Presenza/ Bergoglio, il Pontefice dalla doppia appartenenza – di Nello Gargiulo

SANTIAGO DEL CILE\ aise\ - “Parlare del Papa Bergoglio dal contesto del nostro periodico come espressione storica dell’emigrazione italiana, ci porta a quel viaggio intrapreso nel 1928 da Genova dalla famiglia di suo nonno paterno che lascia l’Italia per l’Argentina, paese in forte crescita e con richiamo di forza lavoro. In quei bauli e in quelle valigie caricate sul piroscafo, albergavano effetti personali e famigliari, come anche qualche attrezzo per iniziare il proprio mestiere; ma in modo meno visibile ci sono anche i sogni e le speranze del presente e del passato, per un futuro migliore”. A scriverne è stato il Consigliere del Cgie per il Cile, Nello Gargiulo, nel nuovo editoriale di “Presenza”, quindicinale della comunità italiana in Cile da lui diretto.
“Incertezze, imprevisti e paure richiedevano, in ogni situazione, di essere equipaggiati e convinti del fatto che il coraggio fosse un’arma da avere sempre a portata di mano. L’ ostilità, il pregiudizio o il fatto stesso di non poter comunicare per la non conoscenza della lingua locale, erano gli avversari più frequenti ed insidiosi da affrontare.
La nonna Rosa (classe 1884) che arriva nel 1928, a 44 anni, a Buenos Aires con tre figli tra cui Mario (quello che sarà il padre del futuro pontefice), sembra proprio essere stata esempio di abbondante coraggio e nello stesso tempo di una forte fede cristiana, cresciuta ed alimentata nel Movimento dell’Azione Cattolica del nord Italia. Nonna Rosa formerà il binomio perfetto tra Coraggio e Fede con cui questa famiglia piemontese costruisce la propria presenza in Argentina.
In questo contesto nasce e trascorre la propria infanzia e adolescenza Jorge Bergoglio, che troverà poi, nella formazione delle Scuole Salesiane, uno spazio ancora più ampio, anche per rispondere alla chiamata al Sacerdozio che si concretizza poi all’Interno della Congregazione si Sant’Ignazio di Loyola.
“Onesti cittadini e buoni Cristiani”, come Lui stesso ha tante volte ricordato, costituirà quel binomio caratteristico di Don Bosco che in Lui ha determinato la forte convinzione che la dimensione umana e quella spirituale viaggiano su due strade parallele per poi convergere nella formazione di persone, dove la concezione del bene comune non può mai prescindere dalla ricerca della verità, la richiesta di praticare la giustizia e non esimersi dall’essere misericordiosi. Un completamento perfetto per recuperare la dissociazione che vive la società dei giorni nostri tra il pensare e l’azione.
Alla luce di questo contesto è possibile fare una lettura della vasta e complessa figura di Bergoglio sul quale forse mai si è scritto, commentato e commemorato tanto. Un record di articoli, testimonianze, consensi ma anche dissensi continuano a correre su media e sulle reti sociali.
Le figure profetiche non sempre sono comprese nel proprio tempo. Lo saranno poi; intanto, nel presente rompono gli immobilismi, scuotono le coscienze, marcano strade e orizzonti. Così è stato per questo Papa che, all’interno della Curia Romana, come anche in alcuni episcopati del mondo, ha provocato delle resistenze con i suoi interventi e le sue azioni, soprattutto in tema di responsabilità delle donne all’interno della Chiesa, della finanza vaticana e su come affrontare temi migratori.
È il Profeta che denunzia le emarginazioni, le disuguaglianze, la produzione eccessiva delle armi offensive, sistemi economici che trascurano la centralità della persona ed il bene comune. Tutte parole che assumono il tono di note musicali nei suoi discorsi, commenti, omelie e scritti, ma soprattutto scorrono e si caratterizzano per un linguaggio agile e diretto, soprattutto nelle appassionanti pagine delle Encicliche da lui promulgate.
L’eredità di Bergoglio pensiamo che abbia qualcosa da dire anche alla tradizione dell’emigrazione italiana. Lui stesso lo sancisce, quando ha voluto che la sua tomba fosse semplicemente ricoperta della pietra di Ardesia della Liguria, come per riaffermare il legame con la sua origine italiana - da parte materna - che si combina poi, con quella paterna in terra argentina.
Cosa ci potrebbe suggerire quest’ultima sorpresa di Bergoglio se volessimo tradurla in termini di appartenenza e di cittadinanza italiana, nel contesto attuale del dibattito parlamentare sul decreto del governo che considera limitare a due generazioni la trasmissione e per giunta con genitori o nonni nati in Italia?
Lui, cittadino argentino perché nato in quella terra, è stato anche un cittadino italiano per la legge italiana, e consapevole delle sue origini ha trasmesso, nella sua lunga esistenza, anche questa condizione di doppia appartenenza. Bergoglio in questo non si è sdoppiato o contraddetto. Probabilmente sarà stato anche questo suo essere italiano che gli ha permesso di venire a capo di contraddizioni in cui, per il suo stile molto diretto, in più di una occasione si è dovuto misurare. In genere ne è venuto fuori.
In memoria di Bergoglio e della sua tradizione di famiglia Italo-Argentina, il parlamento italiano nelle prossime settimane potrebbe assumere anche l’impegno di trovare una convergenza per aumentare di qualche generazione l’intervallo utile alla trasmissione della cittadinanza. Diversamente si corre il rischio di perdere legami e storie che mantengono unite anche oltre il tempo e lo spazio, l’identità storico-culturale del nostro paese soprattutto nel continente latino-Americano.
Oggi nel mondo ci sono tante culture che si studiano nei libri di storia e, con il tempo, la stessa nostra storia rinascimentale e nazionale potrebbero essere ulteriormente ridotte. Anche per questo, avere nel mondo cittadini italiani più consapevoli e coscienti delle proprie radici, potrebbe essere un modo per mantenere non solo più vivo il tricolore, ma anche più presente l’italianità e i legami che potrebbero fare più forte il nostro Paese e l’Europa stessa, nel confronto internazionale”. (aise)