l’ItaloAmericano/ Los Angeles: onorificenza per il Maestro Carlo Ponti – di Silvia Nittoli

foto di Claire Painchaud

SAN FRANCISCO\ aise\ - “Il Maestro Carlo Ponti ha ricevuto l’onorificenza “Ufficiale dell’Ordine della Stella D’Italia”, consegnatagli dalla Console Generale Raffaelle Valentini. Al termine dell’ultimo concerto della stagione per la Los Angeles Virtuosi Orchestra lo scorso 12 maggio, al teatro Raymond Kabbaz, il direttore Ponti è stato insignito dell’onorificenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, come spiegato dalla Console Generale Valentini che è salita sul palco per onorare il Maestro alla fine del concerto, “per l’eccezionale impegno dimostrato, fin dall’inizio della sua carriera, nella promozione e nell’insegnamento della musica in diversi contesti sociali e a beneficio delle nuove generazioni””. Ad intervistare il direttore d’orchestra è stata Silvia Nittoli per l’ItaloAmericano.org, magazine diretto a San Francisco da Simone Schiavinato.
“L’Ordine della Stella d’Italia è la seconda onorificenza civile dello Stato italiano, riservata ai cittadini italiani e stranieri che, all’estero, abbiano acquisito particolari benemerenze nella promozione dei rapporti di amicizia e collaborazione tra l’Italia e il Paese in cui operano e nella promozione dei legami con l’Italia.
Dopo aver studiato presso alcune delle più prestigiose scuole di musica del mondo, come la Musik Hochschule di Vienna e aver lavorato al fianco di grandi come Mehli e ZubinMeta, Carlo Ponti è oggi un direttore d’orchestra di fama internazionale. Tra i traguardi più importanti della sua carriera c’è la Fondazione della Los Angeles Virtuosi Orchestra, ensemble che mette in luce il valore educativo della musica, che dirige e di cui è primo direttore d’orchestra.
D. Maestro, cosa significa per lei questa onorificenza?
R. È un grandissimo onore per me, è un’onorificenza molto significativa in quanto data dal Presidente della Repubblica. Sono molto onorato di riceverla e sono molto felice che riguardi la Los Angeles Virtuosi Orchestra, l’orchestra da camera che sostiene l’educazione della musica.
D. Lei ha appunto fondato Los Angeles Virtuosi Orchestra. Come è nato il progetto? Come ha capito che c’era bisogno di un progetto come questo?
R. Ho fondato l’orchestra dieci anni fa, ora siamo arrivati alla nostra ottava stagione. È un’orchestra che sostiene la musica in due modi: tramite i fondi netti che otteniamo con i concerti e che sono indirizzati ai progetti di studio della musica in scuole specifiche con le quali abbiamo una collaborazione e, in secondo luogo, tramite il coinvolgimento di giovani talenti a cui diamo l’opportunità di suonare ed esibirsi con musicisti professionisti. L’orchestra infatti è composta da musici professionisti che hanno molta esperienza e che accolgono i giovani dando loro l’opportunità di suonare insieme.
D. Cosa la rende più orgoglioso di questo progetto?
R. Secondo me la musica ha sempre tanti lati positivi, anche se il giovane che aiutiamo e suona eventualmente non vorrà fare carriera come musicista. L’esperienza insegna comunque a stare in comunità, a comunicare con la gente e a lavorare per un progetto specifico, aspetti tutti che possono formare i giovani per il loro futuro. Ogni concerto, ogni giovane che aiutiamo tramite i fondi che otteniamo, per me è una vittoria.
D. Quando ha capito che amava la musica?
R. Ho sempre amato la musica ed è sempre stata parte della mia vita. I miei genitori erano appassionati di classica e di jazz e quindi sono cresciuto immerso nella musica. Da giovane da subito ho amato Tchaikovsky, Beethoven e Mozart che venivano sempre suonati in casa.
D. Quale musica la appassiona di più ora?
R. Sono appassionato delle musiche del 18° e 19° secolo e più che mai di quelle tedesche che sono musiche bellissime. Amo Bach del periodo barocco, Johannes Brahms, il romanticismo più avanzato come Strauss, Wagner, Mahler. Questa è la musica che veramente mi piace.
D. Quando ha preso forma la decisione di diventare direttore d’orchestra?
R. Me lo consigliò mio padre. Io ero pianista e lui mi diceva: “Guarda, dovresti provare a fare il direttore d’orchestra, è una cosa molto bella e completa”. È stato lui a indirizzarmi su questa strada e gliene sono grato ancora adesso.
D. E il suo percorso di studi?
R. Ho studiato come pianista a Ginevra privatamente, successivamente sono andato in varie scuole in California, alla Pepperdine Universtiy dove ho fatto un Bachelor in Piano Performance, poi alla USC dove ho svolto un Master in Piano Performance e ho concluso alla UCLA con un master in direzione d’orchestra.
D. Ho letto che da piccolissimo ha debuttato al fianco di sua madre Sophia Loren nel film I girasoli. Non ha più pensato di fare cinema? Anche come compositore musicale?
R. No, ma ho diretto molte musiche da film nel corso della mia carriera, l’ho fatto molto frequentemente. Ma sulla composizione credo che sia una vocazione che se uno non sente veramente, è difficile farla. Bisogna avere il bisogno di creare che è una cosa che io non sento, io interpreto.
D. Che talenti deve avere un direttore d’orchestra?
R. Deve essere un comunicatore, deve saper lavorare con la gente. Deve essere anche un po’ psicologo perché deve sapere come fare per ottenere il meglio dalle persone; deve avere molta consapevolezza e conoscenza degli strumenti musicali. E deve avere l’abilità di interpretare.
D. Quali sono i direttori ai quali si è ispirato nella sua vita?
R. Tanti, non solo uno: Herbert von Karajan, Leonard Bernstein e moltissimi altri, come anche gli italiani Riccardo Muti e Giuseppe Sinopoli.
D. Che differenza trova ad esibirsi negli Usa rispetto all’Italia?
R. In America il pubblico è sempre molto caloroso e fa standing ovation molto facilmente. In Europa invece il pubblico è più critico ed è più difficile capire se hanno apprezzato un concerto.
D. Che consiglio darebbe a un giovane direttore d’orchestra?
R. Se un giovane ha scelto questo mestiere vuol dire che automaticamente è una persona appassionata, quindi direi che deve solo cercare di fare quello che sente senza cercare il successo, ma continuare a scegliere di fare ciò che lo appassiona. Questo è un privilegio che non tutti hanno”. (aise)