Oltreoceano/ Sicilia Capitale europea della gastronomia grazie alla forza delle reti territoriali – di Luciano Luciani

ROMA\ aise\ - “Non è solo la qualità delle produzioni a essere stata premiata, quanto la capacità dell’Isola di valorizzare le sue eccellenze attraverso un lavoro collettivo. L’associazionismo non è un elemento marginale, ma un vero e proprio fattore competitivo. Il riconoscimento della Sicilia come Capitale europea della gastronomia ha acceso i riflettori su un sistema agroalimentare che si distingue non solo per la qualità e la varietà dei prodotti, ma anche per la solidità delle relazioni che lo sostengono”. È quanto si legge nell’editoriale a firma Luciano Luciani, Presidente dell’Istituto Italiano Fernando Santi, pubblicato sulla rivista edita dall’IIFS “Oltreocaeno”.
“A fare la differenza è il tessuto dell’associazionismo diffuso in tutta l’Isola, che è oggi uno dei fattori più incisivi per affrontare una sfida in chiave economica e territoriale. Perché non è soltanto l’eccellenza delle produzioni a essere stata premiata, ma la capacità di valorizzarle attraverso un lavoro collettivo, capillare e strutturato.
Dai consorzi di tutela alle cooperative agricole, dai presidi Slow Food alle associazioni culturali, una rete articolata opera quotidianamente per promuovere il patrimonio enogastronomico regionale. Una vera infrastruttura immateriale che, partendo dalla valorizzazione dei prodotti locali, ha saputo costruire filiere integrate capaci di generare occupazione e contrastare lo spopolamento delle aree interne.
Nel tempo, questo sistema di rete ha dimostrato anche una notevole capacità di attrarre fondi pubblici, sia europei che nazionali, avviando progetti con ricadute tangibili sul territorio e che assume un ruolo particolarmente strategico in un contesto come quello siciliano, segnato da forti disomogeneità territoriali. In molte aree, infatti, le associazioni rappresentano un ponte tra piccole imprese e istituzioni, contribuendo a superare criticità strutturali e facilitando l’accesso a risorse e incentivi economici.
Le esperienze associative nell’agroalimentare non si limitano alla produzione, ma si estendono all’educazione alimentare, alla tutela delle tradizioni e alla promozione integrata dei territori. È proprio grazie a questa infrastruttura sociale che la Sicilia può oggi presentarsi con un’offerta turistica credibile, diversificata e centrata sull’autenticità delle esperienze.
All’interno del titolo europeo, l’associazionismo assume anche un ruolo di governance dal basso. Coordinare eventi, percorsi formativi, attività promozionali e itinerari gastronomici consente di influenzare la pianificazione turistica e il posizionamento dell’Isola nei mercati esteri. La forza organizzativa delle reti locali oggi in Sicilia consente di superare logiche frammentarie e di costruire una proposta coerente e riconoscibile.
In questo quadro, la valorizzazione dell’identità alimentare diventa anche leva per un segmento turistico in forte crescita: quello delle radici. E le realtà locali, per prossimità e conoscenza del territorio, sono le più adatte a costruire percorsi autentici rivolti a questo pubblico.
La Sicilia può quindi affrontare il prossimo triennio non solo come una celebrazione simbolica, ma come un’opportunità per consolidare modelli di sviluppo fondati su cooperazione, qualità e inclusione. In questa prospettiva, l’associazionismo non è un elemento marginale, ma un vero e proprio fattore competitivo. (aise)