Messaggero Sant’Antonio/ I talenti di Eugenia – di Giorgia Miazzo

PADOVA\ aise\ - “Era il 9 novembre 1910. Quel giorno di 115 anni fa, nasceva a Torino Eugenia Sacerdote de Lustig, una medica e ricercatrice italiana di famiglia ebraica stabilitasi successivamente in Argentina. A lei si deve la prima sperimentazione del vaccino contro la poliomielite, e rilevanti ricerche nel campo dell’Alzheimer”. A raccontare la sua storia tra Italia e Argentina è Giorgia Miazzo sul numero di novembre del “Messaggero di Sant’Antonio – edizione per l’estero”.
“L’interesse per la scienza e il campo medico nacquero dopo alcune esperienze personali. Eugenia frequentò una scuola femminile che non le permetteva di avere sbocchi a livello universitario poiché non prevedeva lo studio del latino e del greco che le avrebbe permesso di acquisire la licenza liceale necessaria per accedere all’università. Così, nel 1931, dopo essersi preparata in modo autonomo alla licenza liceale classica, alzandosi all’alba e sostenendo un esame molto difficile preparato in 9 mesi, assieme a 4 altre donne – tra cui la cugina e futuro premio Nobel Rita Levi-Montalcini, che condivise con lei gli anni universitari –, e contro la volontà della famiglia, Eugenia frequentò la facoltà di Medicina all’Università di Torino nonostante i pregiudizi e la discriminazione sulle donne, per di più ebree.
Secondo Eugenia era molto difficile studiare in un ambiente in cui c’erano 5 donne su 500 uomini, e i professori le trattavano male. Quando diede l’esame di Medicina legale, il docente delegò l’incarico di esaminarla al suo assistente affermando che lei, in quanto donna, non avrebbe mai fatto il medico. Eugenia aveva provato interesse per la scienza quando, mentre studiava per gli esami del liceo, uno dei suoi fratelli era stato ricoverato in condizioni gravi a seguito di un incidente, in un ospedale vicino a Torino e lei, assistendolo per parecchio tempo, aveva capito di avere un’immensa passione per il campo medico.
Durante i suoi studi, Eugenia venne selezionata come assistente presso la cattedra di Istologia dell’Università di Torino del professor Giuseppe Levi, assieme alla cugina Rita Levi, Salvador Luria e Renato Dulbecco, tutti e tre premi Nobel per la Medicina, in qualità di studiosi di una nuova tecnica di coltivazione dei tessuti in vitro, allora ancora sconosciuta in Italia. Dopo la laurea nel 1936, Eugenia si trasferì a Bruxelles, in Belgio, come ricercatrice presso un istituto neurobiologico, e poi a Roma, dove sposò l’ingegnere Maurizio de Lustig ed ebbe una figlia. Con le leggi razziali fasciste di Mussolini del 1938, Eugenia fu costretta a fuggire con la famiglia dall’Italia. La Perelli, impresa in cui lavorava suo marito, pianificò di aprire una sede a Buenos Aires, in Argentina, così i coniugi decisero di trasferirsi oltreoceano.
Intanto scoppiò la Seconda guerra mondiale, e la Perelli fu costretta a rimandare l’avvio della nuova succursale, ma inviò Maurizio de Lustig nella sede in Brasile, mentre Eugenia, sua figlia e la suocera rimasero in Argentina.
I TESSUTI IN VITRO
La vera svolta per la sua carriera avvenne nel 1951, quando Eugenia fu invitata ad applicare la tecnica di coltivazione dei tessuti in vitro, che lei aveva studiato all’università, presso l’Instituto Nacional de Microbiología Carlos Malbrán. Durante il suo incarico, nel 1956, in Argentina si scatenò un’epidemia di poliomielite che portò Eugenia a lavorare intensamente per individuare le diagnosi della malattia sui campioni che arrivavano ogni giorno all’istituto, e per determinare il numero di vittime di quella terribile patologia che colpiva soprattutto i bambini. Ogni giorno Eugenia passava nei reparti ospedalieri della maternità, correndo sempre il rischio di contagiarsi e di infettare a sua volta i propri figli. Successivamente l’Organizzazione Mondiale della Sanità le riconobbe una borsa di studio per trasferirsi negli Stati Uniti e in Canada, dove venivano svolte ricerche sugli animali, prevalentemente scimmie, al fine di analizzare i risultati di un vaccino sperimentale contro la poliomielite creato dal professor Jonas Salk.
IL VACCINO CONTRO LA POLIOMIELITE
Una volta tornata a Buenos Aires, per dimostrare ai cittadini l’importanza e l’efficacia del nuovo vaccino, Eugenia decise di vaccinare in pubblico se stessa e i suoi figli. Fu la prima medica a portarlo in Argentina assumendosi la responsabilità di raccomandare al ministro la vaccinazione massiccia contro la poliomielite, che salvò migliaia di persone. Nel 1961 divenne ricercatrice presso il CONICET (Consejo Nacional de Investigaciones Científicas y Técnicas). Qui la sua ricerca si concentrò sullo studio delle cellule tumorali, sulla cancerogenesi chimica e sui meccanismi di trasformazione maligna. Poi divenne presidentessa dell’Istituto superiore di ricerca medica Albert Einstein, e direttrice di ricerca dell’Istituto Angel H. Roffo dove sviluppò studi di genetica, di oncologia e sul morbo di Alzheimer. Eugenia pubblicò più di 200 testi scientifici, usciti in Argentina e nel resto del mondo, e scrisse un libro di memorie per i suoi nipoti che fu pubblicato dalla famiglia con il titolo De los Alpes al Río de la Plata in cui emerge la sua nostalgia per l’Italia.
Per la sua importante carriera ricevette molti riconoscimenti, tra cui il premio Konex, il premio Ippocrate alla Medicina, e il titolo di Cavaliere della Repubblica Italiana nel 1994. In Argentina fu decorata con la Grande Croce degli Ordini dei Servizi Distinti al Merito Civile. Dichiarata cittadina illustre della città di Buenos Aires, Eugenia si spense a 101 anni, il 27 novembre 2011, lasciando un grandissimo contributo scientifico al mondo”. (aise)