Zagabria: l’intervista all’ambasciatore Trichilo sul periodico “Eccellenza”
ZAGABRIA\ aise\ - “Diplomatici premi Nobel nel suo primo libro”. Questo il titolo dell’intervista all’ambasciatore d’Italia a Zagabria, Paolo Trichilo, pubblicata nell’ultimo numero della rivista “Eccellenza”.
Ne riportiamo di seguito il testo integrale.
““La diplomazia è di solito stereotipata come la raffinata arte del pranzo e della cena e i diplomatici come i mangiatori di loto. La verità è che la diplomazia è un’arte complessa che implica un mix di acume politico, finezza culturale, abilità linguistiche e capacità di conversazione per esercitare il potere della persuasione. La diplomazia è generalmente condotta con frasi brevi che rivelano tanto quanto nascondono. La poesia non è diversa”. (Abhay Kumar, diplomatico e scrittore indiano). La frase accompagna il testo di presentazione di un volume di particolare interesse: “Diplomazia e letteratura”, edito nel 2023, nel quale si approfondisce il rapporto tra diplomazia e letteratura analizzando gli otto scrittori diplomatici che hanno vinto il premio Nobel per la letteratura. Il suo autore è Paolo Trichilo, ambasciatore d’Italia in Croazia dall’11 marzo 2024.
Un fatto letterario poco noto è che tra i vincitori del Premio Nobel della Letteratura figurano otto diplomatici: Gabriela Mistral (1945), Alexis Léger, alias Saint John Perse (1960), Ivo Andric (1961), Yorgos Seferis (1963), Miguel Angel Asturias (1967), Pablo Neruda (1971), Czeslaw Milosz (1980), Octavio Paz (1990). Una donna, quattro latino-americani e quattro europei.
D. Quale è stata la genesi di questo volume? Chiediamo all’autore.
R. “L’origine del lavoro è stata la confluenza tra il mio lavoro di diplomatico, una carriera che svolgo da oltre 34 anni ormai, e la mia passione per la letteratura. Se i due ambiti possono apparire a prima vista lontani, in realtà vi sono a mio parere più punti di contatto di quanto si possa immaginare. La letteratura è senz’altro una delle chiavi di lettura di cui i diplomatici si possono servire per comprendere il paese in cui sono stati destinati”.
D. Lei è stato ambasciatore a Lubiana dal 2016 al 2019, conosce bene le dinamiche di questi Paesi che con l’Europa e Schengen hanno visto sciogliersi i confini? Lei che cosa ha provato?
R. “Da un lato ho provato una grande soddisfazione nel vedere che la comune appartenenza all’Unione Europea abbia consentito di affrontare tante questioni in maniera costruttiva e realizzare un cambio di passo nell’interesse sia degli italiani che degli sloveni. Non bisogna mai stancarsi di sottolineare quanto la dimensione europea sia stata e sia tuttora fondamentale per avere creato un terreno comune d’intesa e di approccio. D’altro canto non mi sono limitato a osservare la dinamica in atto e ho lavorato intensamente, anche se più in maniera riservata che pubblica, per contribuire alla soluzione di alcuni dossier, alcuni dei quali sono maturati tuttavia solo poco dopo la fine della mia missione. Mi riferisco alla candidatura di Nova Gorica e Gorizia a capitale della Cultura europea del 2025, un traguardo di enorme valore, innanzi tutto dal punto di vista dell’attuazione di un dialogo esemplare che dovrebbe essere preso a modello ovunque. Si è trattato di un risultato di squadra molto voluto dal territorio, ad esempio il cambio dei Sindaci in entrambe le città, avvenuto proprio durante il mio periodo, non ha fatto deviare dal comune intendimento e la cooperazione è proseguita con grande lena da entrambe le parti. Anche sul lato della restituzione del Narodni Dom a Trieste, tra le tante persone con cui ho lavorato consentitemi un commosso ricordo dell’allora Rettore dell’Università di Trieste, Maurizio Fermeglia, recentemente e prematuramente scomparso. In tutto questo percorso la “diplomazia presidenziale” dei Capi di Stato dei due paesi, i Presidenti Mattarella e Pahor, è stata un fattore di straordinaria importanza che ho avuto il privilegio di poter accompagnare”.
D. La diplomazia è per definizione un osservatorio privilegiato. Che cosa le sta ancora insegnando?
R. “Anche dopo tanti anni continua a insegnarmi molto, perché ogni nuovo paese dove si lavora costituisce una sfida per cercare di capirne la mentalità, la storia, la cultura e le tradizioni. Inoltre, occorre conoscerne la geografia politica in modo da muoversi nel rispetto delle sensibilità che sono proprie di ogni popolo in modo da trovare i punti di contatto per sviluppare al meglio la collaborazione con l’Italia in tutti i numerosi settori per i quali un Ambasciatore è competente. In un certo senso tutte le informazioni che si riescono a raccogliere a decrittare vanno poi tradotte in senso operativo nelle azioni che si sviluppano, non solo nella diplomazia in senso stretto, ma anche in quella economica, culturale, sportiva, ecc”.
D. Quale dei diplomatici Premi Nobel, di cui racconta nel suo libro, sente più vicino al suo concetto di rappresentanza del proprio Paese all’estero?
R. “Tutte le otto biografie sono estremamente interessanti e istruttive, ma per venire alla sua domanda Yorgos Seferis e Octavio Paz sono quelli che sento più vicini per il tipo di carriera che hanno svolto. Andando per esclusione, Gabriela Mistral è stata sempre Console onorario, un incarico importantissimo, ma diverso da quello del diplomatico di carriera, Alexis Leger alias Saint John Perse ha svolto le sue funzioni quasi sempre nella capitale (a Parigi), Andric, Asturias e Neruda sono stati anche politici e deputati nei rispettivi paesi, Milosz è stato addetto culturale. Invece, Paz e Seferis hanno svolto numerose missioni all’estero e alcune di queste in paesi dove ho lavorato anche io, Paz a New Delhi e Seferis a Ankara. Per quest’ultimo nel libro faccio un esplicito richiamo agli esuli istriani, perché nato nei pressi di Smirne nel 1900, racconta della visita compiuta nel 1948 alla sua vecchia casa di famiglia, ormai alienata e abbandonata, nella Repubblica di Turchia. Gli scrittori in genere e non solo i premi Nobel, aiutano a conoscere un Paese. L’ho sottolineato, a fine mandato, per la Slovenia. Gli autori di quel paese, da Ivan Cankar, a Drago Jancar a Miha Mazzini, così come i romanzi degli Esuli e dei Rimasti giuliano-dalmati, mi hanno molto aiutato a comprendere la situazione, talvolta più dei libri di storia. Inoltre, il mio libro è il primo libro, a livello internazionale e non solo italiano, a trattare in modo sistematico il tema dei vincitori del premio Nobel per la letteratura che hanno svolto funzioni diplomatiche”.
D. L’altro grande tema è quello dell’economia: “il denaro fa girare il mondo”, oggi è anche la capacità di innovare, l’applicazione di sistemi di intelligenza artificiale... l’Italia cosa può offrire al resto del mondo?
R. “Anche oggi l’Italia continua a essere all’avanguardia nell’innovazione, con oltre 105.000 aziende high-tech. Il nostro Paese vanta il settore delle scienze della vita in più rapida crescita d’Europa ed è leader anche nelle energie rinnovabili, nell’industria farmaceutica e nella robotica. Dai suoi stimati centri di ricerca al suo pionieristico settore tecnologico, l’Italia è un hub globale per l’innovazione. Nel 2023 il mercato italiano dell’Intelligenza Artificiale è cresciuto in maniera significativa, segnando un +52%, raggiungendo il valore di 760 milioni di euro, in accelerazione rispetto al +32% registrato nell’anno precedente. Il 90% del mercato è dovuto alle grandi imprese, mentre il resto è suddiviso in modo equilibrato tra PMI e Pubblica Amministrazione”.
D. La Croazia è molto attenta ai cambiamenti, alle fughe in avanti, per prime sono arrivare le banche italiane, e oggi?
R. “L’Italia è stata negli ultimi due anni il primo partner commerciale della Croazia, posizione che mantiene tuttora come confermato dalle statistiche del primo trimestre 2024. L’Italia risulta essere il primo Paese fornitore della Croazia e il secondo mercato di destinazione dell’export croato, Inoltre, il nostro paese si trova ai primi posti della classifica degli investitori internazionali in Croazia. Occorre rafforzare i settori tradizionalmente più apprezzati dagli acquirenti locali, come l’abbigliamento e i tessuti, i prodotti in ferro e acciaio, i macchinari industriali, gli apparecchi elettrici, i metalli preziosi, le calzature e i cereali. Ma anche affiancare un’azione che punti a promuovere i settori innovativi, quelli ad alto contenuto tecnologico, cui la Croazia è particolarmente attenta per accelerare il suo percorso di industrializzazione e transizione digitale - e “green” - sostenuto dai fondi del PNRR che vedono proprio la Croazia il maggior beneficiario rispetto alle dimensioni della sua economia (11,6% del PIL croato 2019)”.
D. La moda rappresenta ancor sempre un veicolo di promozione del Made in Italy?
R. “I prodotti Made in Italy sono riconosciuti nel mondo come sinonimo di eleganza, qualità e design e ben rappresentano il concetto di “bello e ben fatto”. Il tessile-abbigliamento in Italia è il terzo settore manifatturiero (dopo quelli della meccanica e dell’automobilistica) con 45.000 aziende e quasi 400mila addetti. L’Italia resta il secondo esportatore mondiale di articoli di abbigliamento dopo la Cina, generando un surplus della bilancia commerciale secondo soltanto a quello della meccanica. Il settore deve la sua competitività agli investimenti in ricerca e sviluppo, innovazione e specializzazione di prodotto, alla sinergica collaborazione fra le diverse fasi della filiera sino all’integrazione con il retail, collocandosi sulla fascia “alta” di prodotto. Si rivolge sia ai tradizionali mercati di sbocco di Europa, Stati Uniti e Giappone, sia alle nuove realtà emergenti del mercato globale”.
D. Il ruolo dell’arte e della musica nei rapporti tra i Paesi?
R. “Si tratta di un ruolo essenziale, anche perché l’Italia è una potenza culturale. Solo per fare un esempio il 2024 è l’anno di Puccini, di cui si ricorda il centenario della scomparsa, e il Teatro nazionale croato di Zagabria lo ha celebrato con la messa in scena della Bohème con un direttore d’orchestra italiano, Piergiorgio Morandi. Ho anche avuto l’onore di conferire in quell’occasione alla Sovrintendente del teatro, Iva Hraste Sočo, l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine della Stella d’Italia per le benemerenze acquisite in questi anni. Inoltre, alla Festa Nazionale del 2 giugno, a Zagabria è stata presentata una grande performance, creazione originale di Massimiliano Volpini, Direttore del Balletto del Teatro nazionale croato. Gli otto ballerini italiani che fanno parte del corpo di ballo di Zagabria hanno danzato sulle note della musica del Maestro Francesco Taskayali, un connubio davvero straordinario. Come detto, si tratta solo di un esempio, perché l’attività è intensa e costante in tanti settori grazie all’Istituto Italiano di Cultura a Zagabria”.
D. Quali eventi ed idee intende proporre nel corso del suo mandato?
R. “Ho da subito cominciato a prestare particolare attenzione al territorio, nel senso di compiere missioni in Croazia per conoscere direttamente la situazione e le persone giuste. Anche se si tratta di un impegno oneroso, ritengo sia importante. In questo modo, ad esempio, ho conosciuto già molte imprese italiane, recandomi nei loro siti produttivi e raccogliendo le informazioni direttamente dai responsabili delle aziende. Ho avuto anche molti incontri con le autorità locali, sindaci e presidenti di regione, oltre che università, con cui è molto importante avviare o consolidare la collaborazione. Lo stesso vale per la Comunità Nazionale Italiana, visitando numerose comunità degli Italiani e riscontrando una realtà di grande interesse. Ritengo che sia necessario tanto coltivare la memoria, compresi i cimiteri storici (ho visitato quelli di Zara e Pola per esempio), ma anche guardare al futuro e allo sviluppo dell’imprenditorialità da parte della minoranza italiana. Anche la diplomazia sportiva è un fattore di crescente importanza, a Fiume l’Università ha ospitato un convegno di grande interesse sul calcio italiano, patrocinato anche dall’Ambasciata, con il Presidente della Lega di serie A Casini e l’esposizione di alcuni cimeli del mitico Paolo Rossi”.
D. Durante le Giornate della Cucina italiana nel mondo si esalta l’eccellenza del Made in Italy, per lei da che cosa è rappresentata?
R. “Secondo me è rappresentata da una dieta complessivamente equilibrata, come quella mediterranea che promuove stili di vita sani e preserva il nostro patrimonio alimentare. Al riguardo, mi permetta di ricordare che l’Italia è fortemente convinta che il sistema di etichettatura a semaforo Nutriscore non debba essere sostenuto, perché riteniamo che possa condurre a un giudizio superficiale perché non considera la dieta quotidiana nel suo insieme, ma solo i singoli prodotti. Questo può generare una situazione paradossale in cui i consumatori acquistano solo prodotti ‘verdi’ presunti sani ma che in realtà sono altamente processati con un effetto dannoso sull’equilibrio della dieta e, di conseguenza, della loro salute. Questo anche a danno della filiera agroalimentare tradizionale che caratterizza il tessuto produttivo dei nostri Paesi, come nel caso dell’olio di oliva, ad esempio”.
D. Croazia significa anche italiani d’Istria, Fiume e Dalmazia, quali i contatti e i progetti da realizzare insieme?
R. “Di progetti ce ne sono moltissimi, grazie al governo italiano che da anni finanzia le attività attraverso le leggi adottate a tal fine, al lavoro del Comitato di Coordinamento presieduto dal Ministero degli Affari Esteri e in virtù dell’impegno dell’Università Popolare di Trieste e dell’Unione Italiana. Molti sono gli orizzonti nuovi che si possono aprire, come nel caso della valorizzazione della letteratura fiumana attraverso la stampa di grandi opere in versione bilingue; sono felice che l’IIC abbia ospitato a Zagabria una riunione sull’argomento che ha presentato lo stato dell’arte e le prospettive di questo progetto di grande valore. Vorrei anche menzionare la mia visita a Arsia, perché pochi sanno che lì, purtroppo, avvenne il più grande disastro minerario nella storia d’Italia. Ho letto i due libri di Rinaldo Racovaz sull’argomento e faccio i complimenti a lui e a tutti quanti hanno collaborato a questo progetto, che merita di essere ulteriormente sviluppato per il rispetto che si deve ai caduti sul lavoro”. (aise)