Italiani nel mondo e dove trovarli

ROMA – focus/ aise – La Svizzera rappresenta un esempio unico di convivenza tra diverse lingue e culture. Tra tedesco, francese, italiano e romancio, la promozione della lingua italiana assume un ruolo fondamentale per garantire l’equilibrio culturale e sociale del Paese. In questo contesto, l’italiano non è solo una delle lingue ufficiali, ma anche un ponte tra la Svizzera e l’Italia; un elemento identitario soprattutto per il Canton Ticino e alcune aree dei Grigioni, ma anche per la nutrita (e maggioritaria) “diaspora” italofona che risiede oltre Gottardo.
È in questo contesto che il Forum per l’italiano in Svizzera ha deciso di promuovere, in collaborazione con gli Istituti universitari di italianistica e altri enti attivi sul territorio, quattro eventi in altrettante città svizzere, sotto il cappello “Italiano in comune. La Svizzera parla italiano”, che si svolgeranno il 9 ottobre, due appuntamenti il 13 novembre, e il 18 novembre. Quattro incontri pubblici, dopo l’anteprima svoltasi lo scorso agosto a Locarno durante il Festival del Film, che affronteranno, partendo da spunti e impostazioni diverse, il ruolo della lingua italiana nei vari settori della realtà elvetica, scolastica e culturale in primis.
Gli eventi promuoveranno l’italiano, il ché, secondo gli organizzatori, significa investire in coesione sociale e dialogo interculturale. Alcune opportunità concrete per il futuro includono infatti rafforzare la presenza dell’italiano nei media nazionali e nelle comunicazioni ufficiali federali; ampliare le offerte formative per lo studio dell’italiano nelle scuole fuori dal Ticino; sostenere progetti innovativi che coinvolgano giovani, nuove tecnologie e scambi internazionali; favorire la collaborazione con il resto della Confederazione e con l’Italia per scambi accademici, culturali ed economici.
Il primo incontro si terrà a Berna giovedì prossimo, 9 ottobre, all’Alte Feuerwehr Viktoria, con inizio ore 18.45 e la presentazione del lbro “Cinquecento anni di rabbia. Rivolte e mezzi di comunicazione da Gutenberg a Capitol Hill”, di Francesco Filippi, che sarà presente. Ad organizzare l’evento il Forum per l’italiano in Svizzera, l’Università di Berna e Pecore Ribelli.
Secondo appuntamento a Lugano, giovedì 13 novembre, all’Auditorium dell’Università della Svizzera Italiana, dalle 18.30 alle 20, con “La lingua italiana in Svizzera: una ricchezza minacciata”. Un incontro-dibattito con Stefano Prandi, direttore dell’Istituto di studi italiani dell’USI, Lorenzo Erroi, responsabile del Dipartimento Cultura e Società della RSI, e Fabio Pusterla, poeta, traduttore e critico letterario. A moderare l’incontro Aldo Bertagni, giornalista, coordinatore del Forum per l’italiano in Svizzera. A organizzare con il Forum per l’italiano in Svizzera ci sarà l’Università della Svizzera Italiana.
Sempre il 13 novembre, ma a Basilea, all’Università cittadina dalle 18.30 alle 20, sarà la volta di “Fare senza non si può. Vite in italiano nella Svizzera tedesca”. Risponderanno nove cittadini, di diversa estrazione professionale e sociale, tramite nove micro-interviste. A coordinare i lavori Filippo Pecorari dell’Università di Basilea, mentre a organizzare sempre insieme al Forum per l’italiano in Svizzera, l’Istituto d’italianistica dell’Università di Basilea.
Basilea e Lugano saranno anche collegate durante l’evento, in modo da creare un ponte simbolico fra il sud e il nord del Paese.
Infine Friburgo, il 18 novembre, alla Biblioteca cantonale e universitaria (BCU) dalle 18.30 alle 20. Titolo: “Leggere in italiano a Friburgo”. Una tavola rotonda con Yari Bernasconi, poeta e giornalista; Patrizia Bruno della BCU; Sara Giacomini dell’Università di Friburgo; Sara Lonati della BCU e Maria Luisa Minelli della Società Dante Alighieri. Coordina Uberto Motta, professore di Letteratura italiana all’Università di Friburgo. A organizzano con il Forum per l’italiano in Svizzera, la Biblioteca cantonale e universitaria e il Dipartimento di italiano dell’Università di Friburgo.
A Palazzo Ferro Fini, sede del Consiglio regionale veneto, il consigliere Roberto Bet (Lega- LV) ha presentato il 2 ottobre, le iniziative messe in campo dall’associazione “Trevisani nel mondo”, che ha alle spalle più di cinquant’anni di attività per rinsaldare il legame tra il Veneto e le comunità venete nel mondo e mantenere viva la memoria della nostra emigrazione. Alla presenza del presidente dell’associazione, Franco Conte, e del coordinatore Marco Chiarelli, Bet ha introdotto la conferenza stampa ricordando che “l’associazione Trevisani nel mondo, fondata nel 1973, valorizza e racconta la storia della nostra emigrazione, portando avanti diverse iniziative e progetti di elevata portata culturale, per rafforzare e mantenere vivi i legami tra il Veneto e le sue numerose comunità nel mondo. Il Veneto ha conosciuto tre ondate migratorie: la prima, a fine Ottocento, e in seguito dopo la Prima e la Seconda guerra mondiale, a causa dell’impoverimento e della crisi economica dovuti proprio ai conflitti bellici. Soprattutto i nostri giovani furono costretti a cercare altrove migliori condizioni di vita, caratterizzandosi e facendosi apprezzare per la grande voglia e la capacità di lavorare, nel pieno rispetto delle regole proprie delle società ospitanti”.
“I nostri migranti – ha sottolineato Bet – hanno contribuito alla crescita di città e allo sviluppo dei paesi che li hanno accolti. Ora c’è un legame fortissimo tra il nostro Veneto e l’altro Veneto che vive e lavora all’estero, un filo che ci unisce che l’associazione ‘Trevisani nel mondo’ vuole rinsaldare con diverse iniziative che valorizzano le nostre tradizioni, la nostra cultura, la nostra lingua, le nostre eccellenze enogastronomiche. L’associazione ha anche preservato un calendario storico, tra i più antichi d’Italia: lo ‘Schieson Trevisan’, che non è semplicemente un elenco di giorni e di santi, ma è un racconto, in lingua veneta, del tempo e delle storie che parlano del nostro territorio. Ed è importante che le nuove generazioni conoscano e riflettano intorno all’epopea della nostra emigrazione. Credo soprattutto che la Regione possa farsi promotrice, proprio in collaborazione con l’associazione ‘Trevisani nel mondo’, di intese con i Paesi di emigrazione veneta per favorire il rientro dei figli e dei nipoti dei nostri migranti che vogliono lavorare da noi. Sarebbe per il Veneto una grande opportunità da cogliere per avvalersi di professionalità che hanno le nostre stesse radici, la nostra stessa cultura”.
Il presidente Conte, dal canto suo, ha spiegato che “l’associazione è nata nel 1973 con un duplice scopo: favorire il reinserimento degli ex migranti e fare da ponte tra chi era rimasto e chi era partito. Tre anni fa abbiamo rinnovato il nostro statuto e la nostra mission, attualizzandola: seguiamo la nuova migrazione, perché ci sono ancora tanti giovani che decidono di partire, sia pur mossi da ragioni diverse e incontrando minori difficoltà; tuttavia, il rischio, ora come allora, è lo stesso: perdere i legami con la terra d’origine e noi siamo impegnati affinché questo filo che ci unisce non venga mai spezzato. Inoltre, stiamo portando avanti progetti, anche in collaborazione con le Camere di commercio, in Italia e all’estero, per favorire il ritorno dei discendenti dei nostri migranti che hanno voglia di lavorare in Veneto e che, in questo modo, potrebbero coprire le necessità che oggi hanno tante imprese del territorio, in difficoltà nel reperire personale preparato. Il nostro impegno è anche perpetuare la memoria dell’emigrazione, con mostre itineranti e il coinvolgimento delle scuole. Vogliamo guardare al futuro conservando intatte le nostre radici, soprattutto quelle dei nostri migranti che, sia pure lontani, sono attaccati al Veneto in modo molto stretto”.
Marco Chiarelli, coordinatore dell’associazione, ha illustrato “le tante iniziative portate avanti nelle scuole, per spiegare ai più giovani l’emigrazione veneta e le innumerevoli storie di emigrazione. Abbiamo utilizzato un laboratorio di fumetto, al quale hanno collaborato trevigiani. Il nostro impegno nasce dallo spirito e dall’insegnamento che ci ha lasciato il fondatore, don Canuto Toso. Ricordo anche la nostra rivista e la festa annuale ‘Cansiglio Day’, che si svolge nella piana del Cansiglio l’ultima domenica di luglio. Un altro importante progetto è focalizzato sulle grandi bonifiche fatte dai Veneti, ad esempio nell’Agro Pontino, ad Arborea e in Puglia, partendo dalle testimonianze fotografiche che portiamo nelle scuole e che abbiamo digitalizzato”. (focus\aise)