Messaggero di Sant’Antonio/ La Pasqua degli oriundi - di Giorgia Miazzo

PADOVA\ aise\ - “Nelle aree delle “Grandi migrazioni” italiane in America Latina, il ricordo di riti e tradizioni rappresentava il patrimonio immateriale di chi lasciava la patria. La Chiesa seguiva con attenzione i suoi devoti, assistendoli e accompagnandoli moralmente, tanto che oggigiorno mantengono ancora vive le memorie e le espressioni della fede, e continuano pratiche italiane contaminate dai luoghi d’arrivo, che si rinsaldano annualmente grazie all’amore verso la madrepatria, come accade per la Settimana Santa”. Così scrive Giorgia Miazzo sul “Messaggero di Sant’Antonio – edizione per l’estero” di aprile.
“In Argentina gli italo-discendenti vanno a messa sia il Domingo de Ramos, la domenica prima di Pasqua, per prendere i rametti degli ulivi benedetti, sia la sera del Sabato Santo e la Domenica di Pasqua. Tra le processioni più importanti si ricordano il rito processionale della confraternita Maria Santissima Addolorata nella parrocchia di Maria Ausiliatrice a Buenos Aires, e la piccola Via Crucis con la Vergine bardata di nero a Vallelonga.
Si fa digiuno di carne dal giovedì, sostituendola con pesce e le empanadas de vigilia (fagottini di verdura), ma la domenica di Pasqua si mangiano agnello o maiale ai ferri. Il dolce tipico pasquale è la rosca de Pascua che, a differenza della colomba, ha la crema pasticcera o il dulce de leche, mentre nella comunità calabrese si assapora la cuzzupa, ma non mancano ovetti di cioccolato dipinti dai bambini e quello grande per la famiglia.
Anche in Brasile gli italiani celebrano la morte di Gesù sulla croce con momenti di riflessione e di preghiera. Nel Brasile meridionale si svolgono workshop, giochi come la caccia all’uovo, e teatro, mentre uova e coniglietti decorano le strade e i negozi della città. La Domenica Santa molti italo-discendenti preparano il churrasco (carne grigliata) o si mettono in viaggio. Gli italo-messicani della comunità cattolica di Huatusco (Stato di Veracruz), in Messico iniziano i preparativi dal mercoledì delle Ceneri, quando si recano alla Parrocchia di sant’Antonio di Padova. Seguono ogni messa domenicale con grande fede fino alla Domenica delle Palme, giorno in cui arrivano parrocchiani di tutta la regione, mentre il Venerdì Santo partecipano alla Via Crucis, arrivando a tutte le ore, ma tengono in modo particolare alla messa del sabato sera per la benedizione della luce.
In Venezuela la Semana Mayor è molto partecipata anche dai nostri italo-discendenti che preparano il budino di riso o il riso al cocco o la majarete con il mais, il sancocho di pesce, e piatti a base di tartaruga o iguana o chigüire. Hanno poi l’usanza di realizzare croci di palma benedetta per proteggere le case. Poi, con vesti viola e a piedi nudi, partecipano alla famosa processione di Nazareno e celebrano il Rogo di Giuda.
La Pasqua in Paraguay inizia in autunno con temperature gradevoli e i frutti migliori come il mburucuyà o maracuia o frutto della Passione, non per le qualità afrodisiache, ma perché matura la settimana della Passione, e i pistilli del fiore ricordano i chiodi della Croce di Cristo. Un tempo i gesuiti lo usavano per abbellire le chiese delle Missioni, e si trova ancora scolpito nelle Ruinas de Misiones. La domenica delle Palme si distribuiscono foglie di palme che fungono da ulivo. Il Giovedì santo gli italo-paraguaiani partecipano al Karú Guazú (pranzo grande, come l’Ultima cena di Gesù) e si preparano al digiuno del venerdì, quando si svolgono lunghe processioni, come quella chilometrica di Tañarandy, non lontano da San Ignacio, la prima missione dei gesuiti. Dopo la Veglia pasquale si mangia la chipa, ciambella di formaggio e strutto, accompagnata dal cocido, infuso di erba mate e zucchero, mentre il pranzo di Pasqua prevede la sopa paraguaya (pane di mais al forno) con carne, e i borí borí, vale a dire polpettine di mais in brodo di gallina.
In Uruguay, invece, l’articolo quinto della Costituzione del 1919 dice che tutti i culti religiosi sono liberi e che lo Stato non sostiene alcuna religione, rinominando la Pasqua come Settimana del Turismo, anche per sostenere l’attività economica. I cattolici, tra cui molti italo-uruguaiani, durante la Domenica delle Palme affollano le chiese e vanno a prendersi il ramo di ulivo, mentre i laici vanno alle terme nelle aree del Nord-Ovest, al mare, all’estero, a caccia di cinghiali o lepri, alla Settimana della Birra a Paysandú, alla Settimana Criolla di Montevideo (dedicata alla doma e con gara di cavalli), alla gara dei payadores (artisti che cantano e suonano la musica payada), o alla vuelta ciclista che parte da Montevideo la Domenica delle Palme e ritorna la Domenica di Pasqua”. (aise)