. Una posizione radicata tra le fazioni della destra israeliana, che da anni tentano di delegittimare l’agenzia ONU accusandola di collusione con Hamas e di fomentare odio contro Israele nei suoi programmi scolastici. Sebbene l’agenzia abbia avviato inchieste e licenziato alcuni dipendenti in seguito agli attacchi del 7 ottobre 2023, non è stata però mai riscontrata alcuna infiltrazione sistematica.
Il Commissario Generale dell’UNRWA, Philippe Lazzarini, ha dichiarato che il divieto israeliano viola palesemente il diritto internazionale e rappresenta l’ennesimo tentativo di screditare l’agenzia, minando il suo ruolo essenziale a sostegno dello sviluppo umano dei rifugiati palestinesi.
“Continuiamo a sollecitare il governo di Israele a sospendere l’attuazione di questa legge. Li invitiamo a non approvarla affatto e valuteremo le prossime mosse in base a ciò che accadrà nei prossimi giorni”, aveva dichiarato il portavoce del Dipartimento di Stato Miller poche ore prima che la Knesset approvasse la legge.
Fondata nel 1949, l’UNRWA nasce come risposta umanitaria alle conseguenze della Nakba, ovvero la “catastrofe” che ha visto lo sfollamento forzato di centinaia di migliaia di palestinesi in seguito alla creazione dello Stato di Israele. Oggi l’agenzia assiste oltre cinque milioni di palestinesi in Medio Oriente, principalmente nelle aree più duramente colpite dal conflitto come Gaza, Cisgiordania e Gerusalemme Est, ma anche nei campi profughi in Giordania, Libano e Siria.
A differenza dell’Alto Commissariato ONU per i Rifugiati (UNHCR), che si occupa di rifugiati di tutto il mondo, l’UNRWA è l’unica agenzia ONU dedicata a una specifica popolazione rifugiata. Il suo mandato, tuttavia, non prevede il reinsediamento dei profughi palestinesi, funzione riservata invece all’UNHCR. Attraverso un sistema di scuole, cliniche, distribuzione alimentare e programmi di assistenza, l’agenzia è diventata la linfa vitale per le comunità di rifugiati, garantendo al contempo impiego a oltre 30.000 persone, in gran parte palestinesi.
Da tempo Israele ne auspica lo smantellamento, proponendo di trasferire le sue responsabilità all’UNHCR, ma i fautori dell’agenzia sottolineano che ciò rischierebbe di lasciare un vuoto drammatico. L’agenzia gestisce numerosi centri di distribuzione alimentare a Gaza, dove quasi metà della popolazione vive sotto la soglia di povertà estrema. L’UNRWA svolge anche attività di tutela della sanità pubblica, come campagne di vaccinazione contro la poliomielite, nonché servizi educativi e di supporto psicologico per i bambini palestinesi.
Il Segretario Generale dell’ONU, António Guterres, ha recentemente definito l’UNRWA “indispensabile”, avvertendo Israele che l’approvazione della legge potrebbe “soffocare ogni sforzo volto ad alleviare le sofferenze e le tensioni nella Striscia di Gaza e nei territori occupati.” Non solo le sue parole sono rimaste inascoltate, ma il Governo israeliano ha dichiarato Guterres persona non grata per posizioni troppo favorevoli ai palestinesi.
Aida Touma-Suleiman, politica arabo-israeliana del partito Hadash, ha denunciato l’operazione come il tentativo di “spogliare i rifugiati palestinesi del loro status e dei loro diritti, creando ogni giorno nuovi rifugiati.” Israele, infatti, contesta la definizione di rifugiato dell’UNRWA, sostenendo che i discendenti dei palestinesi sfollati nel 1948 non dovrebbero avere tale status.
Molti altri Paesi, tra cui Canada, Francia, Germania e Regno Unito, hanno espresso solidarietà all’UNRWA e preoccupazione per le conseguenze del divieto. In una dichiarazione congiunta, i ministri degli Esteri di sette nazioni hanno richiesto a Israele di sospendere la legislazione, definendo l’UNRWA “essenziale per fornire aiuti umanitari salvavita e servizi fondamentali ai rifugiati palestinesi””. (aise)