Comites e dintorni (2)

ROMA – focus/ aise – Fatti riportati in modo “parziale” e “non pienamente corrispondente a quanto avvenuto”, tanto da “poter indurre i lettori meno informati sull'attività del Comites in errore nella ricostruzione degli eventi”. Una ricostruzione inviata alla stampa, “ma non al Comites”, dimostrando così di non “voler esaurire il necessario confronto politico all’interno del Comites”. Così il Presidente del Comites di Manchester, Cesare Ardito, replica alla nota con cui Emanuele Bernardini, Gianluigi Cassandra, Gianluca Fanti e Silvana Poloni chiedevano chiarimenti sul progetto “Gocce d’Italia”.
“Il progetto Gocce d'Italia, finanziato dai tre Comites nel Regno Unito, è regolato da un contratto redatto dal precedente Esecutivo e firmato per conto del Comites dall'allora Presidente”, precisa Ardito. “La gestione del progetto fu inizialmente affidata a una commissione alle cui riunioni risultano aver partecipato, per il Comites di Manchester, solamente consiglieri in lista ACLI, con numerosi incontri inter-Comites ed un incontro riservato a inizio marzo 2024. Tale assetto generò nel tempo significativi attriti interni. A titolo di esempio, all'epoca chiesi di fornire ai consiglieri, prima della riunione successiva, la lista degli intervistati e mi fu risposto che l'elenco sarebbe stato portato direttamente in assemblea dove sarebbe potuto "essere comodamente consultato ed esaminato dai consiglieri" (un elenco di oltre 100 nominativi!)”.
“Anche questi elementi – continua il presidente de Comites – fanno da sfondo ai fatti occorsi nell'estate 2024 e al conseguente cambio di maggioranza. Voglio anche ricordare come la stessa commissione sia stata azzerata dall'assemblea all'unanimità, con tutti i consiglieri presenti, il 25 giugno 2024, di fatto prendendo atto delle criticità emerse nel suo funzionamento”.
“Il progetto, dopo mesi di revisione interna, ha visto la consegna delle puntate il 31 dicembre 2024. L'assemblea – ricorda Ardito – ne ha preso ufficialmente atto nella relazione al bilancio consuntivo per il 2024, redatta dal sottoscritto ed approvata all'unanimità dal Comites il 3 febbraio 2025 (con tre consiglieri in lista ACLI presenti). È, ancora, opportuno menzionare le numerose assemblee del Comites in cui un punto all’ordine del giorno è stato dedicato ad aggiornamenti su Gocce d’Italia: questo Esecutivo ha sempre garantito la discussione pubblica sul progetto, in completa trasparenza”.
“Relativamente ai fatti oggetto d'esame, - puntualizza Ardito – l'Esecutivo ha ricevuto in data 24 giugno 2025 la richiesta di audizione di un rappresentante di Complitaly che includeva l’unica motivazione di fornire “un rendiconto analitico economico dell’iniziativa”, presentando documentazione che avrebbe dovuto includere “la descrizione delle attività svolte, le spese sostenute e documentate, le fonti di finanziamento utilizzate, la destinazione delle risorse, e qualsiasi altro elemento utile ad una valutazione completa del progetto”. L'esecutivo, riunitosi il 15 luglio 2025, ha esaminato la richiesta confrontandola con il contratto, che prevede la commissione di un prodotto ed ha natura “a risultato”, senza prevedere ulteriori adempimenti contabili di alcun tipo a carico del fornitore nei confronti del Comites. Si è inoltre rilevato come i bilanci consuntivi fossero stati approvati dai revisori dei conti, dal Consolato ed infine dal MAECI senza richiedere ulteriori giustificativi per le voci di spesa relative al progetto integrativo sia nel 2023 che nel 2024. La richiesta di audizione è stata pertanto ritenuta non necessaria e respinta, invitando tuttavia i richiedenti a inserire eventuali ulteriori motivazioni non specificate, diverse da quelle contabili già superate, in una mozione da discutere in assemblea”.
“È importante sottolineare che ad essere oggetto di valutazione e successivo voto non è mai stata la possibilità di discutere del progetto Gocce d’Italia, il cui esame avviene da anni regolarmente in ciascuna assemblea, ma esclusivamente l’opportunità di procedere a un’audizione formale di un rappresentante esterno, atto straordinario per cui non sono state ravvisate motivazioni specifiche sufficienti”, chiarisce il Presidente.
“La mozione è stata ripresentata e, nonostante un immediato sollecito del sottoscritto ad integrarla fornendo le opportune giustificazioni per l'audizione (ormai a distanza di undici mesi dalla consegna, accettata, del prodotto) il testo non è stato modificato prima dell'assemblea. La mozione è stata quindi iscritta all’ordine del giorno e discussa il 12 novembre 2025. Nel corso della discussione – riporta Ardito – i consiglieri hanno liberamente esposto varie perplessità e dubbi, ricevendo risposte e chiarimenti su ciascuna questione sollevata. La mozione riguardante l'audizione è stata infine messa ai voti e respinta dall'assemblea a maggioranza”.
Ardito precisa ancora che “le proiezioni sul territorio sono state effettuate con accesso gratuito e senza oneri di spesa per il Comites, presso soggetti privati che hanno messo a disposizione i propri spazi e il proprio tempo per un momento di condivisione con la comunità” e che, “come già riferito nell'ultima assemblea, i complessi adempimenti necessari per la pubblicazione in streaming del prodotto sono ancora in corso da parte dei tre Comites nel Regno Unito”.
Conludendo, Ardito esprime “ancora una volta” il suo “rammarico per le scelte dei consiglieri ACLI su una modalità di interlocuzione che sposta su un piano esterno e gerarchico la contestazione di scelte assunte legittimamente e a maggioranza dall’organo rappresentativo eletto dai cittadini, peraltro dopo esaustiva discussione in assemblea, rifiutandosi di esaurire il necessario confronto politico all’interno del Comites. Ricordo infine che il Comites di Manchester è un ente di diritto pubblico soggetto ad obblighi di trasparenza che vengono rigorosamente rispettati: tutte le riunioni sono pubbliche e trasmesse in streaming sulla nostra pagina Facebook, e tutti i verbali e i bilanci sono disponibili per la consultazione sul nostro sito web: www.comitesmanchester.co.uk/documenti”.
Negli appartamenti delle donne immigrate, la violenza domestica si insinua silenziosa, invisibile agli occhi del mondo. Qui, chi subisce abusi spesso non può denunciare, non può lasciare il partner violento, non può nemmeno parlare liberamente: il visto, il lavoro, la rete familiare sono legati a una persona che controlla ogni aspetto della loro vita. In un Paese straniero, la paura raddoppia e la violenza diventa ancora più drammatica. A queste storie spezzate, il Comites di New York ha deciso di dare voce e, soprattutto, una via d’uscita. In appena due settimane, due incontri pubblici hanno riempito le sale e aperto un varco nella coscienza collettiva; un terzo appuntamento è già previsto per l’inizio del nuovo anno.
Questa successione serrata di incontri è stata possibile grazie a una donazione privata avvenuta durante un altro evento sempre organizzato dal Comites sulla violenza domestica qualche anno fa e che ora ha trasformato le parole in azioni concrete. Un sostegno che ha già cambiato la vita di diverse donne in condizioni gravissime: immigrate con visti dipendenti dall’abuser, senza reddito e senza rete familiare negli Stati Uniti.
“Senza fondi questo programma sarebbe stato molto più impegnativo”, ha spiegato il presidente del Comites, Enrico Zanon, sottolineando la responsabilità morale di chi interviene. Una linea condivisa da Claudia Carbone, presidente della Commissione Diritti Civili: “Abbiamo bisogno di uomini alleati in questa battaglia. Non può ricadere solo sulle donne. Serve un cambiamento culturale, che insegni ai più piccoli che l’amore è rispetto, confini e reciprocità”.
A guidare il dialogo con sensibilità narrativa è stata la giornalista e comunicatrice Francesca Di Matteo, che ha aperto con una domanda semplice ma potente, presa da un libro per bambini: “Che cos’è l’amore?”. Un monito a ricordare che la prevenzione comincia dall’infanzia. Il video di Albina Perri, direttrice del settimanale Giallo, ha mostrato la scia dei femminicidi in Italia, denunciando la necessità di pene adeguate, denunce tempestive e una cultura che non normalizzi la violenza maschile. La lettura di una lettera anonima, scritta da una donna immigrata vittima di un narcisista patologico, ha restituito il peso di un dolore spesso taciuto: manipolazione, isolamento, paura e assenza di una rete di supporto. Gli interventi degli esperti hanno completato il quadro. La terapeuta familiare Alessandra Sabbatini ha illustrato le diverse forme della violenza domestica e le ferite profonde lasciate sui figli, evidenziando anche il ruolo ambiguo dei media. L’antropologa e psicoterapeuta Leide Porcu ha analizzato le radici culturali dell’abuso, legate alla mascolinità tossica e alla socializzazione patriarcale, sottolineando la prevenzione attraverso l’educazione emotiva e modelli di mascolinità non violenta.
Dal fronte istituzionale, Jenny A. Proano, rappresentante dell’NYC Mayor’s Office to End Domestic and Gender-Based Violence (ENDGBV), ha fornito informazioni cruciali sulle risorse disponibili per le vittime, spiegando come sia importante parlare di violenza in contesti dove essa è spesso normalizzata. Ha descritto i primi passi sicuri per cercare aiuto grazie ai Family Justice Centers che accolgono chiunque, indipendentemente dallo status legale, la HOPE Hotline e il programma Respect First, rivolto a persone che hanno causato danno e che necessitano di percorsi di responsabilizzazione e cambiamento comportamentale. “È fondamentale intervenire anche sull’abuser, perché non colpisca di nuovo”, ha spiegato.
Poi, la coach Francesca Carelli ha condiviso la sua esperienza personale di riconoscimento dell’abuso emotivo e di ricostruzione dell’identità, mentre la scrittrice e poetessa María Isabel Dicent ha trasformato emozioni difficili in parole capaci di creare connessione tra i presenti.
Il percorso del Comites era iniziato settimane prima con l’evento “Breaking the Silence: Empowering Voices, Inspiring Change”, moderato sempre da Di Matteo e con la partecipazione di figure istituzionali come la giudice Jessica Earle Gargan, Daniela Castro del Lenox Hill Neighborhood House e Sara Martinez di Sanctuary for Families. Tra testimonianze video e domande dal pubblico, si è parlato di rifugi, sicurezza, educazione finanziaria e percorsi di autonomia. La giudice Gargan ha presentato casi che l’hanno profondamente colpita, ricordando quanto sia complesso per le donne denunciare e come alcune vittime abbiano testimoniato a favore dell’abuser per timore o minacce, ricevendo poi ripercussioni significative, sottolineando l’importanza di richiedere al primo segnale un ordine di protezione anche se non formalmente sposate e di segnalare alla polizia ogni comportamento sospetto che presagisca la violenza.
La chiusura dell’incontro ha lasciato un’eco profonda: “Le vecchie generazioni di donne restavano per i figli. Le nuove generazioni decidono di lasciare per i loro figli”, ha detto la giornalista Di Matteo. Interrompere la violenza significa scegliere la libertà, per sé e per chi verrà dopo.
Il Comites ha quindi deciso di continuare questo percorso nei prossimi mesi con nuovi incontri, strumenti e spazi sicuri. In una città immensa come New York, nessuna persona immigrata dovrebbe sentirsi sola. Perché, a volte, una donazione non finanzia semplicemente un evento: finanzia una via di fuga, un nuovo inizio, una vita salvata. (focus\aise)