A proposito di diritti umani (2)

ROMA – focus/ aise – Alla fine del 2024, il numero di persone sul pianeta in condizione di sradicamento forzato ha toccato la cifra record di 123,2 milioni (+6% rispetto al 2023). Un mondo in stato di crisi permanente continua a generare spostamenti di popolazioni, mentre i sistemi di protezione sembrano arretrare, tra esternalizzazioni, reclusione e rimozione della responsabilità politica. È uno sguardo lucido e coinvolto quello che emerge dal IX Report “Il Diritto d'Asilo” della Fondazione Migrantes (con Tau Editrice), dal titolo “Richiedenti asilo: le speranze recluse”, presentato il 9 dicembre scorso a Roma, presso la Pontifica Università Gregoriana.
Alcuni dati rilevanti a livello globale
In corso la prima flessione in 10 anni, con un grosso “ma”. A metà 2025 le persone in fuga risultano in calo: 117,3 milioni. Dovuti però in prevalenza a “ritorni” in Paesi insicuri. Tre rifugiati su quattro continuano a essere accolti in Paesi a basso o medio reddito. 46 milioni di “sfollati climatici” nel solo 2024.
Alcuni dati rilevanti sull’Italia
Controtendenza italiana. Mentre le domande di asilo nell’Ue sono calate (-13%; Germania -30%), l'Italia nel 2024 ha segnato il suo massimo storico (quasi 159 mila).
Record di dinieghi. Nel 2024, le Commissioni territoriali hanno pronunciato il 64% di dinieghi, contro una media Ue del 51%. E nel primo semestre 2025 dinieghi sono al 69,5%.
Povertà “specifica” dei rifugiati. Secondo una ricerca finanziata da Unhcr il 67% dei beneficiari di protezione internazionale e temporanea in Italia vive in povertà relativa, a fronte del 17% degli italiani e del 39,5% dei cittadini extra-Ue.
Usa, Ue e cooperazione. Per la prima volta il Report dedica un focus agli USA. L’amministrazione Trump ha emanato almeno 12 ordini esecutivi che hanno generato paura, persecuzione e sfiducia. Secondo l'American Immigration Council siamo di fronte alla «fine del sistema d'asilo». Intanto, il Patto europeo su migrazione e asilo, che entrerà in vigore a giugno 2026, accentua la logica del contenimento: procedure accelerate, esternalizzazione dei controlli, applicazione estesa del concetto di “Paese terzo sicuro”. Si rischia la limitazione di fatto del diritto d’asilo, con preoccupanti conseguenze per i minori stranieri non accompagnati. Nel mentre l’Italia, alla quale come a tutti i paesi dell’Ue era stato richiesto di coinvolgere la società civile nella scrittura del suo piano di attuazione, non l’ha fatto e non l’ha ancora reso pubblico. Infine, si assiste, a una trasformazione della cooperazione internazionale: l'Aiuto pubblico allo sviluppo (Aps) ha perso la sua funzione originaria (riduzione della povertà) per assumere un ruolo subordinato alle logiche della sicurezza, del controllo migratorio e dell'interesse economico nazionale.
“Un'infrastruttura di esclusione”. Così uno studio “basagliano” inserito nel Report definisce il sistema di accoglienza italiano, fatto di marginalità e “zone di non essere”: spazi di disumanizzazione (come le “file della vergogna” in Questura, le espulsioni improvvise, le segregazioni nei Cpr e la rinuncia dei territori ai progetti SAI.) in cui i migranti sono ridotti a “oggetti amministrati”.
La “vaporizzazione del diritto”. Tre storie
La vicenda di un giovane gambiano esplora le “mille prigioni” del sistema. La vita di Amadou è scandita da lungaggini amministrative e decisioni arbitrarie. La perdita di tempo diventa privazione della libertà e il trattenimento amministrativo strumento ordinario.
Il percorso di una giovane ivoriana vittima di tratta. Nel cercare protezione, Miriam si scontra con “altre forme di violenza imposte dall'ordinamento”, rituali burocratici che, invece di proteggere, “cronicizzano gli eventi traumatici subiti”.
La gestione delle morti lungo le rotte migratorie appare un “orrore senza nome”. La storia del giovane Yonas a Ventimiglia evidenzia le falle normative e operative nei processi di identificazione delle persone decedute o scomparse, che nega ai familiari il diritto alla verità e a una degna sepoltura.
L’appello. Il Report 2025 invita istituzioni e società civile a ricollocare al centro “diritto internazionale, diritto d’asilo, diplomazia e bene comune”. In un mondo che rischia di normalizzare la crisi e la disumanizzazione, il riconoscimento dell’umanità di chi fugge rimane il fondamento irrinunciabile di ogni democrazia. “Affinché ci vengano aperti gli occhi, possiamo accettare che anche la testimonianza dolorosa di chi vive certe esperienze di fuga e di non accoglienza faccia parte di quella missio migrantium delineata da papa Leone”, ha dichiarato il direttore generale della Fondazione Migrantes, monsignor Pierpaolo Felicolo. “Ma quando abbiamo visto e sentito, come Chiesa e come persone che hanno a cuore il bene comune e la dignità umana, diventa fondamentale prendere posizione e farsi vicini: è un modo per dare una forma concreta alla speranza”.
Il volume "Il diritto d'asilo. Report 2025" (Tau Editrice 2025, pp. 436, euro 25,00) si articola in tre parti: Dal mondo con lo sguardo rivolto all’Europa, con cinque contributi e una scheda, Guardando all’Italia, con altri sei contributi e due schede, e infine un Approfondimento teologico. Ognuna delle due prime parti è corredata di un’ampia sezione di dati statistici, con tabelle, grafici e cartine. Le foto di copertina e all’interno del volume sono di Max Hirzel. Il volume è disponibile in libreria e online (taueditrice.it).
Il moltiplicarsi dei conflitti, l'aumento della fame, i tagli ai finanziamenti globali e il collasso dei servizi di base stanno portando le esigenze umanitarie dei bambini a livelli estremi in tutto il mondo. Con il lancio oggi dell'appello dell'UNICEF sull’intervento umanitario 2026 (Humanitarian Action for Children 2026 - HAC), sono necessari con urgenza 7,66 miliardi di dollari per fornire assistenza salvavita a 73 milioni di bambini - tra cui 37 milioni di bambine e oltre 9 milioni di bambini con disabilità - in 133 paesi e territori nel prossimo anno.
In ogni regione, i bambini coinvolti in situazioni di emergenza si trovano ad affrontare crisi sovrapposte che stanno crescendo in termini di portata e complessità.
L'escalation dei conflitti sta causando sfollamenti di massa ed esponendo i bambini a gravi violazioni ai livelli più alti mai registrati. Gli attacchi a scuole e ospedali continuano senza sosta, mentre i casi accertati di stupro e altre forme di violenza sessuale contro i bambini sono in forte aumento. In molte crisi, i bambini e gli operatori umanitari che cercano di raggiungerli sono deliberatamente presi di mira.
Si prevede che nel 2026 20 milioni di bambini avranno bisogno di assistenza nutrizionale di emergenza, a causa dell'aumento dell'insicurezza alimentare e del rischio di carestia, nonché del persistere di conflitti, shock climatici ed economici e tagli ai finanziamenti. 8,3 milioni di bambini sono attualmente a rischio immediato di carestia in Sudan, Sud Sudan, Yemen e Stato di Palestina. Altri 12 milioni sono a rischio in Somalia, Nigeria, Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, Haiti, Mali e Myanmar.
Le violazioni gravi contro i bambini hanno raggiunto livelli senza precedenti, con un record di 41.370 violazioni verificate nel 2024, più del doppio della media degli ultimi 20 anni.
Senza investimenti, circa 360.000 bambini sopravvissuti ad abusi sessuali e coloro che se ne prendono cura non potranno beneficiare del supporto necessario.
“In tutto il mondo, i bambini coinvolti in conflitti, disastri, sfollamenti e turbolenze economiche continuano ad affrontare sfide straordinarie”, ha affermato Catherine Russell, direttrice generale dell'UNICEF. “Le loro vite sono plasmate da forze che vanno ben oltre il loro controllo: violenza, minaccia di carestia, intensificazione degli shock climatici e collasso diffuso dei servizi essenziali”.
Nel 2025 il contesto globale dei finanziamenti umanitari ha subito un drastico deterioramento. I tagli annunciati e previsti dai Governi donatori stanno già limitando la capacità dell'UNICEF di raggiungere milioni di bambini in grave difficoltà. I gravi ammanchi registrati nel 2024 e nel 2025 stanno costringendo l'UNICEF a compiere scelte impossibili. Solo per quanto riguarda i programmi nutrizionali dell'UNICEF, un deficit di finanziamento del 72% nel 2025 ha costretto a tagli in 20 paesi prioritari, riducendo gli obiettivi previsti da oltre 42 milioni a oltre 27 milioni di donne e bambini. Nel campo dell'istruzione, un deficit di 745 milioni di dollari ha lasciato milioni di bambini in più a rischio di perdere l'accesso all'istruzione, alla protezione e alla stabilità. Per quanto riguarda la protezione dell'infanzia, l'aumento delle violazioni coincide con la diminuzione delle risorse, minacciando i programmi a favore delle vittime di violenza sessuale, dei bambini reclutati o utilizzati da gruppi armati e di coloro che necessitano di urgente sostegno psicologico e psicosociale.
“La grave carenza di fondi sta mettendo a dura prova i programmi salvavita dell'UNICEF”, ha detto ancora Russell. “In tutte le nostre operazioni, i team in prima linea sono costretti a prendere decisioni impossibili: concentrare le scorte e i servizi limitati sui bambini di alcune zone piuttosto che di altre, ridurre la frequenza dei servizi che i bambini ricevono o ridimensionare gli interventi da cui dipende la sopravvivenza dei bambini”.
Allo stesso tempo, l'accesso umanitario è limitato a livelli mai visti negli ultimi anni. In molte emergenze, l'UNICEF e i suoi partner non riescono a raggiungere i bambini intrappolati dietro fronti in continuo spostamento, rendendo essenziale una diplomazia umanitaria continua per garantire l'accesso e proteggere i bambini dall'escalation delle violazioni.
L'UNICEF avverte che nel 2026 oltre 200 milioni di bambini avranno bisogno di assistenza umanitaria. Molti vivono in situazioni di crisi prolungate, che espongono intere generazioni al rischio di malnutrizione, istruzione negata, esposizione al rischio di epidemie e privazione di sicurezza e stabilità.
Nonostante queste sfide, l'UNICEF sta adattando la sua azione umanitaria per operare in modo efficace in un contesto umanitario in evoluzione, pur rimanendo saldamente ancorato ai diritti dei bambini e agli Impegni fondamentali per l'infanzia nell'azione umanitaria, che guidano la risposta dell'UNICEF. Ciò include: dare priorità agli interventi salvavita con il maggiore impatto; rafforzare i partenariati con i Governi e gli attori locali; investire nella preparazione, nell'analisi dei rischi e nell'azione preventiva; e rafforzare la resilienza dei sistemi nazionali e potenziare la diplomazia umanitaria.
“L'attuale crisi globale dei finanziamenti non riflette un calo dei bisogni umanitari, ma piuttosto un crescente divario tra l'entità delle sofferenze e le risorse disponibili”, ha affermato Russell. “Mentre l'UNICEF sta lavorando per adattarsi a questa nuova realtà, i bambini stanno già pagando il prezzo della riduzione dei budget umanitari”.
L'UNICEF esorta i Governi nazionali, i donatori del settore pubblico e i partner del settore privato ad aumentare gli investimenti a favore dei bambini, dando priorità a finanziamenti flessibili e pluriennali; a sostenere le risposte guidate a livello locale e i sistemi nazionali; a difendere i principi umanitari e la centralità della protezione; e a rimuovere gli ostacoli che impediscono l'accesso umanitario. (focus\aise)