Yangon: il capo missione Tassoni inaugura la mostra “700 years of bonds: unveiling the journey of italians in Myanmar”

YANGON\ aise\ - L’Ambasciata d’Italia a Yangon ha inaugurato oggi, 4 giugno, in occasione delle celebrazioni per la Festa della Repubblica, la mostra “700 years of bonds: unveiling the journey of italians in Myanmar”, il racconto di sette secoli di storia del Myanmar attraverso l’epopea degli italiani che hanno viaggiato e vissuto nella “Terra dell’Oro”.
“Italia e Myanmar si sono incrociati nel corso dei secoli in un modo inaspettato e poco conosciuto, dando vita ad un legame speciale e profondo” sottolinea il capo missione dell’Ambasciata Nicolò Tassoni Estense, che ha curato e organizzato la mostra. “Ricostruendo l’intero mosaico che questi incontri compongono, i visitatori potranno immergersi in un viaggio nel tempo ricco di personaggi e avventure straordinarie. Ogni frammento”, spiega Tassoni Estense, “ci racconta non solo di persone e storie straordinarie, ma mostra anche come gli italiani e i birmani abbiano interagito per secoli, pacificamente e arricchendosi a vicenda, attraverso un’avventura umana e culturale che costituisce un unicum nella storia sovente traumatica dei rapporti fra l’Europa e l’Asia”.
“La prospettiva secolare di tale rapporto speciale ci incoraggia, in una fase di crisi e di difficoltà per il Myanmar, specialmente all’indomani del devastante terremoto del 28 marzo scorso, a guardare con fiducia al futuro e”, conclude il capo missione, “ad essere consapevoli delle solide basi su cui poggia storicamente il rapporto fra le due Nazioni”.
Un filo conduttore unisce Marco Polo ai viaggiatori italiani del Rinascimento Nicolò de Conti, Girolamo di Santo Stefano, Lodovico Varthema, Gaspare Balbi e Cesare Federici e questi ultimi all’avventurosa epopea dei missionari barnabiti dell’epoca barocca. L’Ordine degli Oblati piemontesi ha attivato un rapporto che ha portato prima il Regno di Piemonte e poi l’Italia appena unificata ad avventurarsi in un “partenariato speciale” con il Regno birmano. L’epopea dei tecnici italiani accorsi a sostenere gli sforzi di modernizzazione del Regno birmano tra il 1871 e il 1885 fu troppo breve per poter cambiare il destino della Nazione birmana, ormai imprigionata dalla morsa coloniale britannica, ma dimostrò come Nazioni lontane avessero lavorato alacremente insieme per cercare di costruire un destino comune e migliore per le loro popolazioni. I tecnici italiani mapparono regioni sconosciute, documentarono usi e costumi locali, contribuendo a una migliore comprensione della civiltà birmana, e fecero fondamentali scoperte naturalistiche.
Nell’epoca del dominio coloniale, furono i missionari del PIME a scrivere una nuova pagina, quella del “passaggio del Salween” e dell’opera missionaria e di assistenza alle popolazioni tribali Shan e Kayah. Nel Novecento emerse poi la straordinaria figura di Salvatore Cioffi “Lokanatha”, venerato in tutto l’Oriente e uno dei primi divulgatori del Buddhismo in Europa e America. (aise)