I progressi della ricerca italiana

ROMA – focus/ aise – Trattamenti non invasivi che impiegano tecnologie nucleari per eliminare muffe e altri microrganismi da manufatti storici e documenti antichi. È quanto ENEA presenterà alla 69ª Conferenza Generale dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (IAEA), organismo dell’ONU per la cooperazione tecnico-scientifica nel campo nucleare, in programma a Vienna dal 15 al 19 settembre 2025.
“La nostra partecipazione alla Conferenza IAEA rappresenta un’importante occasione per valorizzare il contributo delle tecnologie nucleari per la tutela del patrimonio culturale, ma anche per la sicurezza ambientale ed alimentare e la medicina”, sottolinea Alessia Cemmi, ricercatrice del Dipartimento Nucleare dell’ENEA e responsabile del laboratorio facility di Irraggiamento Gamma “Calliope”. “L’obiettivo è contribuire alla definizione di linee guida condivise per lo sviluppo, la validazione e il controllo dei trattamenti con radiazioni ionizzanti applicati alla conservazione dei beni culturali, spesso minacciati da agenti biologici e ambientali”.
All’interno dell’impianto Calliope situato nel Centro Ricerche della Casaccia, vicino Roma, beni e documenti vengono esposti a radiazioni gamma che agiscono sul DNA di microrganismi e insetti infestanti, eliminandoli in modo efficace senza alterare l’integrità del manufatto. Oltre ai più recenti progressi raggiunti da Calliope, ENEA presenterà anche alcune delle attività dell’impianto a elettroni/raggi X REX, situato nel Centro di Ricerche di Frascati (Roma); entrambe le facility sono state riconosciute a livello europeo per l’eccellenza nel trattamento di materiali sensibili alle radiazioni.
“Si tratta di impianti unici in Europa che utilizzano le radiazioni ionizzanti, non distruttive e non invasive, sia per la tutela e conservazione dei beni culturali come libri, tessuti, pergamene e reperti archeologici, che per simulare ambienti ricchi di radiazioni come, ad esempio quello spaziale, e testare la resistenza di sistemi biologici, materiali e dispositivi”, spiega Cemmi.
Tra i risultati più recenti di Calliope, sarà illustrato l’irraggiamento gamma effettuato sulla riproduzione tridimensionale della mummia di Ramses II realizzata, per renderla accessibile anche attraverso il tatto, in occasione della mostra multisensoriale “La mummia di Ramses, il faraone immortale”, curata dal professor Lorenzo Nigro del Museo del Vicino Oriente, Egitto e Mediterraneo (Università Sapienza di Roma). Senza danneggiare i materiali e senza l’uso di sostanze chimiche, il trattamento ha consentito di eliminare muffe e microrganismi accumulatisi sulla superficie del modello a causa del contatto con il pubblico. Tra le altre attività sarà descritto anche il trattamento di numerosi documenti archivistici risalenti al XV secolo, provenienti dall’archivio dell’Abbazia di Montecassino e di materiali in pergamena, legno, lapidei compositi, come cuoio, colle, pigmenti, metalli, pietre dure, matrici vetrose e madreperla.
Un team internazionale di ricercatori guidato da Fabio Mammano, docente al Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università di Padova e associato con incarico di ricerca all’Istituto di biochimica e biologia cellulare del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibbc) Cnr, ha sviluppato una nuova terapia a base di anticorpi che si è dimostrata efficace nel rallentare la crescita del glioblastoma, la forma più aggressiva di tumore cerebrale negli adulti, con una sopravvivenza media dopo la diagnosi inferiore ai 15 mesi.
Oltre a ostacolare la progressione tumorale, il trattamento riduce anche l’iperattività neuronale causata dal tumore, una condizione spesso associata a crisi epilettiche nei pazienti. Il glioblastoma è notoriamente difficile da trattare.
In questo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Cell Communication and Signaling, i ricercatori hanno mirato a un bersaglio molecolare preciso: i canali emisomici delle connessine (connexin hemichannels), che nei tumori sono iperattivi e rilasciano segnali pro-tumorali come ATP (Adenosin Trifosfato, una molecola energetica essenziale per la crescita e la proliferazione delle cellule) e glutammato. Utilizzando colture cellulari derivate da pazienti e un modello murino rappresentativo della malattia, i ricercatori hanno testato un anticorpo monoclonale chiamato abEC1.1, in grado di bloccare selettivamente alcune connessine (Cx26, Cx30 e Cx32). I risultati sono stati: riduzione della migrazione e dell’invasività delle cellule tumorali; inibizione del rilascio di ATP e glutammato; riduzione significativa del volume tumorale e aumento della sopravvivenza nei topi; normalizzazione dell’attività sinaptica anomala indotta dal tumore.
“È la prima volta che un anticorpo terapeutico si dimostra capace di contrastare contemporaneamente la crescita del glioblastoma e l’iperattività neuronale che il tumore induce nei tessuti circostanti”, spiega Mammano (università di Padova e Cnr-Ibbc). “Questo approccio apre la strada a nuove strategie terapeutiche che mirano non solo alle cellule tumorali, ma anche alle loro interazioni patologiche con l’ambiente cerebrale”.
“Con questo studio abbiamo chiaramente evidenziato l’importanza di contrastare specificamente i componenti molecolari che attivano e rafforzano la comunicazione tra le cellule tumorali ed il tessuto circostante, alimentando la proliferazione incontrollata del glioblastoma”, aggiunge Daniela Marazziti, ricercatrice del Cnr-Ibbc e coautrice del lavoro.
L’anticorpo è stato somministrato sia come proteina purificata sia tramite terapia genica con vettori virali AAV (virus adeno-associati), una modalità che potrebbe consentire effetti terapeutici duraturi con una sola somministrazione. Lo studio rafforza l’idea che i canali emisomici delle connessine siano un bersaglio farmacologico promettente per il trattamento del glioblastoma.
La tecnologia è oggetto di brevetto in contitolarità tra l’Università di Padova, il Cnr, l’Università degli Studi di Milano e la ShanghaiTech University. La ricerca è stata condotta in collaborazione con istituzioni accademiche in Italia e Cina ed è stata finanziata da Ministero dell’Università e della Ricerca (PRIN), Fondazione Cariparo, Fondazione Giovanni Celeghin, ShanghaiTech University e Fondazione Umberto Veronesi. (focus\aise)