La medaglia d’oro Paola Magoni in Bosnia Erzegovina per la prima Giornata dello Sport Italiano nel Mondo

SARAJEVO\ aise\ - Il prestigioso Museo Olimpico di Sarajevo ha ospitato la prima edizione della “Giornata dello Sport Italiano nel Mondo”, organizzata dall’Ambasciata d’Italia in Bosnia Erzegovina. Ospiti d’onore sono stati la campionessa olimpica Paola Magoni, Medaglia d’Oro nello slalom speciale ai Giochi Invernali di Sarajevo del 1984, tuttora amatissima e popolarissima in Bosnia Erzegovina, e il giornalista Lorenzo Fabiano, autore del libro “Sarajevo ’84. I giorni della concordia”. L’evento ha infatti avuto il suo focus principale nello sci e negli sport invernali, anche con l’obiettivo di promuovere le Olimpiadi e Paraolimpiadi Invernali di Milano e Cortina d’Ampezzo 2026.
Alla presenza della Vice Sindaca di Sarajevo Anja Margetić, di rappresentanti del Comitato Olimpico della Bosnia Erzegovina e di diversi esponenti della comunità internazionale, i due ospiti hanno ripercorso gli inizi della carriera della campionessa olimpica, fino alla vittoria della Medaglia d’Oro il 17 febbraio 1984: il primo oro olimpico dello sci alpino femminile italiano (fino a pochi anni prima, come è stato ricordato, non esisteva nemmeno una delegazione italiana di sci femminile), che giunse di sorpresa a premiare una ragazza di 19 anni che, fino a quel momento, non aveva al suo attivo nemmeno un piazzamento sul podio nelle gare di Coppa del Mondo.
“L’auspicio – hanno concluso i due ospiti, in uno dei momenti più applauditi della giornata – è quello di rivedere le straordinarie piste attorno a Sarajevo come palcoscenico delle Coppe del Mondo”.
Nel suo intervento introduttivo, l’Ambasciatore Marco Di Ruzza ha ricordato le ragioni che hanno portato il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale a collocare lo sport al centro della “diplomazia della crescita”, nella consapevolezza di come esso possa essere uno straordinario strumento per la proiezione del Sistema Italia, raccontando territori, cultura, eccellenze industriali e tecnologiche. “La diplomazia sportiva – ha aggiunto Di Ruzza – può offrire un considerevole contributo alla promozione di valori di pace e fratellanza, proprio in ossequio a una frase di Pierre De Coubertin riportata all’ingresso del Museo Olimpico e che mi piace ricordare spesso: lo sport è un distruttore di muri”.
Un concetto – ha chiosato Di Ruzza – che permea del resto tutta la diplomazia culturale italiana in Bosnia Erzegovina, che intende anche contribuire ai percorsi di riconciliazione nel Paese, essenziali per i suoi orizzonti europei, fortemente sostenuti dall’Italia.
Come ricordato dallo stesso Fabiano, le Olimpiadi di Sarajevo hanno anche rappresentato uno snodo importante di quel processo che ha portato lo sci a uscire dalla nomea di “sport elitario”, ampliando il numero degli sciatori nel nostro Paese e portando indirettamente alla creazione di un mercato di riferimento, anche nel campo dell’abbigliamento. Proprio questa considerazione ha consentito di includere nella Giornata un elemento di valorizzazione delle filiere produttive italiane legate al mondo dello sport. Ciò è stato reso possibile grazie alla partecipazione di UYN Sport, società italiana attiva in Bosnia Erzegovina tramite la controllata SM3 nella produzione di indumenti ad alta tecnologia per uso sportivo e che collabora anche con la Nazionale italiana di sci. Alcuni dei prodotti di UYN Sport sono stati infatti esposti nel Museo. SM3 è presente nella città bosniaco-erzegovese di Tešanj dal 2003 e occupa oggi oltre 500 dipendenti. Una storia di successo sia in chiave imprenditoriale che sociale, considerando che l’azienda ha investito in Bosnia Erzegovina dopo la guerra e impiega personale multietnico. (aise)